Discussione:Sizzano

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Piemonte
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Template:BoxComune Sizzano è situato nel Piemonte nella Provincia di Novara. L'8 maggio si festeggia il Patrono, San Vittore. Tra gli edifici religiosi: Chiesa Parrocchiale di San Vittore; Chiesa di San Grato; Chiesa di Santa Maria.

ORIGINE DEL NOME DEL COMUNE L’origine del nome deriva dal latino, il nome attuale conserva la desinenza –anum , con tale desinenza in tempo romano e tardo romano si indicavano i cosiddetti “prediali” , ovvero nomi indicanti luoghi che facevano parte di proprietà rurali ben distinte, non sono state trovati reperti indicanti il nome della famiglia a cui apparteneva il territorio di Sizzano, si può supporre, che l’antico proprietario si chiamasse Septius o Setticio, come si è appurato per comuni che hanno un nome molto simile (per esempio Siziano, nel pavese). Dal 820 d.c. al 1000, in vari documenti ufficiali, si denomina il comune come Seteciano o Secalianum, che nel 1007 viene indicato come Seticiano. Intorno al 1028 appare la forma Secciano, che da quel momento sarà la più comune usata per indicare il luogo. Da qui la trasformazione nel moderno Sizzano.

EPOCA DI FONDAZIONE Sizzano è sicuramente di origine Romana, nelle sue campagne si possono scorgere tracce di una centuriazione del territorio e sono stati rinvenuti oggetti risalenti a quell’epoca. Anche a nord dell’abitato sono emerse le fondamenta di una grossa abitazione romana, probabilmente una villa. La prova definitiva di questo si è avuta solo nel 2000, quando durante lavori di ristrutturazione della Parrocchiale di San Vittore, sotto i vari strati delle Chiese che si sono succedute nei secoli (la più antica risalirebbe al 3 secolo d.c.) si sono trovate tracce di un edificio pubblico romano, edificio che indicherebbe l’importanza che l’aglomerato urbano di Sizzano, aveva in quell’epoca. Non si ha una data precisa quindi, ma tutti i ritrovamenti archeologici avvenuti in paese lo collocano già esistente in epoca molto antica.

AVVENIMENTI STORICI Sizzano è un paese molto antico. Era già un paese “ragguardevolissimo” al tempo dei romani e, ancora di più, dopo l’introduzione del cristianesimo, quando viene definito “cospicuo” (Rolandi). - Fino ad una decina di anni fa, Il reperto più antico che documentava l’esistenza di Sizzano è una lapide, trovata nel 1667 durante i lavori di costruzione della chiesa parrocchiale e poi murata all’interno della facciata. Reca da un lato una iscrizione romana che ricorda che tale Tito Tullio Maggiore aveva provveduto a restaurare un bagno (terme?) già esistente. Dall’altro lato della stessa lapide fu scolpita, in epoca successiva, quando si era già diffusa nella zona la religione cristiana, una scritta per segnalare il luogo di sepoltura di una nobile bambina vissuta solo un anno, dieci mesi e ventitré giorni. Nel 2001, durante dei lavori di ristrutturazione della Chiesa Parrocchiale, sono stati rinvenuti sotto la stessa gli strati delle varie chiese che hanno preceduto l’attuale, fino ad arrivare negli strati inferiori, ai resti di un edificio pubblico romano, probabilmente un edificio termale, ciò suggerisce la presenza di una comunità importante già in epoca tardo romana. Sono stati trovati anche i resti di una Chiesa paleocristiana risalente al terzo o quarto secolo d.c. Chiesa che colloca a Sizzano uno dei primi centri importanti della nascente diffusione del cristianesimo. - S. Adalgiso, che fu il 32° vescovo di Novara, nell’anno 840, assegnò alla Chiesa Cattedrale di Novara, la decima di Sizzano (Bescapè). Vale la pena ricordare che questa decima, pagata con una fornitura di vino alla Curia, è giunta fino ai nostri giorni essendo stata abolita nel 1974 con decreto del vescovo Aldo Del Monte e per interessamento dell’allora sindaco Cav. Severino Pizzetti. - Nell’anno 969 è documentato che il conte Riccardo di Vallesesia, Signore dell’Ossola, dell’Isola di S. Giulio e di Novara, possedeva beni a Sizzano (Cerutti). - In un istrumento del 1° settembre dell’anno 1000, Pietro III, vescovo di Novara, permuta con un certo Domenico alcuni beni della “pievania di S. Vittore di Sizzano” che è soggetta alla giurisdizione episcopale. - Con diploma dato in Aquisgrana nell’anno 1028, l’imperatore Corrado IV, con l’intervento della moglie Gilda e del figlio re Enrico, dona alla chiesa novarese molti beni tenuti dal già citato conte Riccardo, tra i quali i fondi che aveva a Sizzano (Bescapè). - Il Sommo Pontefice Innocenzo II in una bolla data in Piacenza il 26 maggio 1133, diretta a Litifredo, vescovo di Novara, chiama Sizzano col nome di Pieve. Secondo il Bescapè, avendo Sizzano un antico battistero separato dalla chiesa, la prerogativa di Pieve gli era stata concessa “non per necessità, ma per dignità”. - Già prima dell’anno 1250 sulla collina, verso nord, a circa 500 metri dall’abitato, sorgeva in Sizzano un monastero di frati e di monache dell’ordine degli Umiliati, detto di S. Clemente, con annessa la chiesa che, seppur in rovina, ancora esiste. Questo è documentato in un decreto datato 30 agosto 1250 nel quale il vescovo di Novara Sigibaldo Cavallazzi conferma la facoltà accordata dal suo predecessore Odemario, alla signora Beatrice, figlia di Stefano Guidone di Sizzano e di Rachelda di Sassa, di poter abitare nel monastero di S. Clemente a Sizzano, dove già abitavano frati e suore, confermando ad essi tutti i possessi ed i privilegi. - In data 28 ottobre 1284 il Sig. Tornelli dona a suor Beatrice, ministra del monastero di S. Clemente di Sizzano e a fra Giovanni, converso del medesimo, un pezzo di terra. - Con quietanza del 26 giugno 1289 fra Giovanni, a nome suo e delle Umiliate di S. Clemente di Sizzano, acquista per 38 soldi imperiali una casa da Olrica, moglie del fu Rigordo di Sizzano. - Documenti successivi documentano l’attività sempre viva delle monache di S. Clemente, fino a quando, Alasia ministra e le altre suore fanno un esposto al vescovo di Novara Oldrado. A causa delle continue guerre, monastero e chiesa erano stati distrutti e loro avevano dovuto fuggire a Ghemme. Poiché non volevano “andar vagando” ed amavano servire Dio, chiedevano di poter entrare nel monastero dell’ospedale di S. Giovanni Battista dei Rastelli, nel sobborgo di S. Luca a Novara, avendo già trovato la compassione della ministra di questo monastero. Il trasferimento fu autorizzato ed avvenne il 17 novembre 1360 - Il trattato di pace stipulato tra Galeazzo Visconti e Giovanni II° marchese del Monferrato fu di breve durata. Giovanni nell’inverno del 1362 occupò il novarese con 10.000 mercenari inglesi a cavallo che presero il nome di Compagnia Bianca. Nonostante Galeazzo Visconti ordinasse che fossero bruciati tutti i paesi, tra i quali anche Sizzano, per non lasciare possibilità di saccheggio, gli inglesi devastarono i nostri paesi portandovi anche la peste. La presenza della peste sconsigliò a Galeazzo Visconti di intraprendere la difesa del novarese permettendo così agli inglesi di commettere ogni sorta di nefandezze e violenze. Arrivarono fino al punto di violentare in pubblico a Sizzano mogli e figlie in presenza di mariti e genitori (Avario). Mentre gli inglesi erano a Sizzano fecero, tra gli altri, prigioniero Ajcardone di Camodea, distinto letterato (Cotta). - Come detto Sizzano era sede di Pieve ed aveva potestà anche sui paesi vicini. Nel 1403 il pievano di Sizzano venerabile Stefano Ferraris, costruiva a Carpignano la chiesa di S. Ambrogio, oggi demolita. - Il 20 ottobre 1449 il territorio di Sizzano fu smembrato da Francesco Sforza dalla città di Novara e dato in feudo ai Tornelli. - Nel 1496 erano feudatari di Sizzano Giorgio e Pietro Caccia denominati Galletti (Rusconi). - Nel 1630 nacque a Sizzano Vittore Vercelloni “professore di poesia”. - Il 20 aprile 1663 S.E. Mons. Giulio Maria Odescalchi, vescovo di Novara consacra solennemente l’attuale chiesa parrocchiale di Sizzano, costruita, nonostante 5 anni consecutivi di terribile siccità che compromise tutti i raccolti, al posto della chiesa precedente ritenuta troppo piccola e inadeguata alla popolazione (990 anime). I sizzanesi lavorarono sotto la guida dell’arciprete Don Pietro Saggini, “teologo, oblato, con la passione del costruttore”, e poi del successore Don Giovanni Francesco dei Nobili Solari di Oleggio, compiendo l’impresa in meno di tre anni (dal 1651 al 1653). - Gerolamo Caccia di Sizzano, giureconsulto collegiato dell’imperatore Carlo V, nel 1709 fu nominato “Fiscale Generale Militare”. - Nel 1729 Sizzano fu ceduto a Lodovico Caccia. Tre anni più tardi ottenne il privilegio di non essere più infeudato. - Nel 1780 il marchese Luigi Tornielli fece tagliare, in accordo con il municipio, un antichissimo e grossissimo olmo che serviva da albo pretorio poiché, con i suoi rami e con la sua ombra, recava gran danno al giardino dei marchesi Tornelli. In cambio fece costruire, a sue spese, la statua della Madonna del Rosario con in braccio Gesù Bambino che, ancora oggi, si affaccia sulla strada provinciale al centro del paese. - Nel 1864 si dà inizio alla costruzione dell’Oratorio dell’Immacolata (chiesa di S. Maria) su progetto del novarese Marietti. - Nel 1867, per opera dell’arciprete Prone, vengono abbattuti il torrione e parte del recetto (33 magazzini e 13 cantine) allo scopo di formare l’attuale piazza “per decoro della chiesa medesima e a comando della popolazione”. - Nel 1951 vengono benedette e poste nel campanile le nuove campane. - Il 13 maggio 2001 viene chiusa al culto la Chiesa Parrocchiale per intraprendere i lavori di restauro ed installazione del nuovo impianto di riscaldamento. Durante i lavori vengono alla luce importanti reperti archeologici che, confermano le notizie storiche sull’importanza della Pieve di Sizzano. L’importanza dei reperti è tale che si è voluto progettare un nuovo pavimento sospeso per lasciarli accessibili agli studiosi e ai visitarori. La Chiesa viene riaperta al culto domenica 21 dicembre 2003.

PERSONAGGI ILLUSTRI

Luigi Pedrana, poeta, nato a Sizzano il 16/11/1896 morto a Sizzano il 5/04/1980. Letterato, scrittore, poeta che nelle sue opere ha mostrato un attenzione particolare per la civiltà agricola del suo paese, scrivendo tra le altre, molte poesie dove i protagonisti erano i contadini con la loro cultura e le vigne ed il vino di Sizzano. E' stato anche sindaco di Sizzano dal 1951 al 1955. A lui sono intitolate la Scuola Elementare e la Biblioteca Civica

Francesco Guglianetti, Statista, è stato a lungo deputato nel governo guidato da Cavour e come Segretario Generale del ministero degli interni ebbe una parte rilevante in tutti gli eventi politici dell’epoca, dalla spedizione dei Mille, alla conquista di Napoli da parte di Garibaldi alla nomina di Firenze capitale d’Italia.

EDIFICI, MONUMENTI STORICO-ARTISTICI E OPERE D’ARTE SIGINIFICATIVE

RICETTO – In un documento del 1140, Federico Barbarossa conferiva al Conte Guido da Biandrate, la giurisdizione su un altro numerose terre e castelli del novarese, tra l’altro terre e castrum di Sizzano, questo è il primo atto ufficiale che documenta la presenza di un ricetto a Sizzano. Ancora oggi questo castello si snoda intorno alla chiesa parrocchiale, purtroppo molto deteriorato e chiuso al pubblico, è ora in attesa di restauri che dovrebbero essere imminenti. Fu costruito per riparare genti e messi durante le scorrerie di truppe, cosa piuttosto frequente intorno all’anno mille e per tutto il medioevo, era probabilmente una struttura in legno, sostituita poi intorno alla fine del 1300 dall’edificio ora visibile. In epoca relativamente moderna, i locali presenti al suo interno sono stati usati come magazzini e cantine, ancora oggi sono presenti cantine di privati che vi producono e conservano il vino. Fino al 1866 il ricetto proseguiva nell’attuale Piazza Prone, dove ora è posizionato il monumento ai caduti c’era un torrione con la porta d’ingresso e intorno si snodavano 13 cantine e 32 magazzini sovrastanti, fino a quando il parroco di allora Don Biagio Prone, decise di fare abbattere questi edifici per creare la piazza del mercato e per liberare la vista della Chiesa di San Vittore al paese.

CHIESA PARROCCHIALE - L’importanza e l’antichità della pieve di Sizzano si conoscono da tempo, già intorno all’anno mille è documentata la presenza di una chiesa pievana con relativo battistero. Prove che dimostrano un antichità di gran lunga maggiore di quel che si pensava sono emerse durante lavori di ristrutturazione nel 2001 sono state trovate sotto l’attuale chiesa, i resti di almeno altri 5 edifici sacri, partendo da una chiesa proto cristiana risalente al terzo o quarto secolo. Sotto a questa si trova il basamento di un edificio romano, con caratteristiche di edificio pubblico (si presume un edificio termale, ma non ci sono ancora prove certe). La Chiesa attuale è stata ristrutturata integralmente verso la metà del 1600, dopo anni di incuria da parte del parroco e solleciti a mettere fine a questa situazione da parte dei Vescovi a partire dal Bescapè. Conserva al struttura a tre navate con una serie di cappelle e altari sotto le navate laterali. E’ presente nella cappella di San Domenico un quadro del 1657 di Bartolomeo Vandoni, famoso pittore oleggese. Nella prima cappella a Sinistra dell’ingresso di trova il battistero, recentemente restaurato, con un bel affresco del 1700. Sotto il pavimento della Chiesa si è mantenuto ciò che è stato trovato dagli scavi, resti di affreschi, le colonne delle varie fasi della vita dell’edificio. La parte sotterranea è visitabile durante i momenti in cui il paese è impegnato in manifestazioni particolari o su richiesta telefonando in comune. Per rendere accessibile a tutti ed in ogni momento dell’anno gli scavi è stato predisposto un pavimento in materiale trasparente calpestabile in tutta la zona dell’altare, si può visitare sempre negli orari di apertura dell’edificio sacro.


CHIESA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE – Non si anno dati certi sulla costruzione della Chiesa di Santa Maria, è presumibile che la prima chiesa sia stata costruita intorno al 1200 o 1300. Ha avuto fortune alterne fino al 1800 quando alla metà di questo secolo la chiesa venne demolita e riedificata. La statua della Madonna Immacolata che si trova all’interno di questo oratorio sembra essere di Scuola Viennese scolpita nel 1653.

ORATORIO DI SAN GRATO – Nel novero delle più antiche chiese sizzanesi trova un posto di rilievo San Grato. Come la chiesa di Santa Maria era ubicata all’angolo nord-ovest della Villa tardo medievale, San Grato venne costruita all’ingresso occidentale presso il ponte sulla roggia Canturina e sulla roggia Mora. La struttura archietettonica, soprattutto quella dell’unica abside superstite, fa pensare a una costruzione edificata in un periodo di passaggio fra il romanico ed il gotico. La sua posizione indica che aveva il compito di vigilare all’ingresso del paese e di dare rifugio ai viandanti. La scelta del Santo a cui è intitolata obbediva ai bisogni ed alle aspettative dei contadini locali, in quanto San Grato protegge le culture dal mal tempo, soprattutto dalla grandine. Passata ad usi profani nell’800, definitivamente sconsacrata venne adibita a vari usi, dalla falegnameria, al deposito, danneggiando molto gli affreschi che erano stati dipinti nei vari momenti della vita della chiesa. Oggi sull’edificio che ha avuto alcuni resaturi, è visitabile previo appuntamente in comune, all’interno dell’abside superstite sono visibili sulla volta un Cristo benedicente e sulla parete nord, una natività dipinti intorno al 1400.

SAN CLEMENTE – Sulla sommita della collina verso Ghemme, si ergono le mure perimetrali di un antico convento. Esistente come Chiesa di San Clemente fin dal medioevo, verso il 1235 alcune donne si stabilirono per consacrarsi a vita comune di preghiera e lavoro secondo le conseitudini dell’ordine diegli Umiliati. Fu sede conventuale fino al 1360, quando le suore ivi residenti chiesero al vescovo di potere lasciare l’edificio saccheggiato dai soldati inglesi passati per le terre di Sizzano e raggiungere alcune consorelle a Novara. Per 300 anni non si parlò più di San Clemente fino al 1600, quando si stabilì l’uso, da parte della popolazione, di portare ceri. Per alcuni decenni si stabilì la consuetudine di salirvi in processione il martedì dopo Pasqua e celebrarvi messa il giorno di San Clemente. Abbandonata dalla metà dell’800, ora non restano che mura perimetrali pericolanti.

SAN ROCCO – Costruita probabilmente verso la fine del 1400 San Rocco si trova a sud del paese. Ricostruita nel 1630 per proteggere il paese dall’epidemia di peste bubbonica che devastava la pianura padana (la famosa peste manzoniana) . Agli inizi del 700 la chiesa venne arbitrariamente inglobata nella proprietà del Conte Caccia, e nonostante le proteste dei sizzanesi, non fu più restituita al paese.

LA BERGAMINA – Ultimo oratorio costruito in territorio comunale, è nata per ringraziamento per la fine del secondo conflitto mondiale, nel luogo dove si nascondevano i partigiani della brigata Volante Loss. La colonna sulla sommità della quale è appoggiata la madonnina che proviene dalla Fabbrica del Duomo di Milano, venne costruita già nelle settimane seguenti il 25 aprile del 1945 ed inaugurata la prima domenica di agosto del 1945, durante una grande festa popolare, alla presenza di autorità e capi partigiani. Due anni dopo si apriva al culto la cappelletta costruita davanti al pilone della madonna. Ancora oggi la prima domenica di agosto nei pressi della cappella si tiene un frequentatissima festa.

IL CONTE DI CAVOUR, RAFFINATO ESTIMATORE La fama del vino sizzanese nei tempi moderni, si deve al grande statista piemontese Camillo Benso conte di Cavour, il quale (come sottolinea don Angelo Stoppa), oltre a essere sommo stratega risorgimentale, è anche provetto viticoltore. L'interesse cM conte di Cavour per l'agricoltura è ben noto: proprietario di vaste estensioni terriere e di aziende agricole e uomo d'affari, egli stesso sperimentò nuove tecniche di coltivazione e di irrigazione, nell'intento di rendere più moderna e più competitiva la produzione delle campagne del Regno Sabaudo; netta sua brillante carriera politica, inoltre, egli annoverò tra l'altro anche la carica di ministro dell'agricoltura e del commercio net 1850; quando fu ministro dell'Interno nel 1859 e nel 1860, , volle come suo segretario l'onorevote e avvocato Francesco Guglianetti, sizzanese almeno d'adozione. Qualche anno prima, nel 1845, quando era ancora capo della polizia di Torino, il Cavour ebbe modo di gustare e di apprezzare l'ottimo vino di Sizzano, e di esprimere un suo autorevole parere su di esso in una corrispondenza epistolare intrattenuta con Giacomo Giovanetti. Proprio il giureconsulto novarese, nell'intento di promuovere l'esportazione e il successo commerciale dei prodotti agricoli delle nostre terre, gli si era rivolto, e aveva avuto la buona idea di inviargli un assaggio del vino di Sizzano. Lo statista rispose da Torino nel luglio 1845 con una lettera che, già pubblicata nel secolo scorso dal Chiola, è stata fatta nuovamente conoscere in anni recenti dallo Stoppa, che tratta dei nostri vini, perchè di essi costituisce in certo qual modo il più autorevole blasone e la più altisonante patente di nobiltà. Scrisse il Cavour: "confesso ingenuamente che l'ottimo vostro vino di Sizzano mi ha quasi convinto della possibilità di fabbricare in Piemonte vini di lusso. Cotesto vino possiede in alto grado, ciò che fa il pregio dei vini di Francia e manca generalmente ai nostrani, il bouquet. Il bouquet del Sizzano non somiglia a quello di Bordeaux, ma bensì al bouquet del Borgogna, il quale per certe qualità prelibate come il Clos-Vougeot e il Romanet, gode la primizia su tutti i vini di Francia. Or dunque rimane provato che le colline del Novarese possono gareggiare coi colli della Borgogna; e che a trionfare nella lotta è solo necessario proprietari che diligentino la fabbricazione dei vino e ricchi ed eleganti ghiottoni che ne stabiliscano la riputazione". Il conte aveva le idee ben chiare. Dopo aver delineato le somme qualità del vino di Sizzano in paragone con gli aristocratici vini francesi, con il suo consueto pragmatismo e con il suo senso dell'imprenditoria egli sottolineava i due fattori assolutamente necessari per assicurare il decollo del prodotto dei nostri colli: la competenza diligente dei produttori e l'appoggio influente di ricchi ed eleganti ghiottoni. Quanto a dire che, pur data per certa l'ottima qualità del prodotto, ben poco si sarebbe potuto fare senza un buon "battage pubblicitario". Dal canto suo il Cavour esprimeva il desiderio di dare il proprio appoggio alle eventuali iniziative che si sarebbero prese: "vorrei sinceramente poter cooperare a questa crociata enologica. Farò il possibile nel ristrettissino cerchio in cui mi muovo per poter agire con efficacia, è mestieri che mi diciate se si trova in commercio vino della qualità di quello che mi avete mandato, e qual ne sia il prezzo; se mai il conte Solaro mi cede il suo posto, cosa alla quale io non lo credo molto disposto, manderò in regalo a tutti gli agenti diplomatici del vino di Sizzano. Intanto lo berrò io coi miei amici alla vostra salute". Dopo aver commentato la situazione delle leggi frumentarie e doganali del tempo a livello europeo, in vista di una loro evoluzione in senso liberista, e dopo aver preconizzato l'apertura dei mercati del Milanese (a quel tempo sotto il dominio austriaco) ai vini spiritosi del Novarese, il conte concludeva ricordando di aver mandato due bottiglie di Sizzano al marchese Cesare Alfieri, fondatore dell'Associazione Agraria Piemontese. Tredici anni più tardi, il grande statista piemontese, assurto ormai alle cure della politica internazionale, sarebbe tornato a degustare con piacere il pregiato vino di Sizzano. Di ritomo dallo storico convegno con l'imperatore francese Napoleone III a Plombières (da cui tanto sarebbe dipeso il Risorgimento italiano), il conte di Cavour sostò infatti a Romagnano dove, dal suo sostenitore e consigliere conte Tornielli, ricevette l'omaggio di alcune bottiglie del nostro vino: la tradizione sizzanese riferisce che queste vennero portate in gran fretta a Romagnano da Pietro Bianchi, intraprendente viticoltore.



Confina con i comuni di: Fara Novarese, Cavaglio d'Agogna, Ghemme e Carpignano Sesia. E' a circa ventidue chilometri da Novara.

Biblioteche[modifica wikitesto]

  • Biblioteca Civica Luigi Pedrana, Corso Italia 10

basta con i toponimi bilingui piemontese-lombardo![modifica wikitesto]

Molte voci riguardanti i paesi del novarese riportano il toponimo locale in due varianti, "piemontese" e "lombarda". Che significa? A Sizzano, come in tutte le altre località, si parla un solo dialetto, di base lombarda occidentale con netti tratti di transizione alle parlate piemontesi. Non siamo in un'area bilingue o trilingue. Inoltre, il "piemontese" e il "lombardo" sono due concetti linguistici complessi che solo su wiki assumono apparentemente un'identità unitaria e fuori discussione, quasi si trattasse di due standard linguistici ufficiali dotati di esercito, chiesa e parlamento. E poi, almeno, si faccia attenzione alla trascrizione: il paese si chiama eventualmente Sciön e non Scön! Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 79.41.242.234 (discussioni · contributi).