Guerra entomologica

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La guerra entomologica o EW (abbreviazione dall'inglese entomological warfare) è un tipo di guerra non convenzionale ove s'impiegano particolari specie di insetti a scopo tattico e strategico. Il concetto esiste da secoli, e diverse nazioni sono state accusate di aver creato programmi appositi per la realizzazione di tattiche di guerra entomologica o di averne fatto uso nel corso di conflitti.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Con guerra entomologica si intende un particolare sottogenere della guerra biologica[1], nella quale gli insetti sono usati come arma per attacchi diretti o come vettori per il trasporto di agenti biologici, come peste o colera, sostanze chimiche o radiologiche[2]. In grossa sostanza, l'EW si differenzia in tre categorie[3]: utilizzo degli insetti come mezzo di spargimento di agenti patogeni in specifiche aree[4], utilizzo degli insetti come vettore per infettare qualsiasi entità vivente (uomini o animali) nell'area di azione, utilizzo dell'insetto a scopo strategico per la rovina di aree agricole o coltivabili.[4] Un altro metodo, il più convenzionale, è quello di usare insetti non infetti, ad esempio api, per attaccare frontalmente il nemico.[3] L'efficacia è inoltre aumentata da un effetto psicologico[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'assedio di Kaffa è sicuramente il primo caso di guerra biologica, in questo caso anche guerra entomologica della storia. Le pulci erano il vettore della peste con cui hanno contagiato la città assediata[1]

Seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Italia[modifica | modifica wikitesto]

In Italia un noto utilizzo della EW si può riscontrare nella seconda Guerra Mondiale, la strategia è stata allagare nuovamente la pianura Pontina (agro pontino) per far ammalare il nemico di malaria con le malattie trasmesse da zanzare e rallentarlo costringendolo ad evitare le zone allagate.[5]

Francia[modifica | modifica wikitesto]

L'implicazione della Francia nel perseguimento di programmi di guerra entomologica nel corso della seconda guerra mondiale è noto ai più. Come analizzato dai rivali tedeschi, i tecnici francesi arrivarono a constatare il possibile ingaggio in guerra della dorifora della patata come arma contro le colture della Germania. Nel 1939 furono eseguiti i primi esperimenti volti a verificarne l'efficacia.[6][7]

Germania[modifica | modifica wikitesto]

Giappone[modifica | modifica wikitesto]

Il Giappone fu senza dubbio la nazione che più si avvalse delle proprietà avanzate nel settore entomologico militare per utilizzare insetti a scopo di infezione su masse di popolazione in territorio cinese durante la seconda guerra mondiale attraverso l'apposita Unità 731. Furono utilizzate alcune pulci infettate da peste e colera per infettare quante più persone cinesi possibile nascoste in bombe apposite, sparse via aerea attraverso voli a bassa quota effettuati dall'esercito nipponico.[7][8]

Secondo alcune stime le persone morte da malattie provocate dall'attacco entomologico in Cina vanno dalle 440.000[7] alle 500.000[8][9].

Regno Unito[modifica | modifica wikitesto]

Dopo che lo scienziato inglese J.B.S. Haldane espresse il proprio parere secondo cui il Regno Unito e la Germania fossero nazioni vulnerabili ad azioni di guerra entomologica, nel 1942 gli Stati Uniti inviarono ai propri alleati anglosassoni una spedizione di 15.000 dorifore della patata per studiarle come arma per la guerra.[6][10]

Guerra fredda[modifica | modifica wikitesto]

Stati Uniti[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Operazione May Day e Operazione Drop Kick.

Unione Sovietica[modifica | modifica wikitesto]

Bioterrorismo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Bioterrorismo.

Gli insetti possono essere utilizzati per finalità terroristiche, quali possono essere ad esempio [2]:

  • l'attacco a un esercito;
  • l'attacco a uno o più raccolti e riserve boschive (agroterrorismo);
  • l'infezione di animali (con la prospettiva di provocare epidemie) e di persone;
  • la conduzione di terrorismo psicologico;

I bersagli strategici di questa categoria di attacchi bioterroristici possono anche essere le reti di trasporto, gli ospedali e le infrastrutture per la sicurezza, e prevederli, prevenirli e contrastarli non è semplice, in ragione della scarsa percezione del rischio entomologico che caratterizza le società e i loro decisori.

Stato legale[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Peterson, R.K.D. "The Role of Insects as a Biological Weapon Archiviato il 5 luglio 2008 in Internet Archive.", Department of Entomology, Montana State University, notes based on seminar, 1990, accessed December 25, 2008.
  2. ^ a b Marco Serale, Zelinotti Luca, Guerra Entomologica, in 4th International CBRNe Workshop – Rome, 8th November 2018, DOI:10.13140/RG.2.2.18047.05281.
  3. ^ a b Lockwood, Jeffrey A. Six-legged Soldiers: Using Insects as Weapons of War, Oxford University Press, USA, 2008, pp. 9–26, (ISBN 0-19-533305-5).
  4. ^ a b "An Introduction to Biological Weapons, Their Prohibition, and the Relationship to Biosafety Archiviato il 12 maggio 2013 in Internet Archive.", The Sunshine Project, April 2002, accessed December 25, 2008.
  5. ^ Sergio Sabbatani, La reintroduzione della malaria nell’Agro Pontino e a Cassino sul finire della II Guerra Mondiale. Guerra biologica o tattica di guerra totale?, in Le Infezioni in Medicina, n. 4, 320-342, 2013.
  6. ^ a b Croddy, Eric and Wirtz, James J. Weapons of Mass Destruction: An Encyclopedia of Worldwide Policy, Technology, and History, (Google Books), ABC-CLIO, 2005, p. 304, (ISBN 1-85109-490-3).
  7. ^ a b c Lockwood, Jeffrey A. "Bug Bomb", Boston Globe, October 21, 2007, accessed December 23, 2008.
  8. ^ a b Lockwood, Jeffrey A. "Six-legged soldiers Archiviato il 22 maggio 2010 in Internet Archive.", The Scientist, October 24, 2008, accessed December 23, 2008.
  9. ^ Novick, Lloyd and Marr, John S. Public Health Issues Disaster Preparedness, (Google Books), Jones & Bartlett Publishers, 2001, p. 87, (ISBN 0-7637-2500-5).
  10. ^ Heather, Neil W. and Hallman, Guy J. Pest Management and Phytosanitary Trade Barriers ([Google Books]), CABI, 2008, pp. 17–18, (ISBN 1-84593-343-5).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]