Giuseppe Vaccari

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Giuseppe Vaccari
NascitaMontebello Vicentino, 2 febbraio 1866
MorteMilano, 6 settembre 1937
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
Armafanteria
CorpoBersaglieri
Specialitàbersaglieri
Anni di servizio1883-1932
Gradogenerale di corpo d'armata
Guerreguerra italo turca
1ª guerra mondiale
Campagnecampagna di Libia
BattaglieIX battaglia dell'Isonzo
X battaglia dell’Isonzo
battaglia di Caporetto
battaglia del solstizio
battaglia di Vittorio Veneto
voci di militari presenti su Wikipedia
Giuseppe Vaccari

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato22 dicembre 1928 –
6 settembre 1937
Incarichi parlamentari
  • Membro della Commissione per il giudizio dell'Alta Corte di Giustizia (2 luglio 1932-19 gennaio 1934 e 1º maggio 1934-6 settembre 1937)
Sito istituzionale

Dati generali
Titolo di studioScuola militare
ProfessioneMilitare di carriera (Esercito)

Giuseppe Vaccari (Montebello Vicentino, 2 febbraio 1866Milano, 6 settembre 1937) è stato un militare e politico italiano decorato con la Medaglia d'Oro al Valor Militare.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Gli esordi e la guerra di Libia[modifica | modifica wikitesto]

Giuseppe Vaccari nasce ad Montebello Vicentino nel 1866. Iscrittosi nel 1883 alla Scuola militare, ne uscì col grado di sottotenente del 1º Reggimento bersaglieri. Promosso tenente nel 1888 venne trasferito alla Scuola di applicazione della fanteria, a Parma, dove fu membro della commissione incaricata di scegliere le nuove dotazioni di armi portatili per la fanteria, commissione che avrebbe poi individuato il fucile Mannlicher-Carcano modello 1891.

Fino al 1892, nonostante la giovane età, tenne l'insegnamento del tiro scientifico nella suddetta accademia per poi trasferirsi l'anno scuccessivo alla Scuola di guerra dell'esercito a Torino. Nel 1898 venne promosso capitano e nel 1901 venne trasferito all'Accademia navale di Livorno dove insegnò arte militare. Nel 1909 venne trasferito al comando del presidio militare di Venezia e nel 1910 fu promosso maggiore.

Ormai quarantaseienne, privo di una concreta esperienza sul campo, volle fermmente prendere parte alla guerra italo-turca[1]. Partì in qualità di addetto al comando del corpo di stato maggiore del distaccamento di truppe agli ordini del generale Vittorio Camerana, che si apprestava a conquistare Misurata. Per aver partecipato alla conquista della città libica venne decorato con medaglia d’argento al valor militare.

Rientrato in Italia nel 1913, fu promosso tenente colonnello e il 10 luglio dello stesso anno tornò al fronte, come capo dell’Ufficio politico-militare presso il comando del corpo di spedizione di Bengasi. Volendo però partecipare attivamente alle operazioni, seguì sempre da vicino le truppe al fronte, aggregandosi alle colonne operanti nell’interno della Cirenaica. A Tecnis si guadagnò un encomio solenne (4 giugno 1914). Fu inoltre decorato con la croce di cavaliere nell’Ordine militare di Savoia per aver preso parte come comandante di reparti a numerose azioni, tra cui i combattimenti di Beda-Fomm, Langal e Gheifat.
Nel 1915, con l’Italia già impegnata nel primo conflitto mondiale, su ordine del ministro delle Colonie Gaspare Colosimo, Vaccari fu trasferito dalla Cirenaica in Tripolitania. Lo stesso anno venne promosso colonnello.

Il 2 luglio 1916 rientrò in Italia.

La prima guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Durante la prima guerra mondiale Vaccari comandò la brigata "Parma", dislocata nei pressi di Cortina d'Ampezzo, dal 7 al 9 luglio 1916, per poi passare al comando della brigata "Barletta", schierata in quel momento presso l’altopiano dei Sette Comuni e decimata da gravissime perdite. Il motivo di questo rapido cambiamento nei comandi sta nelle richieste dello stesso Vaccari che chiese ed ottenne dal generale Guglielmo Pecori Giraldi, comandante della 1ª Armata, di avere il comando di una brigata più vicina al fronte.

Nonostante lo stato di disorganizzazione e demoralizzazione in cui versavano le sue truppe, con grande disciplina e in poco tempo riuscì a riorganizzare i reparti e ridare piena efficienza bellica ai reggimenti, dimostrando notevoli capacità[2]. In autunno la brigata fu trasferita nel Carso dove Vaccari partecipò alla nona battaglia dell'Isonzo con brillanti risultati, che gli valsero una medaglia d’argento al valor militare sul campo.

La successiva primavera partecipò alla decima battaglia dell'Isonzo, in seguito alla quale la brigata "Barletta", duramente provata dagli scontri, venne trasferita per essere riorganizzata. Vaccari, promosso maggiore generale per merito di guerra, divenne sottocapo di stato maggiore presso la 3ª Armata. Qui, tra ottobre e novembre del 1917, collaborò col suo comandante Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta nella gestione della ritirata dal Carso al Piave in seguito alla rotta di Caporetto, assumendo dal 30 novembre la carica di Capo di stato maggiore.

Il 1º aprile 1918 assunse il comando del XXII corpo d’armata con sede a Vicenza, con cui prese parte alla battaglia di Vittorio Veneto, con l’obiettivo di attraversare il Piave attestandosi sulla piana di Sernaglia. Riuscito nell'intento, rimase isolato sulla sponda opposta del Piave, ma fu capace di sostenere la controffensiva nemica. Per la condotta tenuta sul Carso fu decorato con la medaglia d’oro al valor militare.

Gli ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]

Nel febbraio del 1919 Vaccari lasciò il comando del XXII corpo d’armata e l’anno seguente venne nominato dal generale Pietro Badoglio sottocapo di stato maggiore dell’esercito e, il 3 febbraio 1921, divenne capo di stato maggiore del Regio Esercito. Rimase in carica fino al 1º maggio 1923, quando venne succeduto da Giuseppe Francesco Ferrari. Dal 26 ottobre 1921 al 9 gennaio 1922 fu inoltre capo della missione militare italiana alla conferenza navale di Washington per il disarmo.

Il 1º maggio 1923 fu promosso generale di corpo d'armata e venne destinato al comando del corpo d’armata di Trieste e, dal 1925, di Roma. Il 21 gennaio 1932 dovette ritirarsi dall'attività militare, venendo collocato in posizione ausiliaria per raggiunti limiti di età.

Nominato Senatore del regno nel 1928, gli venne conferito dal re il titolo di conte nel 1936.

Fu rettore dell'Accademia Olimpica dal 1933 al 1937, presidente della casa automobilistica Isotta Fraschini e presidente della commissione per il costituendo Museo del Risorgimento e della Resistenza di Vicenza.

Il 31 agosto 1937 gli fu diagnosticata una stenosi duodenale, per la quale venne operato in una clinica milanese, dove morì in seguito a complicazioni il 6 settembre 1937.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
Grande ufficiale dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Di fronte ad una gravissima e minacciosa situazione verificatasi nel settore del Corpo d'Armata ai suoi ordini, lasciato il suo posto di comando, si portava risolutamente tra le oscillanti ondate delle fanterie ed infiammandole con la vibrata parola ed il fulgido esempio del più sereno sprezzo del pericolo, le lanciava ad impetuoso attacco contro il nemico, già imbaldanzito, risolvendo col suo personale intervento ed a favore delle nostre armi le sorti dell'aspra giornata. In una precedente circostanza, comandante di una brigata, dopo aver condotto due volte brillantemente le proprie truppe alla conquista dell'obiettivo assegnatogli, in un momento critico del ripiegamento interveniva prontamente ed energicamente coi mezzi a disposizione, fermando e riconducendo al combattimento militari dispersi e fuggiaschi al grido: "Viva l'Italia!". Montello, 19 giugno 1918 - Castagnevizza, 23-24 maggio 1917
— Decreto Luogotenenziale 25 agosto 1919[4]
Medaglia d'argento al valore militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'argento al valore militare - nastrino per uniforme ordinaria
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Gran cordone dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Grande ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Gran cordone dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine coloniale della Stella d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Grande ufficiale dell'Ordine coloniale della Stella d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Croce d'oro per anzianità di servizio - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra italo-turca - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra 1915-1918 - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia interalleata della Vittoria - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia mauriziana al merito militare di dieci lustri - nastrino per uniforme ordinaria
immagine del nastrino non ancora presente
— 4 giugno 1914

Onorificenze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di III classe dell'Ordine reale della Corona di Prussia (Regno di Prussia) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pieropan 1989, p. 67.
  2. ^ Gen. Giuseppe Paolini, Proposta di promozione straordinaria per merito di guerra del col. brig. Vaccari, 8 novembre 1916.
  3. ^ a b c d Giuseppe Vaccari, su quirinale.it.
  4. ^ Giuseppe Vaccari, su quirinale.it.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d'oro al Valor Militare 1918, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 100.
  • Giovanni Cecini, Generali in trincea, Roma, Edizioni Chillemi, 2017.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1918. L’anno della gloria: Dalla battaglia d'arresto, alla battaglia del Solstizio, alla vittoria, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.
  • Gianni Pieropan, Il generale Giuseppe Vaccari (1866-1937), Montebello Vicentino, Comune di Montebello Vicentino, 1989.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Capo del Corpo di stato maggiore e del Servizio di stato maggiore del Regio Esercito Successore
Pietro Badoglio 3 febbraio 1921 - 16 gennaio 1923 se stesso
Predecessore Capo dello Stato maggiore centrale del Regio Esercito Successore
se stesso 16 gennaio 1923 - 1º maggio 1923 Giuseppe Francesco Ferrari