Giovanni Bonomi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Giovanni Bonomi
NascitaBrissago, 19 dicembre 1866
MorteOslavia, 6 agosto 1916
Cause della morteMorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Reparto1º Reggimento alpini
Anni di servizio1907-1946
GradoCaporale maggiore
GuerrePrima guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
BattaglieSesta battaglia dell'Isonzo
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1915 al 1916[1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Giovanni Bonomi (Brissago, 19 dicembre 1866Oslavia, 6 agosto 1916) è stato un militare italiano insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale[2].

Biogragia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Brissago, provincia di Como, il 19 dicembre 1886, figlio di Policarpo e di Felicita Palazzi, all'interno di una famiglia di operai.[3][4] Per ragioni lavorative emigrò in Svizzera in giovane età, rientrando in Italia nel 1907 al fine di espletare il servizio militare di leva nel Regio Esercito.[3]

Assegnato in servizio all'87° Reggimento fanteria, fu trasferito al 65°, dove fu promosso caporale e posto poi in congedo nel settembre 1909 presso il 67° Reggimento.[3] Ritornato in Svizzera dopo la morte del padre, vi lavorò come muratore.[3] Allo scoppio della guerra con l'Impero austro-ungarico, il 24 maggio 1915, rientrò subito in Patria per arruolarsi nell'esercito.[3] Nel settembre 1915 fu assegnato al 206° Reggimento fanteria della neocostituita brigata Lambro, raggiungendo il suo reggimento al fronte sull'altipiano di Asiago.[3] In servizio presso il III Battaglione si distinse in azione, venendo promosso caporale maggiore per merito di guerra nel giugno 1916.[3] Il III Battaglione fu trasferito poi sul fronte della 3ª Armata poco prima dell'inizio della sesta battaglia dell'Isonzo che portò alla conquista di Gorizia.[4] Il 2 agosto il battaglione era posizionato al Lenzuolo bianco, tra il torrente Peumica e il vallone dell'Acqua.[3] L'attacco fu lanciato il 6 agosto e il III battaglione oltrepassò di slancio le trincee di Lenzuolo bianco e si diresse verso la quota 188 a nord-est di Oslavia.[4] L'attacco si disperse nel groviglio delle trincee e dei camminamenti ed egli, accortosi di mitragliatrice posta all'entrata di una caverna che sparava sul terreno davanti ad essa, seguito dai pochi uomini della sua squadra ancora vivi, attaccò la postazione uccidendone i serventi.[4] Girata l'arma verso la caverna costrinse l'intero presidio ad arrendersi.[4] Poco dopo cadde colpito a morte nell'attacco finale alla vetta di quota 188.[4] Con motu proprio del 26 ottobre 1916 re Vittorio Emanuele III lo insignì della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[4]

Alla sua famiglia venne inviato da parte dell’associazione “Premio al valore”, un premio da mille lire.[N 1]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Alla testa di un gruppo di animosi, per primo si slanciava contro una caverna il cui imbocco era difeso da una mitragliatrice. Uccisi i mitraglieri austriaci, intimava agli altri la resa, catturando così cinque ufficiali, 125 soldati e due mitragliatrici. Poco dopo, in un attacco, cadeva ferito mortalmente. Avanti Savoia furono le ultime sue parole. Oslavia, 6 agosto 1916 .[5]»
— Regio Decreto 26 ottobre 1916.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tale somma, per deliberazione della stessa associazione, veniva assegnata a ogni militare del Regio Esercito decorato con la medaglia d’oro al valor militare.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1915 al 1916, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 178.
  • Alberto Cavaciocchi, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1916. L'anno d'angoscia. Dalla spedizione punitiva alla presa di Gorizia. Le "spallate" sull'Isonzo, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]