Faida di Mugnano

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La faida di Mugnano, come la ben più recente prima faida di Scampia, ebbe origine nel grembo del clan Di Lauro; i fatti sanguinari abbracciarono un periodo che va da dicembre del 1991 a maggio del 1993 in cui rimasero uccise più di 20 persone.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La faida avvenne durante il periodo di massima espansione economica del clan Di Lauro, che avvenne dopo l'uccisione di Aniello La Monica.[2][3] Il conflitto fu causato da una scissione interna che portò alla formazione del clan Ruocco, i quali vollero conquistare territori di proprietà dei Di Lauro a causa di uno sgarro che Antonio Ruocco, detto Capa 'e Ceccia dato che veniva considerato poco intelligente, subì nella primavera del '91.[4] La faida provocò diversi morti in pochi mesi.[5] Tra gli episodi più simbolici ci fu l'uccisione e la decapitazione del cavallo del fratello di Antonio Ruocco da parte dei Di Lauro, i quali vollero imitare la famosa scena del Padrino, emblema dell'avvertimento mafioso.[6] L'episodio più sanguinoso della faida avvenne il 18 maggio 1992 quando un commando armato dei Ruocco fece fuoco con kalashnikov e pistole contro il Bar Fulmine, luogo di ritrovo dei membri dei Di Lauro, nell'attentato lanciarono addirittura una bomba a mano, morirono 4 persone e altre 3 rimasero ferite, una delle quali morirà in seguito alle ferite, tra le vittime ci fu Raffaele Prestieri, braccio destro di Paolo Di Lauro, e il fratello.[7] Una settimana dopo la strage, un commando armato dei Di Lauro uccise la madre di Antonio Ruocco sparandole 11 proiettili, alcuni dei quali la colpirono in volto, e prima di fuggire uno dei killer si chinò per controllare se la donna fosse morta, molti clan camorristici non condivisero quella mossa.[8] Mesi dopo sequestrarono Alfredo Negri, membro dei Ruocco, il quale fu torturato per 15 ore e fu bruciato vivo dentro la sua auto vicino al carcere di Secondigliano.[9] Il 3 agosto 1992, Antonio Ruocco venne arrestato a Milano dai Carabinieri, in seguito divenne collaboratore di giustizia e chiese che insieme a lui venissero messi sotto “protezione testimoni” circa 140 parenti.[10] Il clan Di Lauro esce vincitore dalla guerra nonostante le gravi perdite.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Faida di Mugnano, 20 omicidi in 3 anni, su tapiroblognapoli.blogspot.com. URL consultato il 24 settembre 2021.
  2. ^ (EN) William Langewiesche, The Neapolitan Mob’s Most Dangerous Family, su Vanity Fair. URL consultato il 9 febbraio 2020.
  3. ^ QuotidianoNet, La vita violenta del boss Di Lauro nella Napoli degli anni Ottanta, su QuotidianoNet. URL consultato il 9 febbraio 2020.
  4. ^ Faida di Mugnano, assolto boss degli scissionisti, su internapoli.it. URL consultato il 24 settembre 2021.
  5. ^ Undici ergastoli per i boss di Napoli Nord, in la Repubblica, 18 maggio 2011, p. 13. URL consultato il 18 ottobre 2011.
  6. ^ Roberto Saviano racconta le vite dei boss, su youmedia.fanpage.it. URL consultato il 24 settembre 2021.
  7. ^ Faida Di Lauro-Ruocco, su vocedinapoli.it. URL consultato il 24 settembre 2021.
  8. ^ Uccidono la madre per stanare i figli (PDF), su archivio.unita.news. URL consultato il 24 settembre 2021.
  9. ^ Bruciato vivo a Secondigliano, il 'regalo' di Paolo Di Lauro a Ruocco, su internapoli.it. URL consultato il 24 settembre 2021.
  10. ^ Antonio Ruocco arresto, su ricerca.gelocal.it. URL consultato il 24 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2021).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]