Figlie di San Giuseppe di Rivalba

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Le Figlie di San Giuseppe di Rivalba sono un istituto religioso femminile di diritto pontificio: le suore di questa congregazione, dette popolarmente Suore delle Ostie, pospongono al loro nome la sigla C.F.S.G.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il sacerdote italiano Clemente Marchisio (1833-1903), allievo di Giuseppe Cafasso, nel 1871 aprì a Rivalba un laboratorio di tessitura per offrire un lavoro alle ragazze del luogo[2] e il 12 novembre 1875 fondò, assieme a Rosalia Sismonda, la congregazione delle Figlie di san Giuseppe, per l'assistenza morale e materiale alle operaie.[3]

L'istituto venne canonicamente eretto in congregazione di diritto diocesano da Lorenzo Gastaldi, arcivescovo di Torino, il 3 maggio 1877: nel 1880, con l'approvazione di papa Leone XIII, la finalità principale dell'istituto divenne il confezionamento di quanto necessario al culto liturgico.[3]

Le Suore delle Ostie o "Suore ostiarie", come sono dette popolarmente, ottennero il pontificio decreto di lode il 6 agosto 1901 e vennero approvate definitivamente dalla Santa Sede il 9 luglio 1908.[3]

Il fondatore è stato proclamato beato in Piazza San Pietro a Roma il 30 settembre 1984 da papa Giovanni Paolo II.[4]

Attività e diffusione[modifica | modifica wikitesto]

Le Figlie di San Giuseppe si dedicano al confezionamento del vino e delle ostie per la messa, delle candele, dei lini e dei paramenti necessari al culto.[2]

Sono presenti in Argentina, Brasile, Italia, Messico e Nigeria;[5] la sede generalizia è a Roma.[1]

Al 31 dicembre 2005, la congregazione contava 322 religiose in 30 case.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Ann. Pont. 2007, p. 1702.
  2. ^ a b Enciclopedia Rizzoli Larousse, vol. IX (1969), p. 464, voce Marchisio (Clemente).
  3. ^ a b c DIP, vol. III (1976), coll. 1710-1711, voce a cura di G. Rocca.
  4. ^ Tabella riassuntiva delle beatificazioni avvenute nel corso del pontificato di Giovanni Paolo II, su vatican.va. URL consultato il 10-11-2009.
  5. ^ Noi nel mondo, su figliedisangiuseppedirivalba.org. URL consultato il 9 settembre 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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