Ecberto il Guercio

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Ecberto, detto il Guercio (in tedesco Ekbert der Einäugige), (9324 aprile 994) fu conte di Hastfalagau.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Era il secondogenito di Wichmann il Vecchio e il fratello minore di Wichmann II il Giovane. Apparteneva alla linea più anziana della dinastia dei Billunghi.

Egli inizialmente era un fedele del re Ottone I e, durante l'assedio di Magonza del 953-954, contro il figlio del re e ribelle Liudolfo, duca di Svevia, venne inviato come ostaggio nella città[1], ove però fu persuaso a schierarsi con i ribelli; egli inoltre perse un occhio (da qui il soprannome) in seguito ad uno scontro ingaggiato incautamente dal re, verso cui rivolse il proprio odio per l'infortunio ricevuto[2].

Dopo che questa rivolta venne soppressa, lui e suo fratello istigarono gli Obodriti del re Nakon a scendere in guerra nel 955, evento che culminò con la battaglia del Raxa, mentre Ottone stava combattendo contro i Magiari. Sfuggirono al giudizio scappando alla corte di Ugo il Grande in Francia. Nel 978 fu messo sotto processo come complice della rivolta di Enrico II, duca di Baviera, nella guerra dei Tre Enrichi ed recluso, assieme ad esso, dal vescovo Folcmaro di Utrecht[3]. Ecberto aiutò Enrico a rapire Ottone III e imprigionò la sorella di Ottone, Adelaide, nel suo castello di Ala. Nonostante tutto questo, Ecberto mantenne un'importante posizione nel regno fino alla morte.

Famiglia e figli[modifica | modifica wikitesto]

La moglie di Ecberto non è conosciuta per nome. Essi ebbero:

Una possibile figlia potrebbe essere stata Richenza di Svevia.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Widukind di Corvey, Libro III, XVIII, in Le imprese dei Sassoni, traduzione di Paolo Rossi, Pisa, Pisa University Press, 2021, p. 84, ISBN 978-88-3339-512-8.
  2. ^ Widukind di Corvey, Libro III, XIX, in Le imprese dei Sassoni, traduzione di Paolo Rossi, Pisa, Pisa University Press, 2021, p. 85, ISBN 978-88-3339-512-8.
  3. ^ Tietmaro di Merseburgo, Chronicon. L'anno mille e l'impero degli Ottoni, a cura di Piero Bugiani, collana Bifröst, traduzione di Piero Bugiani, Viterbo, Vocifuoriscena, 2020, p. 202, nota 40, ISBN 978-88-99959-29-6.
  4. ^ a b c Tietmaro, Tavole genealogiche, in Cronaca di Tietmaro, collana Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo, traduzione di Matteo Taddei, Pisa University Press, p. 321, ISBN 978-8833390857.
  5. ^ Volker Tschuschke: Die Billunger im Münsterland, in Quellen und Studien zur Geschichte Vredens und seiner Umgebung, Band 38, S. 15–43, Heimatverein Vreden (Hrsg.) im Selbstverlag, Vreden 1990. ISBN 3-926627-06-9

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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