Duk-Duk

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Danzatori Duk-Duk nella penisola Gazelle (Nuova Britannia), nel 1913

I Duk-Duk erano una società segreta melanesiana diffusa fra i nativi Tolai nell'arcipelago di Bismarck, principalmente in Nuova Britannia[1][2][3][4].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Danzatori Duk-Duk in una cartolina del 1899, illustrata da Joachim von Pfeil

I Duk-Duk avevano scopi religiosi, politici e sociali e fungevano da estensione dei poteri legali e giudiziari costituiti, applicando un rozzo sistema di leggi che abbracciava tutte le questioni tribali, dalle cerimonie, alle tasse, ai tabù[2][4]. Le punizioni inferte dai Duk-Duk per il mancato rispetto delle loro leggi andavano dalle sanzioni pecuniarie fino alla pena di morte[2]; le donne (che in Nuova Britannia potevano avere proprietà private e lavoravano più degli uomini) erano spesso tra le vittime dei Duk-Duk, subendo ricatti e molestie[2].

I membri dei Duk-Duk indossavano costumi caratteristici, consistenti in un'alta maschera conica di legno e in un manto di foglie globoso lungo fino alla cintola[2][3]. Esistevano due tipi di costumi: uno raffigurante Tubuan o Tumbuan, una divinità femminile immortale (comunque sempre interpretata da un uomo), l'altro Duk-Duk, l'aggressivo spirito maschile, figlio di Tubuan; la maschera di Tubuan riporta occhi circolari e una bocca a mezzaluna, mentre quella di Duk-Duk presenta elaborate sovrastrutture intorno alla forma conica[3][4]. Le riunioni in costume avvenivano solamente durante le notti di luna piena, e a donne e bambini era proibito guardare queste figure[3].

La società accoglieva solo uomini tra i propri membri[1][2]; per entrare nella società era necessario pagare (in dewarra, piccole conchiglie di cipree infilate in una corda)[2] ed eseguire una complessa iniziazione[1]. La società aveva una lingua dei segni segreta e rituali proibiti agli estranei (pena la morte)[2].

Verso l'inizio del XX secolo, la società godeva di una pessima reputazione e stava sparendo rapidamente[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Duk Duk, su Treccani.it. URL consultato il 10 novembre 2017.
  2. ^ a b c d e f g h i (EN) Duk-Duk, su Wikisource, Encyclopædia Britannica, 1911. URL consultato il 10 novembre 2017.
  3. ^ a b c d (EN) Tessa Smallwood, Christmas, costumes and ceremonies, su Auckland Museum, 24 dicembre 2012. URL consultato il 10 novembre 2017.
  4. ^ a b c Werness, p. 304.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]