Discussione:Operazione Allied Force

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In data 22 febbraio 2006 la voce Operazione Allied Force è stata proposta per una valutazione di qualità, ma questa è stata annullata.
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cb La discussione proviene dalla pagina Wikipedia:Articoli in vetrina/Segnalazioni/Operazione Allied Force.
– Il cambusiere --piero tasso 18:44, 23 feb 2006 (CET)[rispondi]

La voce è da completare e reca imprecisioni se non inesattezze gravi e vistose. Su tutte, si fa passare l'attacco come autorizzato dall'ONU, il che è falso: "Da quando la NATO ha ricevuto delega dall'ONU per ripristinare la pace e fermare i massacri nel Kosovo..."; la NATO ha agito senza autorizzazione del Consiglio di Sicurezza. Oltretutto lo stesso statuto della NATO (art. 5, se ben ricordo), vieta(va?) all'alleanza di attaccare un Paese sovrano e membro dell'ONU senza provocazione militare, provocazione che mai venne portata a nessun Paese dalla Repubblica federativa di Jugoslavia. Allo stato attuale il punto di vista complessivo della voce è piuttosto parziale (malgrado qualche sforzo - secondo me insufficiente - di non apparire tale) e sinceramente penso sarebbe il caso di considerare l'ipotesi di dichiararlo non NPOV.--Piero Montesacro 02:20, 22 feb 2006 (CET)[rispondi]

Cerco di essere breve: sul da completare e sulle inesattezze, se me le elenchi ci penso e sistemo (o sistemi tu), eventualmente considero l'ipotesi di ritirare la candidatura per la vetrina. Per quanto riguarda la questione autorizzazione ONU, la situazione è controversa (perché in più sedi si è detto che non vi era) ma l'ONU aveva affidato alla NATO la risoluzione della controversia (cercherò la risoluzione del consiglio di sicurezza), sottointendendo anche il ricorso alla forza, anche se non ne ha esplicitato l'autorizzazione. Per quanto riguarda l'articolo 5, sì, lo so, la vieta tutt'ora, ma le deroghe sono state molte, questa la più clamorosa. Per il NPOV: purtroppo l'articolo soffre dell'essere stato scritto da pochi contributori, io il principale, e poi DavideO, che è ambasciatore serbo su wikipedia e ha fatto da garante sul NPOV. Gradirei capire da che punto di vista la voce è parziale, se a favore della NATO o contro, nel senso che anche il mio pensiero (se traspare) è molto controverso su questa Operazione, e non saprei dire chi abbia favorito tra le parti. --piero tasso 11:07, 22 feb 2006 (CET)[rispondi]

La voce è sbilanciata lato NATO, se così si può dire. Non te ne faccio una colpa particolare, vista la pressocché unanime superficialità e parzialità con le quali l'argomento è stato trattato dai media italiani e da gran parte dei partiti politici, sino a creare grottesche situazioni a posteriori: la coalizione che si rese responsabile di consentire la guerra contro la Jugoslavia (che sarebbe stata, all'epoca, quasi impossibile senza la partecipazione italiana), oggi si dichiara contro la guerra all'Iraq, laddove dal punto di vista del diritto internazionale e dell'ONU non vi sono sostanziali differenze tra le due situazioni. Vado a braccio e ti faccio - a memoria - un elenco di fatti, certamente incompleto:

  • A dispetto di circonvoluzioni e distinguo vari, la sostanza è che in entrambi i casi si tratta di interventi armati che contravvengono alla lettera della Carta dell'ONU, dello statuto ONU e, per quel che ci riguarda, dell'art. 11 della Costituzione Italiana. Se qualcuno avesse la pazienza di leggere questi documenti, anziché ascoltare solo la propaganda di qualsiasi parte, non potrebbe che convenire con quanto dico ed ammettere che la guerra del 1999 rappresentò un vulnus senza precedenti allo stesso concetto di Diritto internazionale voluto dagli Alleati e dagli USA in particolare già prima della fine della II guerra mondiale. Tale vulnus costituì la necessaria premessa al suo definitivo accantonamento con la presente guerra irachena, che segna il ritorno ad una situazione precedente alla stessa Società delle Nazioni.
  • "Rambouillet" non riguardava, per quel che ricordo, né l'ONU, né la NATO: si trattava in realtà di un "accordo" tra Federazione Jugoslava, Repubblica di Serbia e provincia del Kossovo sotto gli auspici USA, EU e della Federazione Russa. La Federazione Russa, in minoranza, non poté impedire che all'accordo fosse aggiunto un annesso "B" che di fatto proponeva l'occupazione NATO di tutta la Serbia meridionale, con la possibilità per le forze NATO di sorvolare liberamente tutta la Repubblica e di giungere via terra sino a Belgrado. Dunque niente caschi blu ONU e niente accordo di pace: si trattava della semplice occupazione militare di uno Stato sovrano. Vorrei chiedere quale politico di quale paese, non solo il delinquente Milosevic, avrebbe mai firmato un simile "accordo".
  • Il fatto che l'annesso "B" fosse stato aggiunto dopo lunghe trattative che parevano fruttuose, consente di sospettare che esso fosse destinato a impedire la firma dell'accordo da parte della Federazione Jugoslava, come difatti avvenne, e di creare di conseguenza un Casus Belli.
  • La situazione sul terreno, infatti, al di là della propaganda che parlava di massacri, non era neanche lontanamente paragonabile a quella che in Bosnia, anni prima, ne aveva davvero generati. L'UCK era noto all'Interpol come responsabile tra i maggiori del traffico di droga, dell'immigrazione clandestina e della prostituzione in Europa. V'erano inoltre relazioni di varie intelligence europee che segnalavano, come già in Bosnia, la sua infiltrazione da parte di elementi di quella che poi diverrà famosa come Al-Qaeda. Tale situazione avrebbe giustificato pesanti interventi repressivi in qualsiasi paese del mondo, anche Europeo, e non risulta che in Kosovo, anche in rapporto alla popolazione, vi fossero molte più vittime in percentuale di quante non ve ne fossero state a Napoli o a Palermo durante le guerre di camorra e di mafia.
  • Ciò nonostante, e malgrado il concretissimo pericolo che l'UCK prendesse il sopravvento sulle forze disarmate del leader democratico kossovaro Ibrahim Rugova, l'intervento fu deciso e preparato prima ancora che i negoziati di Rambouillet fallissero in ragione dell'annesso "B", come testimonia l'autorizzazione che il governo Prodi rilasciò per l'uso delle basi italiane ai fini d'attacco già nel 1998, con il voto a favore del Polo e quello contrario di Rifondazione Comunista.
  • Durante la campagna militare vi furono non solo supposti "errori", ma anche deliberati attacchi contro istallazioni civili, che furono in alcuni casi persino annunciati con anticipo e successivamente rivendicati da parte NATO come facenti parte di un disegno volto a infliggere se non perdite dirette, sofferenze alla popolazione civile, privata di acqua, luce, gas e telecomunicazioni. Tali azioni sono considerate come criminali dai Protocolli di Ginevra e dal Diritto internazionale. Tra questi, quello contro l'ambasciata Cinese fu condotto direttamente da basi USA nel Missouri per scavalcare il comando alleato NATO, che evidentemente non lo aveva consentito, vista la sua imperdonabile essenza criminale e il suo spregio delle più elementari basi non solo del Diritto Internazionale, ma anche di quello delle genti sviluppato da secoli.
  • Durante la campagna aerea molti velivoli, forse perché colpiti dalla contraerea jugoslava, sganciarono migliaia di bombe in Adriatico, incluse bombe al fosforo e all'uranio impoverito; alcune di queste bombe giunsero sulle spiagge italiane, causando paura e sconcerto, mentre altre ferirono gravemente nostri pescatori che se le trovarono nelle reti. Addirittura un aereo americano sganciò le sue bombe a 200 metri dal paese di Toscolano sul lago di Garda e il suo serbatoio supplementare sul monte Baldo.
  • In virtù della violenza e dell'escalation di attacchi contro i civili, sia a livello NATO, sia a livello di Governi dei paesi dell'Alleanza, incluso quello D'Alema, si chiese agli USA ripetutamente di limitare la portata dei bombardamenti e di concedere tregua in occasione della Pasqua.
  • Malgrado la fondamentale partecipazione italiana agli attacchi, la nostra Ambasciata a Belgrado restò aperta e funzionante, senza subire mai alcun altra molestia se non alcuni danni lievi causati da bombe NATO cadute nei pressi. Altre sedi di rappresentanze diplomatiche a belgrado, incluse quelle di paesi NATO e neutrali furono invece gravemente danneggiate dai bombardamenti.
  • I bombardamenti ai Ponti sul Danubio hanno causato danni gravi a tutti i paesi del bacino del fiume, interrompendone la navigabilità per anni.
  • Il bombardamento delle raffinerie e fabbriche chimiche di Pancevo ha causato un prevedibilissimo inquinamento molto grave sia dell'aria di Belgrado, sia del fiume Danubio.
  • Il bombardamento con DU (depleted uranium) ha riguardato soprattutto l'area che si voleva "salvare", il Kossovo.
  • Il risultato concreto di tutta l'operazione è stata la realizzazione della pulizia etnica da parte dell'UCK che, imbaldanzita dall'essersi ritrovata come propria aviazione quella della NATO, è entrata dall'Albania e dalla Macedonia nella regione al seguito delle truppe Alleate e ne ha cacciato tutte le etnie non albanesi, con l'eccezione dei pochi siti che la NATO è riuscita a proteggere. Ciò non ha impedito la distruzione di migliaia di case e chiese, alcune di rilevante interesse artistico e storico. Nel frattempo gli USA hanno creato un'enorme base in Kossovo (camp Bondsteel) e solo a fatica sono riusciti ad impedire che la guerriglia UCK espandesse la crisi in Macedonia e in Serbia meridionale.
  • Milosevic non è affatto caduto immediatamente dopo la scontata sconfitta militare, ma dopo molti mesi.

Ecco per il momento mi pare basti... Ciao, --Piero Montesacro 20:27, 22 feb 2006 (CET)[rispondi]


Solo alcune risposte, non a tutto che c'è troppa carne sul fuoco! Entro lunedì (nel weekend non avrò internet a disposizione) ricomincio i lavori, ho già allestito la sandbox per i lavori, pertanto sei invitato (anche altri, ovviamente)!
La voce è nata sotto cattive premesse: è nata come adattamento da una summa tecnica sulla campagna aerea (senza fronzoli di politica o altro) creata dal sottoscritto 5 anni fa (quando non ero certamente in grado di fare analisi politiche serie, ed assimilavo quanto dicevano i media), la puoi vedere qui. L'essere un adattamento (non un lavoro ex-novo) ha portato a molte imprecisioni, ad espressioni inopportune (non più verificate, ahimè) ed un taglio non adeguato ad una enciclopedia. I lavori di sistemazione sono durati poco, in quanto mi sono concetrato su aspetti mancanti della voce, quali appunto una analisi finale, una cronologia ed una relazione più attenta ai fatti politico-strategici, piuttosto che strettamente aeronautici.
Terminato il mea culpa ti dico che la tua critica all'articolo mi ha messo la pulce nell'orecchio, e sono subito andato a cercare documenti sul sito dell'ONU (lo conosco dal 2003, facendo ricerche sulla legittimità dell'intervento in Iraq). Dalle relazioni del Consiglio di Sicurezza e altri documenti ho notato subito i miei grossolani errori, ma ho notato anche che quella che sapevo era una mezza verità, ma raccoglierò i dati prima di risponderti su questo.
Per gli altri punti (più tecnici) ti replico subito, a braccio:
  • Oltre agli errori (quali alcuni missili andati fuori rotta, e simile sorte per alcune bombe a guida laser - nota che le armi intelligenti colpiscono il bersaglio con notevole precisione, errori da 2 a 15-20 metri, ma quando sbagliano di solito sbagliano anche di kilometri!) vi sono stati attacchi deliberati (alla televisione, alle centrali elettriche, ai ponti -i cui incidenti connessi non erano voluti, questo è certo) e questo mi pare sia espresso bene, nella cronologia ed in altre parti, incipit compreso. L'ambasciata, secondo me, non è considerabile un "errore volontario" in quanto il governo americano ha ammesso l'errore e si è scusato, non essendo emerse prove a favore dell'attacco voluto non si può dire che lo sia stato; in più gli aerei partiti dal Missouri (i B-2), hanno effettuato moltre altre missioni partendo da quella base, e non è pensabile che non fossero conosciute le rotte ai comandi NATO (gli obiettivi forse no), comunque questo è espresso bene nella voce, semmai si può aggiungere una espressione dubitativa (lo farò).
  • La pratica di scaricare le bombe non lanciate sui bersagli al ritorno dalle missioni è una prassi diffusa: si lanciano molti tipi di bombe (non compatibili con l'atterraggio), e si scaricano tutti gli armamenti nel caso di condizioni meteorologiche avverse, guasti o danni (ed in alcuni casi si ganciano anche i serbatoi supplementari di carburante), questo solo per questioni di sicurezza (visto che le bombe costano, alcune davvero molto). Le aree dedicate allo scarico delle bombe erano tutte nell'Adriatico ben lontano dalle coste, in aree presegnalate alla Marina Militare (che ha assai gravemente tralasciato di avvertire e segnalare adeguatamente il pericolo ai pescherecci). Un certo numero di bombe erano cluster, cioè a grappolo, dotate di piccole bombette (bomblet) all'interno. Il rotolamento delle onde ha attivato le spolette di alcune bombe che si sono aperte e alcuni pescherecci (a Chioggia un paio, non credo altri) ne hanno raccolte, con un ferito grave (o morto, non ricordo). La responsabilità di questi danni (danni anche economici alla pesca, tralaltro) è quasi tutta della Marina Militare italiana (che doveva prevederli e segnalare le aree, bloccare il traffico marittimo nelle aree e procedere immediatamente alla bonifica). Non si può parlare di bombe al fosforo (non vi sono notizie del loro utilizzo in Kosovo) nè di bombe all'uranio impoverito, in quanto il DU (Depleted Uranium) è impiegato abbonantemente per i proiettili dei cannoni (in particolare dell'A-10), non scaricabili in mare.
Non ho notizie di bombe scaricate in spiaggia (suona a dir poco assurdo, al massimo la marea può avercele portate, ma tenderei ad escluderlo) e le bombe sganciate nelle vicinanze di un villaggio (e di un campeggio) nel Garda erano in realtà 2 serbatoi esterni di carburante (sicuramente vuoti) sganciati da un F-15E in gravi difficoltà, forse colpito, che doveva rientrare ad Aviano in emergenza (ricordo il TG).
  • La nostra partecipazione è stata davvero fondamentale: nonostante il governo D'Alema dicesse che l'Italia partecipava soltanto ad azioni difensive (con tutta la genericità della formula), l'Italia ha partecipato alle missioni di attacco sin dal primo giorno (ma immagino che attacchi SEAD e simili siano considerabili difensivi, molto alla lontana...), ignoro le motivazioni per cui l'Italia ha potuto tenere l'Ambasciata aperta (me ne ricordo) ma immagino sia collegato alla posizione un poco ambigua del nostro governo.
  • Sull'UCK sono d'accordo e nell'articolo è detto anche che alcuni scontri furono cercati, tant'è che nelle relazioni degli osservatori si afferma come le risposte serbe alle provocazioni kosovare siano sempre spropositate ed eccessive, ma comunque risposte. Aggiungerei però che la situazione in kosovo precedente l'attacco NATO fosse comunque critica ed inaccettabile, non paragonabile a quella in Bosnia (ma per fortuna!).
Come ti ho gia detto ti parlerò delle mie analisi sull'ONU, la politica ecc quando avrò più tempo.
Se vuoi sapere cosa ne penso veramente di questa guerra, così da dare la massima trasparenza, ecco: i massacri andavano fermati, dall'ONU non vi erano possibilità di un via libera e la decisione della NATO ha sfruttato (non so se giustamente) una forte indecisione e ambiguità dell'ONU (tant'è che non ci volle molto a far credere che l'ONU avesse demandato il tutto). La guerra (sempre secondo me) moralmente giusta, è stata sbagliatissima nelle modalità catastrofiche ed inutili a fermare la pulizia etnica (anzi, avendola fatta impennare!). La gestione della crisi dopo quella pessima campagna militare è stata gravemente insufficiente (tant'è che serbi in kosovo non ve ne sono quasi più) con errori grossolani sia sotto il profilo militare (controllo del territorio scarso) sia sotto il profilo politico (compromessi osceni con l'UCK ecc). Infine, senza l'attacco NATO Milosevich sarebbe ancora lì ed il kosovo sarebbe completamente serbo (spero di non essere frainteso, chi mi da del guerraffondaio lo flammo!)
Proposte di modifica ed ampliamento:
  • chiarire le questioni politiche, creare un paragrafo con gli antefatti
  • fornire alcune informazioni sugli sviluppi successivi alla guerra (ma solo alcune, il resto va in Guerra del Kosovo)
  • chiarire meglio la posizione italiana
Per ora queste sono le mie idee di modifica e le mie risposte alle critiche (in buona parte accolte), le questioni politiche (su cui verte la più grossa critica, accolta quasi in toto) le tratterò (come già detto) appena ho tempo.
Scusa per la lunghezza dell'intervento, ma le critiche al mio "figlio" meritano una giusta trattazione. :-) Grazie mille, ciao --piero tasso 20:37, 23 feb 2006 (CET)[rispondi]


Innanzitutto voglio davvero dirti che sono davvero contento dello spirito con il quale hai accolto le mie critiche - che volevano essere costruttuive - e del modo in cui sta procedendo la discussione. Spero che si continui così e che si offra un esempio di come si debba e si possa costruire una voce davvero enciclopedica. Avevo già chiarito, spero, che non ti facevo una colpa del fatto che tu conoscessi solo una mezza verità; del resto mi sembra d'essere rimasto in perfetta solitudine nel fartelo notare, il che rappresenta una ragione di più per raccontarla tutta, questa verità, senza sconti per nessuno. Veniamo dunque subito alle mie controdeduzioni:

  • Al di là dei possibili errori e malfunzionamenti accidentali dei sistemi d'arma (ricordando comunque che l'intervento fu spacciato, specie da noi, per operazione di polizia e come tale forse, in un mondo ideale, implicherebbe che il poliziotto che invece di ammazzare il rapitore ammazza l'ostaggio forse paga, almeno stando ai codici...) c'è da rilevare che, senza dubbio, alcuni bombardamenti contro installazioni civili furono deliberati e rivendicati come volti a rendere miserabile la vita dei civili, allo scopo di piegarne la volontà di resistere. Queste attività sono criminali, in base al diritto internazionale.
  • Sull'ambasciata cinese: ancora mi rammarico di non aver salvato, all'epoca, la sequenza dei dispacci AP, AFP e Reuters, che quando da noi era notte fonda, nell'immediatezza dell'attacco, ribatterono la notizia almeno 5-6 volte nel giro di un paio d'ore secondo un pattern dal quale traspariva benissimo la manina dei consiglieri che erano quasi certamente intervenuti a imbastire la versione dell`errore. La CNN questi consiglieri (del Pentagono, sicuramente attendibilissimi!) li aveva fissi nella sua press-room, fu obbligata a tenerseli e lo denunciò. Quanto alle bubbole sul fantomatico "direttorato logistico" che doveva essere al posto dell'Ambasciata, non serve solo pensare - a posteriori - alla saga delle WMD irachene inesistenti: a me bastò andare in una AUTOGRILL vicino a Trieste e, trovata una carta STRADALE della Jugoslavia, verificare che la mappa di Belgrado recava l'ambasciata cinese là dov'era. Ma più di tutto parla il tipo di attacco portato: armi di precisione infilate in due diconsi due finestre, quelle degli addetti militari: perché mai usarle (costano un mucchio di soldi) contro un "direttorato logistico" che come tale poteva essere trattato con armi più adeguate? Poi se vogliamo illuderci di vivere in un mondo meno orribile di quello in cui viviamo, padronissimi...
  • Sulle bombe in mare: se la colpa, in Adriatico, è della nostra Marina, vale la pena parlarne. A me sta benissimo. Non so chi o cosa ci garantisca che non siano state sganciate bombe a contenuto tossico: io non ne sarei tanto sicuro: se non sono state usate certe bombe, non significa necessariamente non fossero state caricate; poi siamo certi che le uniche munizioni DU fossero quelle degli A-10? Ci sono anche i penetratori antibunker, credo, per dirne una. La mia proposta concreta è quella di chiarire che ci siamo accollati un bel guaio in acque basse come quelle Adriatiche e che non penso che i regalini siano stati ragionevolmente tutti dragati via. Io non ho mai parlato di bombe scaricate direttamente sulle spiagge, ma che ci siano arrivate, magari con il moto ondoso, non ci sono dubbi (se ne hai potrai verificare che ho ragione, di certo sono arrivate le cluster): come mi pare non ci siano dubbi sia poco simpatico e rilevante ai fini della nostra voce. Ma allora, forse, forse, le aree di sgancio non erano poi tanto ben lontane dalle coste come sembri credere tu; o forse qualcuno ha sganciato un po' a caso. Vedo con piacere che hai notato anche tu, oltre a quelli umani, i danni alla pesca: come io notavo quelli alla navigazione sul Danubio anche per Paesi tipo l'Austria.
  • Sulle bombe del Garda, sono informatissimo e ti prego di verificare, ecco i fatti:
  • Le BOMBE, diconsi bombe, non altro, sono state sganciate - in pieno giorno - di fronte all'imbarcadero del traghetto del paese di TOSCOLANO, certamente a meno di 400 metri dalla riva e dalle case. Lo stesso aereo, poco prima, aveva sganciato i serbatoi sul Monte Baldo. Grazie a Dio non hanno centrato il traghetto, né le case. Oltretutto la rotta veniva da Aviano, grosso modo, e credo che l'aereo sia finito a Ghedi.
  • I sommozzatori dei Carabinieri si sono immersi per recuperarle, ma sono riemersi a mani vuote concludendo che il recupero non era possibile in sicurezza senza avere dettagli sul modello delle bombe e sul loro essere armate o meno.
  • Un magistrato di Brescia ha richiesto all'USAF (responsabile del regalino) i dettagli in questione, dopo la fine della guerra, risposta: segreto militare. Morale della favola, le bombe sono sempre lì, a un'ottantina di metri (se ben ricordo) sotto la rotta dei traghetti. Puoi verificare il tutto sulla stampa bresciana.
  • I nostri TG, patetici, parlando (malamente) della faccenda, ebbero la faccia tosta di mostrare immagini del deserto lago di Val Vestino invece che la popolatissima riviera gardesana: chissà chi gli suggerì questa brillante mossa...
  • Sulla partecipazione italiana agli attacchi non ho mai avuto dubbi. Tu con il tuo lavoro non fai che dare forma e concretezza ai fatti, e fai bene.
  • Sull'UCK: in effetti è argomento piuttosto della voce sulla guerra in sé. Qui io sottolineavo a quale genere di gentlemen è stata regalata l'aviazione di cui non disponevano. Oltretutto credo che siano documentati diversi attacchi aerei jugoslavi (tattici) contro l'UCK, durante la guerra, credo anche con sconfinamenti in Albania, dei quali mi sembra tu non faccia cenno. Si è anche parlato di un attacco contro aerei NATO in un aeroporto Bosniaco. Qui però non ho fonti certe.

A me qui stava a cuore parlare dei fatti. Quanto a quel che tu ed io pensiamo della guerra, è un altro discorso. Se posso, ti faccio notare che non sembri trarre le conseguenze di tutte le cose che dici, e che condivido, tranne una: secondo me la guerra fu immorale. Forse non erano immorali le motivazioni dichiarate, ma la guerra, per come fu condotta, fu senz'altro immorale e disastrose furono e sono le sue conseguenze. Sin qui i fatti verificati e verificabili. Non sarei poi certissimo che Milosevic sarebbe ancora lì: un paio d'anni prima aveva vinto le elezioni solo per un soffio e quasi certamente la crisi indotta da un proseguimento delle sanzioni avrebbe ulteriormente eroso la base del suo consenso. Un'ultima cosa: a Belgrado e in tutta la Serbia vivono tuttora molti cittadini d'etnia albanese che nessuno ha mai molestato e vi sono moschee, in Kossovo resistono solo le chiese protette h24 dalle forze armate. Di sicuro la pulizia etnica c'è stata, ma contro i Serbi. Quel che sarebbe stato senza la guerra non possiamo saperlo per certo, ma sappiamo benissimo quello che la guerra ha prodotto. Per il resto sono completamente d'accordo con quanto proponi. A presto e ciao. --Piero Montesacro 23:17, 23 feb 2006 (CET)[rispondi]

Riferimenti[modifica wikitesto]

Da fonte assolutamente non sospetta (http://www.analisidifesa.it/), che cita ADNKRONOS (che a sua volta cita fonti del Tribunale Penale Internazionale per la ex-Jugoslavia), emergono fatti istruttivi sulla vera natura della situazione in Kossovo prima dell'attacco aereo, e la cui distorsione venne a costituire il casus belli della guerra:

http://www.analisidifesa.it/numero8/kosalb.htm

(Adnkronos) - Non solo gli albanesi ma anche i serbi sono stati vittime nel Kosovo. La nuova ricostruzione dei fatti che provocarono l'intervento della Nato contro la Jugoslavia, lo scorso anno, emerge dall'inchiesta internazionale in corso, secondo quanto anticipa il 'Sunday Times' di Londra, citando fonti vicine agli inquirenti del tribunale dell'Aja. L'esercito di liberazione kosovaro, l'Uck, sarebbe quindi stato un vero e proprio aggressore. Entro breve il tribunale dell'Aja potrebbe spiccare mandati di arresto contro diversi personaggi in vista della nuova scena politica kosovara, compresi, sembra, Hashim Thaci, l'ex leader politico dell'Uck, e Ramush Haridinaj, il suo attuale rivale politico. L'ex comandante dell'Uck, Agim Ceku, ora capo del corpo di polizia kosovara, potrebbe essere incriminato per crimini commessi contro i serbi quanto era nell'esercito croato. "Ci sono problemi reali nel fare luce nella loro struttura cellulare - spiega la fonte, riferendosi all'Uck - ma è probabile che finiremo per accusare funzionari di spicco dell'organizzazione. La difficoltà starà poi nel persuadere i Paesi della nato ad arrestarli". Le clamorose prove sarebbero a disposizione degli investigatori in cinque diversi siti del Kosovo, scoperti dalla polizia serba dopo aver ripreso il controllo del territorio perso nell'estate del 1998 e sui quali ha lavorato, la scorsa settimana, la forza di pace internazionale. Tre di questi siti dovrebbero essere i villaggi di Klecka, i cui crimini sarebbero attribuiti a Thaci, l'attuale leader del partito democratico kosovaro, Glodjane, dove Haradinaj, ora capo dell'Alleanza per il futuro del Kosovo, avrebbe ordinato l'esecuzione di 34 civili, e Orahovac, dove almeno 50 serbi rapiti sparirono nel luglio del 1998.

http://www.analisidifesa.it/numero8/mala.htm

Le truppe della K FOR e la polizia dell'ONU hanno dato il via ad un'altra operazione in grande stile contro la criminalità organizzata kosovara. Un'operazione che il 13 ottobre ha portato alla perquisizione una dozzina di abitazione, alla requisizione di 15 armi da guerra e 50.000 dollari in contanti e all'arresto di 25 persone, appartenenti al clan Geci, uno dei più importanti tra quelli che diedero vita all'UCK (l'Armata di Liberazione del Kosovo) e da sempre impegnato nella gestione di traffici illeciti quali droga, armi e prostituzione e negli attacchi contro la minoranza serba che ancora vive in Kosovo. Nei 16 mesi trascorsi dalla fine del conflitto decine di serbi sono stati uccisi dalla pulizia etnica concertata dall'ex UCK che non ha risparmiato molti kosovaro-albanesi moderati favorevoli alla convivenza con i civili serbi. L'azione di polizia contro il clan Geci, guidato da Sabit Geci attualmente in carcere a Pristina, non sembra aver risolto la diffusa pratica delle attività illecite e delle violenze contro i serbi, assai diffuse in Kosovo, ma almeno dimostra che la comunità internazionale cerca di assumere un atteggiamento più imparziale rispetto al passato. All'operazione, coordinata dal comandante della polizia dell'ONU Gordon Mc Rae, hanno partecipato 30 agenti e 300 Royal Marines britannici impiegati per circondare e setacciare un intero quartiere di Pristina.

Frase nell'intro[modifica wikitesto]

«Questa è la seconda azione militare della NATO dopo l'Operazione Deliberate Force nel 1995 e la prima contro un Stato indipendente.»

Non capisco il significato di questa frase. Si intende "la seconda" in quella zona? E in quella precedente lo stato non era "indipendente"? Ylebru dimmela 14:29, 6 giu 2007 (CEST)[rispondi]

ups, vista solo oggi :-) dunque, è stata la seconda azione della NATO in assoluto (se escludiamo la "semplice" contrapposizione nella guerra fredda :-) ) e la prima direttamente contro uno Stato indipendente in quanto quella precedente era contro le forze serbe nella Bosnia Erzegovina, e non contro la Serbia in sé (che se non erro non fu mai bombardata né messa in discussione), né contro la neonata Bosnia Erzegovina --piero tasso 20:27, 8 ott 2007 (CEST)[rispondi]

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