Discussione:Timore e tremore

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Timore e Tremore di Kierkegaard e la figura di Abramo

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Cari colleghi, leggo solo ora questa pagina, ma vi esprimo alcune mie perplessità: La figura di Abramo che Kierkegaard descrive perfettamente nell'opera Timore e Tremore a mio avviso da alcuni passaggi di questa voce ne esce "distorta" con una "conclusione" mancante. Ma come? Nella voce stessa è scritto giustamente il pensiero di Kierkegaard : «Dev'essere difficile comprendere Hegel; ma Abramo! Uno scherzo. Dev'essere un prodigio superare Hegel. Ma superare Abramo! Niente di più facile», quindi Abramo è compresibilissimo, comprensibile la sua grande fede, comprensibile una etica che sorpassa "le convenzioni" di ogni tempo. Dio comanda di sacrificare suo figlio? Ebbene Abramo non cerca una "scappatoia". Se Dio comanda ci sarà una ragione, da Abramo non conosciuta, ma è Dio a comandare, per cui Abramo esegue senza "guardarsi intorno per trovare una pur semplice scusa per non eseguire il comando di Dio". E' questo il pensiero principale su Abraamo in questa opera. Abramo va contro tutti i principi etici del suo tempo (assassinare il proprio figlio, non avvisare i suoi stretti familiari per quella tragica decisione e cosi' via) ed è per questo che è il massimo esempio di fede. Ora noto che in voce non solo questo principale pensiero non è espresso, ma a tratti ne esce fuori un Abramo "dubbioso", cosa palesamente non vera. Bene il riassunto dell'opera, ma il punto di vista di Kierkegaard non si riduce a porre i tre problemi filosofici, lui dà le risposte, risposte chiare e precise su Abramo, che la voce, però, non contiene.--Fcarbonara (msg) 22:25, 23 feb 2014 (CET)[rispondi]

Nota 1 pag. 5 Introduzione di Cornelio Fabro

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Nella edizione Bur Rizzoli (in mie mani) dell'opera Kikegaardiana Timore e Tremore tr. Cornelio Fabro, Bur Rizzoli, Milano 1972 ISBN 978-88-17-16562-4, a pagina 5 la nota 1 di Fabro recita : "Il titolo è preso da S.Paolo: II Cor, 7, 16. Il motto è preso: da Hamann : <<Ciò che Tarquinio il Suberbo intese con il taglio dei papaveri nel suo giardiano, lo comprese suo figlio m anon il messaggero>>. Faccio notare che Cornelio Fabro fu un coltissimo teologo cattolico e massimo conoscitore del filosofo cristiano Kierkegaard. Nella sua nota di Bur è citato II Corinti 7, 16 anzichè 7, 15 (versetto che riporta in tutte le Bibbie, anche nella Cei cattolica l'espressione timore e tremore), per cui escludendo assolutamente che sia stato un errore del colto Fabro, deduco si tratti solo di un errore di stampa o di trascrizione del testo del teologo.--Fcarbonara (msg) 11:24, 1 mar 2014 (CET)[rispondi]