Eteobutadi

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Gli Eteobutadi (in greco antico: Ἐτεοβουτάδαι?, Eteoboutádai, "veri discendenti di Bute") erano un ghenos attico che riconosceva come progenitore comune l'eroe Bute; forse originariamente nacque come associazione di culto nel demo di Butade. Dato che la loro esistenza è attestata già nell'età arcaica, certamente non presero il nome dal demo di Butade creato da Clistene.

Tra gli Eteobutadi venivano scelti i sacerdoti di Poseidone Eretteo[1] e le sacerdotesse di Atena Poliade.[2] Queste due cariche erano proprie di due diversi rami degli Eteobutadi, che appaiono totalmente separati almeno fino a poco dopo il 106/105 a.C.;[3] una delle possibili spiegazioni di questa separazione è la possibilità che gli Eteobutadi fossero una coalizione artificiali tra gli aderenti dei due culti.[4]

Licurgo apparteneva agli Eteobutadi; fu infatti sacerdote di Poseidone Eretteo.[5]

Pausania il Periegeta cita la presenza di graphai ("raffigurazioni iconografiche") degli Eteobutadi illustri sulle pareti dell'Eretteo.[6] Secondo lo Pseudo-Plutarco i dipinti, realizzati da Ismenia di Calcide su commissione del primogenito Abrone, raffiguravano tutti gli Eteobutadi che erano stati sacerdoti di Poseidone; quest'ultimo si fece raffigurare nell'atto di passare un tridente a Licofrone, visto che cedette a lui la carica ereditaria di sacerdote di Poseidone.[7]

Nello stesso posto si trovavano delle statue in legno di Licurgo e dei suoi tre figli Abrone, Licurgo e Licofrone realizzate dai figli di Prassitele, Timarco e Cefisodoto.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pseudo-Plutarco, 843 E.
  2. ^ Eschine, 147.
  3. ^ Davies, p. 348.
  4. ^ Davies, p. 349.
  5. ^ Pseudo-Plutarco, 841 B.
  6. ^ Pausania, I, 26, 5.
  7. ^ a b Pseudo-Plutarco, 843 E-F.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie
Fonti secondarie
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