Guanín

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Il Guanín è una lega di rame, oro e argento, simile all'oro rosso, usata nella metallurgia dell'America centrale precolombiana.[1] Il nome guanín è tratto dal linguaggio del popolo Taíno, che la stimava per il suo colore rossastro, la brillante lucentezza e l'odore unico, e l'associava al potere sia terrestre che soprannaturale.[2][3] Era anche nota come taguagua, e nell'America meridionale come tumbaga.[2][4] Gli spagnoli la chiamavano "oro basso", distinguendolo da oggetti d'oro realizzati con una purezza più elevata.[5]

Campioni di "guanín" sono stati trovati in tutta l'America centrale, a indicare una grande quantità di scambi e di interazioni tra le molte culture che vivevano nell'area.[6][7] Il guanín era usato per creare e decorare una varietà di oggetti, tra cui figurine umane e animali usando la fusione a cera persa, e medaglioni realizzati a mano indicati anche come guanín .[7]

Composizione e caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Il guanín è composto da rame, oro e argento. I saggiatori reali spagnoli, nel 1498, scoprirono che i campioni di "guanín" inviati da Cristoforo Colombo erano costituiti da 18 parti di oro, 6 di argento e 8 di rame, per un totale di 32 parti.[8][9] Ciò equivale a circa il 56% di oro, il 18% d'argento e il 25% di rame. Analisi moderne hanno dimostrato che i livelli di rame nel guanín sono costantemente più elevati, superiori al 25%, il che indica che per la creazione della lega è stato necessario utilizzare la fusione ad alta temperatura.[9]

Il brillante splendore del "guanín" lucido era una parte determinate della sua importanza per i Taíno, che apprezzavano una "estetica di brillantezza" che associava gli oggetti luminosi o riflettenti la luce con l'energia spirituale. Si pensava che quest'energia avesse "qualità curative ed energizzanti", che a loro volta erano associate alla fertilità e all'elevato stato sociale.[10] L'associazione tra luce e potere era talmente forte che alcuni capi portavano il nome del materiale, come il capo Taíno Behechio, che aveva l'epiteto di Tureywa Hobin, "re abbagliante e celestiale come il guanín".[10]

I Taíno consideravano l'odore del "guanín" come una parte importante della sua attrazione. Era simile a quello della pianta che chiamavano taguagua, che era ben nota per il suo forte odore. È stato suggerito che questo nome si riferisca alla pianta "guanina" a fiore d'oro, che è identificata come "Senna occidentalis" nella moderna tassonomia.[2][11] Quando gli spagnoli introdussero l'ottone nei Caraibi, i Taíno lo trattarono come prezioso e sacro, una valutazione basata almeno in parte sulla somiglianza dell'odore a quello del "guanín".[10]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il "guanín" è stato utilizzato nel bacino caraibico almeno dal I secolo, se non prima. I pezzi provenienti dal centro Ande sono stati datati all'incirca a quel periodo, e fogli di guanín trovati a Porto Rico sono stati considerati, con la datazione al radiocarbonio, realizzati tra il 70 e il 374.[7]

Il giornale di bordo realizzato da Bartolomé de Las Casas durante il terzo viaggio di Cristoforo Colombo, nel 1498, scrisse che Colombo aveva appreso, da popolazioni locali, che "erano venuti a Hispaniola, da sud e da sud-est, un popolo nero che aveva le punte delle lance fatte di un metallo che chiamavano "guanín".[8]

Un decreto reale del 1501 rese illegale la vendita di "guanín" a Hispaniola. Durante gli anni 1520, a volte veniva usato come valuta alternativa quando le monete scarseggiavano. Fu usato per acquistare schiavi indigeni nel nord dell'America meridionale durante questo periodo.[6]

Usi[modifica | modifica wikitesto]

I Taíno usarono la lega principalmente per produrre medaglioni cerimoniali martellati che venivano anche chiamati "guanín".[7] Questi medaglioni simboleggiavano il potere sociale e politico del "cacicco", o capo, e venivano scambiati per celebrare occasioni di importanza sociale come matrimoni, alleanze e visite tra le élite sociali..[12] In particolare, lo scambio di oggetti "guanín" durante i rituali matrimoniali era associato a miti relativi al genere, alla creazione e al rinnovamento della società.[12] Il guanín era anche usato per decorare maschere di elevato valore sociale ("guaiza").[13]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Marcos Martinón-Torres, Roberto Valcárcel Rojas, Juanita Sáenz Samper e María Filomena Guerra, Metallic encounters in Cuba: The technology, exchange and meaning of metals before and after Columbus, in Journal of Anthropological Archaeology, vol. 31, n. 4, 28 maggio 2012, pp. 439-454, DOI:10.1016/j.jaa.2012.03.006. URL consultato il 24 aprile 2017.
  2. ^ a b c Nicholas J. Saunders, "Catching the Light": Technologies of Power and Enchantment in Pre-Columbian Goldworking, in Gold and power in ancient Costa Rica, Panama, and Colombia: A Symposium at Dumbarton Oaks, 9-10 Oct 1999, p. 25. URL consultato il 5 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 5 gennaio 2019). Ospitato su Dumbarton Oaks Research Library Collection.
  3. ^ Hugh Aldersey-Williams, El Dorado, in Periodic Tables: A Cultural History of the Elements, from Arsenic to Zinc, 2011, pp. 20-21, ISBN 978-0-06-182473-9.
  4. ^ A. R. Willcox, Pre-Columbian Intercourse between the Old World and the New: Considered from Africa, in The South African Archaeological Bulletin, vol. 30, n. 117/118, 1975, pp. 19-22, DOI:10.2307/3888045, JSTOR 3888045.
  5. ^ Eugenia Ibarra, Gold in the Everyday Lives of Indigenous Peoples of Sixteenth-Century Southern Central America, in Gold and power in ancient Costa Rica, Panama, and Colombia: A Symposium at Dumbarton Oaks, 9-10 Oct 1999, p. 385. URL consultato il 5 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 5 gennaio 2019). Ospitato su Dumbarton Oaks Research Library Collection.
  6. ^ a b (EN) William F. Keegan, Corinne L. Hofman e Reniel Rodriguez Ramos, The Oxford Handbook of Caribbean Archaeology, OUP USA, 21 marzo 2013, p. 508, ISBN 978-0-19-539230-2.
  7. ^ a b c d (EN) The guanin, sacred symbol - Caribbean | EnciclopediaPR, su enciclopediapr.org. URL consultato il 15 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 15 novembre 2017).
  8. ^ a b Julius E. Olson e Edward Gaylord Bourne (a cura di), The Northmen, Columbus and Cabot, 985-1503, New York City, Charles Scribner’s Sons, 1906. Ospitato su Project Gutenberg.
  9. ^ a b Keegan e Hofman, p. 516.
  10. ^ a b c (EN) Nicholas J. Saunders, The Peoples of the Caribbean: An Encyclopedia of Archeology and Traditional Culture, ABC-CLIO, 2005, p. 115, ISBN 978-1-57607-701-6.
  11. ^ (EN) John H. Wiersema e Blanca León, World Economic Plants: A Standard Reference, Second Edition, CRC Press, 19 aprile 2016, p. 630, ISBN 978-1-4665-7681-0.
  12. ^ a b Astrid Steverlynck, Amerindian Amazons: Women, Exchange, and the Origins of Society, in The Journal of the Royal Anthropological Institute, vol. 14, n. 3, Sep 2008, pp. 572-589, JSTOR 20203686.
  13. ^ Angus A. A. Mol, The gift of the "face of the living shell": shell faces as social valuables in the Caribbean late ceramic age, in Journal de la Société des américanistes, vol. 97, n. 2, 2011, pp. 7-43, JSTOR 24606644.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]