Drepanothrips reuteri

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Tripide della vite
Immagine di Drepanothrips reuteri mancante
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Ramo Bilateria
Phylum Arthropoda
Subphylum Tracheata
Superclasse Hexapoda
Classe Insecta
Sottoclasse Pterygota
Coorte Exopterygota
Subcoorte Neoptera
Superordine Paraneoptera
Sezione Thysanopteroidea
Ordine Thysanoptera
Sottordine Terebrantia
Famiglia Thripidae
Sottofamiglia Thripinae
Genere Drepanothrips
Specie D. reuteri
Nomenclatura binomiale
Drepanothrips reuteri
Uzel, 1895
Nomi comuni

Tripide della vite

Il tripide della vite, (Drepanothrips reuteri Uzel, 1895) è un tripide polifago che può vivere su varie specie arboree ed arbustive, ma è particolarmente frequente su Vitis spp., dove attacca la vegetazione nei primi stadi di sviluppo, causando deformazioni, ritardi nella crescita, caduta dei fiori e suberosità degli acini. Tra le varie specie di tripidi ospitate dalla vite coltivata (circa una decina) è l'unico in grado di causare danni di una certa importanza.

Distribuzione geografica[modifica | modifica wikitesto]

Drepanothrips reuteri è diffuso in Nord America, Europa e Asia occidentale. In Italia è presente da Nord a Sud e in Sicilia.[1][2]

Descrizione e sviluppo[modifica | modifica wikitesto]

Drepanothrips reuteri, come gli altri membri del sottordine Terebrantia, attraversa due fasi neanidali (neanide di I età e neanide di II età) e due fasi ninfali (preninfa e ninfa) prima di giungere allo stadio di adulto.

Uovo[modifica | modifica wikitesto]

Lungo circa 0,2 mm di colore bianco ialino

Neanide I[modifica | modifica wikitesto]

Lunga 0,3 mm ha colore bianco e occhi rossi

Neanide II[modifica | modifica wikitesto]

Lunga 0,8 mm di colore giallo chiaro

Preninfa e ninfa[modifica | modifica wikitesto]

Questi ultimi due stadi prima dell'età adulta presentano abbozzi alari, apparato boccale non funzionante e sono pressoché inattivi. Vengono chiamati anche subpupe. Misurano circa 0,8 mm e sono di colore arancione chiaro.

Adulto[modifica | modifica wikitesto]

È di colore giallo – bruno, le femmine misurano 0, 7 –0,85 mm di lunghezza e i maschi 0,5- 0,6 mm. Le antenne, formate da 6 articoli hanno le estremità nere. Il capo è più ampio che lungo; sono presenti tre paia di sete ocellari, il maschio presenta due appendici a forma di falcetto (drepanae) ai lati del IX tergite addominale che si estendono oltre l'apice addominale.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Drepanothryps reuteri sverna come femmina fecondata sui ceppi, in particolari alla base dei tralci di un anno di età. A marzo - aprile inizia a nutrirsi sui primi germogli della vite e inizia a deporre le uova nelle nervature o nell'epidermide delle foglie, tramite l'ovopositore. Attorno alle punture sono visibili macchie clorotiche. Le neanidi occupano quindi la pagina inferiore delle foglie, riparandosi dall'intensità luminosa troppo forte e si localizzano vicino alle nervature iniziando l'attività trofica. Dopo 2 stadi si rifugiano tra le pieghe delle foglie oppure si lasciano cadere al suolo e si trasformano in ninfe. Gli adulti della prima generazione sfarfallano tra maggio e giugno. In genere si osservano 2-4 generazioni annue, con le ovideposizioni concentrate sulle femminelle e sulle foglie apicali. La durata del ciclo da uovo ad adulto è di 20 – 25 giorni, variabili a seconda dell'andamento climatico della zona. Gli adulti sono molto mobili e si spostano verso i giovani germogli, quindi si osservano di rado sulle foglie quando i sintomi sono ormai evidenti.

Danni[modifica | modifica wikitesto]

I sintomi sulle piante sono causati dalle punture di nutrizione dei giovani e degli adulti che causano la morte delle cellule colpite e di quelle vicine che smettono di dividersi e di accrescersi. Sulle foglie si formano delle macchie necrotiche brunastre, visibili su entrambe le pagine, specialmente lungo le nervature; successivamente, con la crescita della foglia, si osservano lacerazioni, increspature e talvolta leggeri accartocciamenti marginali del lembo fogliare (foglia a cucchiaio). Tali sintomi sono più evidenti in caso di siccità o di periodi ventosi.

Su germogli, piccioli, rachidi le punture causano la formazione di aree chiare con striature brunastre; si manifestano inoltre ritardi nel germogliamento e deformazioni dei giovani germogli che tendono ad assumere una conformazione a zig – zag, danno particolarmente evidente se l'andamento climatico è sfavorevole ad una ottimale crescita della vite.

Se gli attacchi sono molto intensi possono essere danneggiati anche i grappoli con conseguente aborto dei fiori o caduta dei giovani acini. Le punture di nutrizione effettuate sugli acini già formati provocano la comparsa di macchie suberose.

I sintomi possono essere confusi con quelli dell'acariosi, in particolare da Calepitrimerus vitis; i tripidi però causano collosità del lembo fogliare, aree necrotiche e crescita a zigzag dei germogli. Inoltre si trovano su tutte le gemme del tralcio, mentre Calepitrimerus vitis predilige le gemme basali. L'osservazione ad occhio nudo o con una lente consente comunque di distinguere facilmente i tripidi agli acari.

Lotta[modifica | modifica wikitesto]

In genere lo sviluppo del tripide è limitato dai predatori naturalmente presenti nel vigneto. Può però diventare problematico in caso di ampio uso di insetticidi che interferiscono con la crescita delle popolazioni di insetti utili; per questo non è solitamente pericoloso in agricoltura biologica.

Monitoraggio e soglie[modifica | modifica wikitesto]

Gli adulti si osservano con facilità, magari con l'aiuto di una lente contafili, sulle foglie e sui germogli, mentre le forme giovanili sono più difficili da notare.

È opportuno procedere con i controlli visivi da quando sono visibili le prime foglie (fase fenologica D-E secondo Baggiolini), esaminando i germogli alla ricerca delle femmine che hanno superato l'inverno. In seguito, con la crescita del fogliame i controlli diventano più difficoltosi. Un metodo empirico, per valutare l'entità dell'infestazione, è l'impiego di un foglio di colore nero o argentato sul quale scuotere la vegetazione per identificare gli adulti e i giovani. È importante non confondere Drepanothrips reuteri con altre specie di tisanotteri predatrici o indifferenti, generalmente di colore più scuro, anche se spesso il riconoscimento delle specie è difficoltoso.

Lotta chimica[modifica | modifica wikitesto]

In caso di infestazioni superiori a 2-4 individui durante lo sviluppo delle prime foglie (fase fenologica D-E secondo Baggiolini) è opportuno programmare un intervento insetticida con spinosad o esteri fosforici. Questo dovrebbe consentire l'eliminazione delle femmine prima che depongano le uova, riducendo così l'entità delle popolazioni estive.

In pre-fioritura può essere utile un intervento se le popolazioni sono elevate e si teme un danno sui grappoli; la soglia è di una decina di individui sulle foglie apicali. In questo periodo le operazioni di potatura verde aiutano a ridurre le popolazioni estive.

Lotta biologica[modifica | modifica wikitesto]

Drepanothrips reuteri è predato negli stadi giovanili da fitoseidi come Typholodromus pyri o da tisanotteri come Aelothryps intermedius. In agricoltura biologica si può intervenire con oli estivi e prodotti a base di piretro o azadiractina. Il periodo più problematico è la fase di rottura delle gemme, durante la quale i nemici naturali non sono ancora presenti.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Taxon details: Drepanothrips reuteri, in Fauna Europaea version 2.6.2, Fauna Europaea Web Service, 2013. URL consultato il 25-10-2009.
  2. ^ FaunaItalia - Checklist e distribuzione, su faunaitalia.it. URL consultato il 25-10-2009.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Masutti, Sergio Zangheri, Entomologia generale e applicata, Padova, CEDAM, 2001, ISBN 88-13-23135-0.
  • Ivan Ponti, Aldo Pollini; Franco Laffi, Avversita e difesa - vite, Terza edizione, Verona, Informatore Agrario, 2003, ISBN 88-7220-180-2.
  • Mario Ferrari, Elena Marcon; Andrea Menta, Fitopatologia, Entomologia agraria e biologia applicata, Terza edizione, Bologna, Calderini Edagricole, 2000, ISBN 88-206-4159-3.
  • Massimo Benuzzi, Vincenzo Vacante, Difesa fitosanitaria in agricoltura biologica, Prima edizione, Bologna, Calderini Edagricole, ottobre 2004, ISBN 88-506-4996-7.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]