Domenico Alberti

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Domenico Alberti o Albertis[1] (Venezia, 1710Roma, 1740) è stato un compositore, clavicembalista e cantante italiano,[2] noto in particolare per aver diffuso l'accompagnamento di tastiera che da lui prende il nome di basso albertino.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nobile veneziano, Alberti era un dilettante come Albinoni e i Marcello, nel senso che componeva ed eseguiva per puro diletto, senza preoccupazioni economiche.[1] Suo maestro di canto fu il sacerdote Antonio Biffi; di composizione Antonio Lotti, che succedette proprio a Biffi nel ruolo di maestro di cappella alla basilica di San Marco.[1][3]

Inizialmente si esibiva come cantante, spesso accompagnato dal clavicembalo. Si sa che fu paggio d'onore dell'ambasciatore di Venezia in Spagna nel 1736, e in quest'occasione, secondo quanto riferisce Laborde, cantò davanti a Farinelli il quale ne restò così impressionato da commentare che, se non si fosse trattato di un dilettante, sarebbe stato per lui «un rivale troppo temibile».[1][4]

Nel 1737 giunse a Roma per completare lo studio del clavicembalo, si rivelò anche compositore e ottenne notevole popolarità. La tecnica del basso albertino, ideata in realtà l'anno prima dal mediocre Maichelbeck, fu giudicata difettosa da alcuni contemporanei.[1][5]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

L'opera omnia di Alberti è stata incisa dall'organista Manuel Tomadin nel 2015.[6]

Il basso albertino ha avuto fortuna, è stato accolto da molti grandi compositori (tra i quali spiccano i Wiener Klassiker Haydn, Mozart e Beethoven) e ha formato un modello importante nella musica classica per tastiera.[3]

Sonata VIII (info file)
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Celebre sonata per clavicembalo. Il primo ingresso del basso albertino si nota alla sesta misura (0:14).

La produzione di Alberti annovera opere, mottetti e sonate per clavicembalo la cui caratteristica è la ripartizione in due movimenti in forma binaria. Le trentasei sonate tradizionalmente attribuitegli, di cui quattordici sono pervenute, sono probabilmente una sovrastima.[3]

Una raccolta di sonate fu oggetto di plagio da parte di un suo presunto allievo, il castrato Giuseppe Jozzi, e apparve a nome di questi ad Amsterdam (1761).[7] La sussistenza del plagio integrale è discussa da chi ritiene che Jozzi fosse realmente autore di diversi movimenti,[7] ma la vicenda destò scandalo, e le sonate furono ripubblicate a Parigi e riattribuite all'Alberti.[1]

La produzione di Alberti include:[1]

  • Endimione (serenata)[8]
  • Galatea (opera)[8]
  • Olimpiade (opera)[8][9]
  • Ah frenate il pianto (aria d'opera per soprano) da Temistocle di Metastasio
  • Sonate per clavicembalo.

Basso albertino[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Basso albertino.
Il basso albertino nell'incipit della Sonata K 545 di Mozart.

La pratica del basso arpeggiato, che pure non è sistematica nell'Alberti, si diffuse e si impose presto a scapito del basso continuo nella musica europea dell'epoca.[1][10]

Curiosamente proprio in Alberti la tecnica che da lui prende il nome non è considerata molto efficace: egli infatti non se ne servì nel modo fluido affermatosi ad esempio con Mozart, ma la usò spesso quasi a mo' di pedale analogamente al cosiddetto basso di Murky (a ottave spezzate) e in un'armonizzazione piuttosto statica intorno all'accordo di tonica.[11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h Piamonte.
  2. ^ Le date di nascita e di morte più spesso indicate sono rispettivamente il 1710 e il 1740, ma poco si sa della vita di Alberti: c'è chi lo vuole nato nel 1717 (e vissuto dunque ventitré anni) e chi invece, come Schubart, ricorda negli anni 1750 a Vienna un clavicembalista di nome Alberti che potrebbe identificarsi con lui (Schubart, p. 206). Come luogo di morte, invece di Roma, è citata a volte la città di Formia (Piamonte).
  3. ^ a b c Domenico Alberti, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  4. ^ Laborde, pp. 161-162.
  5. ^ Così infatti Schubart, che ricorda un Alberti brillante ma rigido a causa dell'uso di questi accordi spezzati di sua invenzione, anche se l'identificazione con Domenico è dubbia (Schubart, p. 206).
  6. ^ Martina Seleni, L'organista Tomadin rilegge l'opera integrale del veneziano Alberti, in Il Piccolo, 20 dicembre 2015. URL consultato il 29 febbraio 2016.
  7. ^ a b Russo.
  8. ^ a b c Testo di Metastasio.
  9. ^ Attribuzione dubbia.
  10. ^ Allorto, p. 74.
  11. ^ Plantinga, p. 30.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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