Discussione:Tecnologia dell'architettura

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la ragione di comporre la definizione di lemma composto partendo da ragionamenti sui lemmi che la compongono mi sempre la procedura più oggettiva possibile. nel mondo anglosassone si tende a limitare le competenze della tecnologia dell'architettura all'utilizza dei moderni strumenti informatici di supporto alla progettazione, distaccando la disciplina dalle sue origini: lo studi degli elementi costruttivi

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La definizione data al lemma discende direttamente da definizioni , consolidate e riportate su dizionari generici, dei lemmi che la compongonoQuesto commento senza la firma utente è stato inserito da Giuseppe morabito 1931 (discussioni · contributi).

Come farla discendere e mettere insieme i pezzi però è una tua libera interpretazione. Il disegno poi mi pare tanto fantasioso. Meglio basarsi su fonti che trattano veramente l'argomento, ad es. http://www.treccani.it/enciclopedia/tecnologia-dell-architettura_%28Enciclopedia-della-Scienza-e-della-Tecnica%29/ --Bultro (m) 21:11, 17 mar 2014 (CET)[rispondi]

I riferimenti proposti non rimandano alla Storica Enciclopedia Treccani, ne alla EST di Mondadori, dove non esiste la voce, ma fa riferimento alla voce “Tecnologia dell’architettura” disponibile in internet, scritta dal sig. Spartaco Paris, figlio del più noto Tonino Paris, attuale direttore del Dipartimento PDTA dell’Università di Roma “ la Sapienza” e compilata nel 2008 in modo criticabile. L’argomentazioni condotte sono oltremodo criticabili sia per le imprecisioni contenute, sia perché non arriva ad un chiara definizione del lemma. La bibliografia, evidentemente abborracciata e senza richiami precisi, conferma la discutibilità dello scritto.

In quanto autore principale della trasformazione della voce, per discutere sulla proposta di cancellazione della voce credo di dovermi difendere dalle osservazioni fatte dal signor Bultro: le accuse sono due:

  1. 1° la voce è un “gioco linguistico”
  2. 2° si preferisce al lavoro fatto quanto espresso nella voce omonima nella Enciclopedia Treccani- EST

Per il primo punto mi rifaccio al secondo e quarto capoverso della voce “definizione” dalla Wikipedia dove si legge: “Definire significa spiegare il significato di vocaboli mediante altri vocaboli di significato noto; secondo alcune visioni non sarebbe possibile definire tutti i concetti.” ……. “Si possono distinguere molti tipi diversi e tecniche di definizione, tra cui molto diffuse sono quelle basate sul dizionario (definizione lessicale).”

Io credo che quanto sopra descriva esattamente quanto io ho cercato di fare per arrivare ad una definizione della Tecnologia dell’architettura. Ho usato la moderna forma di mostrare in una mappa concettuale il mio ragionamento che alla fine è un gioco linguistico, ma è quello che faceva anche Ludwig Josef Johann Wittgenstein. Può essere il mio un intreccio errato, ben venga qualcuno che ne proponga uno diverso.

Per il secondo punto devo confutare la validità dello scritto apprezzato signor Bultro. La mia esperienza deriva dall’essere professore emerito di Tecnologia dell’architettura. Questa esperienza mi fa a naso riconoscere un reale lavoro intellettuale e distinguerlo da un lavoro fatto per acquisire titoli per una futura carriera universitaria. Vi sono vari meccanismi ricorrenti ed un esempio di questi è presente nel testo citato dal signor Bultro. In questo lavoro troviamo, nella bibliografia, una citazione di una pubblicazione di Andrea Silipo. Quest’ultimo, nel suo sito (http://www.arcoengineering.eu/index.php/it/2013-12-09-14-12-07/la-struttura/20-news/36-andrea-silipo) si definisce “Esperto di servizi ed assistenza tecnico-finanziaria”, e al penultimo rigo della sua presentazione si vanta“…..con numerose citazioni in fondamentali testi critici (Enciclopedia della Scienza e della Tecnica, del 2008, Tecnologia dell'architettura)”. Ora in una bibliografia di soli 10 testi, dopo citazioni risalenti al 1583, al 1620 e ed al 1728 se viene quella di un Esperto finanziario viene il sospetto che ci sia qualcosa di fasullo.

Ma dato che le impressioni a naso valgono ben poco sono costretto, mio malgrado, ad entrare nel merito dei contenuti. Alla base di tutto sta il fatto che il testo ritiene sempre valida la Declaratoria del CUN (inizio di pag.4) che è stata abrogata per Legge unendo i docenti di Tecnologia dell’architettura con quelli di Architettura tecnica. Questo viene a correggere un modo di agire assurdo di voler insegnare a “scegliere le tecniche” senza “conoscerle”. Vi è in architettura un prevalente interesse agli aspetti “artistici” della professione a danno degli aspetti “scientifici” che si era esaltato con la divisione dei docenti Architetti dai docenti Ingegneri.

Quanto questo pezzo si pervaso da queste convinzioni le troviamo in diversi punti: Affermare che” la tecnologia …, dopo aver superato il suo ruolo funzionale per affermarsi come supporto rappresentativo” starebbe diventando un “potenziale elemento d’indagine espressiva dell’architettura” dimostra gli interessi dell’autore per gli aspetti formali dell’agire professionale. Questo taglio particolare è confermato quando di tutte le argomentazioni condotte dall’ottimo lavoro del compianto Giovanni Ferracuti lui cita solo la “necessaria istanza estetica”. Conclude lo scritto con una esaltazione degli studi sulle facciate definite: La pelle degli edifici tende a divenire luogo – spesso esclusivo – di design da parte dell’architetto, elemento principale di trasmissione delle istanze estetiche e di messaggio dell’edificio contemporaneo. Non poteva essere diversamente data all’affiliazione dell’autore con il prof. Tonino Paris da anni impegnato a dirigere un corso di Design presso la Facoltà di Architettura di Roma. Sulla qualità del lavoro non le sembra discutibile che, avendo come primo punto il tema “La tecnologia dell’architettura tra mezzo e fine”, non si riportano le tesi del filosofo Emanuele Severino quando scrive degli effetti della tecnica sull’umanità, apparsi sul Corriere della Sera e sulla rivista Kos . Per il filosofo, la tecnica si è trasformata da « strumento » in « scopo » interferendo con tutte le attività umane . Secondo questa teoria noi agiamo pensando di utilizzare la tecnica per raggiungere più facilmente i nostri obiettivi (ad esempio costruire un edificio migliore) mentre in realtà siamo strumentalizzati dalle potenzialità tecniche a disposizione con l’effetto di condurre azioni utili solo allo sviluppo tecnico (esempio progettiamo un tipo di edificio perché esiste una nuova tecnica). In sostanza noi inconsapevolmente agiamo in balia della tecnica. Se ancora non l’ho convinto, mi scriva, e continuerò questo poco utile lavoro critico.

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