Forte Coldarco

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Forte Coldarco
Fortino Stella
Fortificazioni italiane al confine austriaco
Sbarramento Brenta-Cismon
Entrata
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Stato attualeBandiera dell'Italia Italia
CittàEnego, Vicenza
IndirizzoVia Roma
Coordinate45°57′28.31″N 11°41′55.7″E / 45.957864°N 11.698806°E45.957864; 11.698806
Mappa di localizzazione: Nord Italia
Forte Coldarco
Informazioni generali
TipoBatteria in caverna
Altezza570 m s.l.m.
Costruzione1912-1914
Visitabile
Informazioni militari
UtilizzatoreRegio Esercito
Armamento4 cannoni da 75A
fonti:[1]
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Il forte Coldarco è stata una fortezza militare costruita a difesa del confine italiano contro l'Impero austro-ungarico. Il forte si trova nel territorio comunale di Enego.
Nella strada che da Enego scende in Valsugana, in località Coldarco, sorge il "fortino Stella" come veniva anche chiamato. In pratica si trattava di una batteria in caverna che serviva come supporto per lo sbarramento Brenta-Cismon composto oltre che dalla omonimo fortificazione anche dal forte Tombion, forte Tagliata della Scala, forte Tagliata delle Fontanelle, forte Cima Lan, forte Leone, forte Lisser e la tagliata Covolo di Sant'Antonio nonché di altre 7 batterie di artiglieria di diverso calibro.[2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La fortificazione venne costruita tra il 1912 e il 1914 e, nel piano difensivo italiano, doveva integrare l'azione del forte Lisser e di forte Cima Campo. Dopo essere stata disarmata, nel primo dopoguerra la galleria venne utilizzata dai genieri italiani e dai recuperanti per far brillare i proiettili inesplosi raccolti sull'Altopiano, ciò provocò gravi danni alla struttura del forte.

La fortificazione è stata recentemente restaurata, le gallerie sono state inoltre dotate di illuminazione a led comandata da sensori alimentati da un pannello solare.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Il forte era interamente scavato nella roccia. Si trattava di una lunga galleria di circa 300 m alternata da 5 gallerie che si affacciavano sulla sottostante Valsugana. La prima galleria fungeva da osservatorio mentre le altre si allargavano in piccole casematte ospitanti cannoni da 75A su affusti a candeliere. Sul lato sinistro della galleria principale, ed all'estremità di quest'ultima, erano state ricavate le riservette per le munizioni.
L'intera struttura era pavimentata e rivestita interamente in calcestruzzo con un sistema di canalette che raccoglievano l'acqua convogliandola nella cisterna costruita a destra dell'ingresso della galleria principale. Una trincea collegava la batteria in caverna al fabbricato di servizio, provvisto di magazzino di derrate e materiali vari, che poteva ospitare fino a 100 uomini.

Forte Coldarco - Cannone da 75A su affusto a candeliere

Armamento[modifica | modifica wikitesto]

Il cannone da 75A con cui venne armata la batteria in caverna di Coldarco era un pezzo a tiro rapido che sparava un proiettile di circa 6 kg di peso a distanze comprese tra i 3,7 e gli 8 km, con una velocità iniziale di 500 m/s. Si trattava di un'arma studiata per l'interdizione del fondovalle e per il tiro contro i reparti di fanteria nemici.

Corazzatura[modifica | modifica wikitesto]

Le casematte erano protette da piastre di corazzatura in acciaio nichel.

Vie d'accesso[modifica | modifica wikitesto]

Lungo la strada provinciale 76 che da Primolano porta ad Enego, all'altezza del sedicesimo tornante si imbocca la strada per Coldarco di Mezzo. Si prosegue sino a giungere nei pressi di un parcheggio e in breve si giunge al forte.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ecomuseo 2014, pp.8-10.
  2. ^ Girotto 2008, p.54.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ecomuseo Grande Guerra Prealpi Vicentine (a.c.), Interrotto, Verena, Campolongo, Corbin, Lisser, Coldarco. Forti dell’Altopiano, Schio, Marcolin, 2014.
  • Luca Girotto, 1866-1918 Soldati e fortezze tra Asiago ed il Grappa. Storia ed immagini dello sbarramento Brenta-Cismon dal Risorgimento alla Prima Guerra Mondiale, Novale di Valdagno, Rossato, 2002, ISBN 978-88-8130-080-8.
  • Luca Girotto, Forte Tombion. La Sentinella del Canal di Brenta. Storia ed immagini per la visita alla più antica tra le opere permanenti della "Fortezza Brenta-Cismon", Scurelle, Litodelta, 2008, ISBN 978-88-903488-0-8.

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