Discussione:ODESSA/bozza

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Con il termine ODESSA o, più precisamente, O.D.E.SS.A. (acr. ted. di Organisation Der Ehemaligen SS-Angehörigen, Organizzazione degli ex-membri delle SS), ci si riferisce ad una rete di ex-gerarchi e criminali nazisti fuggitivi, organizzata verso la fine della Seconda guerra mondiale da un gruppo di ex-ufficiali delle SS con la collaborazione e l'aiuto di altri soggetti per consentire la fuga dei gerarchi nazisti principalmente in America latina. Il concetto di una struttura organica ed unitaria dedita al salvataggio e alla copertura di SS e criminali nazisti denominata ODESSA diviene famoso nel 1972[1][2] grazie al grande successo[3] del romanzo thriller Dossier Odessa, scritto da Frederick Forsyth (avvalendosi anche della consulenza di Simon Wiesenthal), poi portato sul grande schermo da Ronald Neame con lo stesso titolo nel 1974.

L'esistenza di una organizzazione strutturata denominata ODESSA non è accettata da tutti gli storici. Alcuni autori ritengono che si tratti più di un mito e che le vie di fughe utilizzate dai nazisti furono molteplici e non riconducibili a un unico disegno (NOTE, sheppen e altri)

Altri aspetti oggetto di dibattito concernono chi organizzò la struttura e chi furono i fiancheggiatori NOTE.

O.D.E.SS.A.[modifica wikitesto]

La ricostruzione che ne fa Simon Wiesenthal[modifica wikitesto]

(NDR, quello che segue è, in gran parte, il corpo della voce. E' da verificare se in effetti è la ricostruzione del solo Wiesenthal o anche di altri e se in effetti è così descritta)

Nella primavera del 1946 un ufficiale americano mostrò a Simon Wiesenthal una busta sequestrata ad un colonnello delle SS, detenuto nel campo di prigionia di Ebensee, in Austria. Tra i documenti contenuti nella busta era presente il verbale di un colloquio che si era tenuto nell’agosto 1944 all’Hotel Maison Rouge di Strasburgo. Riuniti in consesso alla Maison figuravano rilevanti personalità legate al mondo dell’industria e della finanza: il re del carbone Emil Kirdof, il magnate dell’acciaio Fritz Thyssen, Georg von Schnitzler della IG-Farben, Gustav Krupp, il banchiere di Colonia Kurt von Schroeder, oltre ai portavoce della VW Werke, della Bussing Reihmetal, della Siemens, della Röchling. Erano inoltre presenti i delegati di Martin Bormann, di Albert Speer e di Wilhelm Canaris: settantasette uomini rappresentanti gran parte del potere politico-economico della Germania nazionalsocialista hanno avviato una riunione che si protrarrà per oltre quarantotto ore. In conclusione fu approvata la proposta avanzata dal delegato personale di Bormann: gli imprenditori avrebbero finanziato la fuga dei gerarchi, i quali avrebbero custodito e gestito tutti i capitali trasferiti all’estero. Una soluzione che avrebbe garantito la salvezza ai gerarchi nazisti, oltre alla possibilità della rifondazione di un Terzo Reich in luogo e con modalità da definirsi, e agli imprenditori l’opportunità di conservare i loro beni e metterli in salvo dalla confisca che sicuramente sarebbe seguita alla sconfitta militare.[4]

A seguito dell'incontro di Strasburgo cospicue somme di denaro vennero subito trasferite in banche di Paesi neutrali: Svizzera, Spagna, Turchia e soprattutto Argentina e Paraguay. Con i capitali tedeschi vennero create di lì a poco numerose società commerciali: secondo un rapporto del dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti che risale al 1946 furono in complesso 750 le imprese finanziate dagli industriali nazisti; 112 in Spagna, 58 in Portogallo, 35 in Turchia, 214 in Svizzera, 98 in Argentina e 233 in varie altre nazioni[5]. Grazie all'esperienza maturata nel corso della guerra da ufficiali dell'RSHA, in un lasso di tempo relativamente breve l'O.D.E.SS.A. riuscì a mettere in piedi inoltre un sistema di corrieri, che riuscirono a far uscire clandestinamente dalla Germania gli uomini delle SS. Alcune persone riuscirono persino a procurarsi un lavoro come autisti dei camion dell'esercito americano sull'autostrada Monaco-Salisburgo, nascondendo i fuggitivi sul retro dei veicoli per farli passare oltre il confine austriaco. Ogni 50 km era stanziata una Anlaufstelle ("Centro di ricezione") di O.D.E.SS.A., gestito da non più di cinque persone, che erano a conoscenza soltanto delle due Anlaufstellen che precedevano e seguivano la propria lungo il percorso. Molti uomini delle SS terminavano il loro viaggio a Bregenz o a Lindau, due località sul lago di Costanza, da dove passavano in Svizzera e infine salivano su voli aerei civili diretti in Medio Oriente o in Sudamerica.

O.D.E.SS.A. percorreva anche la cosiddetta "Via dei Monasteri" (detta anche ratline o Rattenlinien ovvero la "via dei ratti") chiamata così per il fatto che i fuggiaschi riparavano nei luoghi di culto, memori di una tradizione medievale per cui tali luoghi erano inviolabili e quindi sicuri per definizione, tra l'Austria e l'Italia, dove il clero cattolico anticomunista faceva passare i nazisti ricercati attraverso una lunga serie di "case rifugio" di religiosi. Oltre a ciò l'organizzazione manteneva importanti contatti con il personale delle ambasciate di Spagna, Egitto, Siria e di numerosi Paesi sudamericani.

Secondo Simon Wiesenthal [6] la formazione di “comitati di soccorso” per l’assistenza ai criminali detenuti ebbe una parte rilevante nella genesi dell’organizzazione O.D.E.SS.A. Sotto la copertura degli aiuti umanitari questi comitati raccoglievano fondi, stabilivano contatti tra vecchi camerati e contrabbandavano lettere. La via di fuga principale attraversava la Svizzera e quindi l'Italia. Ad aiutare i gerarchi in fuga, secondo Wiesenthal, sarebbero stati alcuni prelati della Chiesa cattolica e in particolare i francescani che nascondevano i fuggiaschi da un monastero all'altro. Wiesenthal ritiene che tale aiuto sia stato dato fraintendendo il concetto di carità cristiana[7].

Ricercati come Walter Rauff e molti altri criminali di guerra probabilmente utilizzarono O.D.E.SS.A. per scomparire; altri nazisti come Adolf Eichmann, Josef Mengele, [[Herman von Alvensleben], Franz Stangl, trovarono rifugio in America Latina[5].

Uno dei principali organizzatori di O.D.E.SS.A. fu l'SS-Obersturmbannführer Franz Roestel, che aveva combattuto nella divisione "Frundsberg" delle Waffen-SS; mentre altri ritengono che l'SS-Obersturmbannführer Otto Skorzeny (figura controversa e secondo alcuni legata alla CIA) e l'SS-Sturmbannführer Alfred Naujocks siano stati attivi nell'organizzazione e in particolare Skorzeny fosse il direttore della struttura[8].

Altre ricostruzioni[modifica wikitesto]

Uki Goñi, nel suo libro The Real Odessa: Smuggling the Nazis to Perón's Argentina[9] , suggerisce che il Vaticano abbia avuto un ruolo attivo nella copertura dei gerarchi nazisti in fuga. Analoga ricostruzione fanno Daniel Jonah Goldhagen, [10] e Michael Phayer[11].

Il giornalista tedesco Guido Knopp avanza l'ipotesi che ODESSA sia più un mito che una reale organizzazione strutturata e che in realtà le vie di fuga furono molteplici[12]. Analoga posizione ha Schneppen che ritiene ODESSA più un mito che una reale organizzazione, egli contesta l'uso delle fonti fatto da Goni e dallo stesso Wiesenthal, pur non disconoscendo che sono esistite vie di fuga e che ci sia stato un fattivo aiuto alla fuga da parte di alcuni prelati cattolici [13]

Il ruolo dei servizi segreti[modifica wikitesto]

NDR esprimo i concetti in breve

R.J.B. Bosworth sottolinea i legami tra Skorzeny e la CIA. Tali legami hanno spinto alcuni autori come Lee e Brussell (NDR. da verificare) a parlare esplicitamente di copertura della rete Odessa da parte della CIA

Cinematografia[modifica wikitesto]

  1. ^ Conspiracy Encyclopedia, p. 218; "The Organisation der ehemaligen SS Angehorigen (ODESSA), made famous by novelist Frederick Forsyth and his source, Jewish Nazi hunter Simon Wiesenthal may be a figment of the imagination as an SS ratline organization".
  2. ^ L’Argentina rifugio delle SS di Uki Goñi e Alessandro Melazzini
  3. ^ Corriere dela Sera: «I ragazzi venuti dal Brasile» e «Dossier Odessa» La sua vita diventò spy story
  4. ^ Cfr. Simon Wiesenthal, Giustizia, non vendetta, Mondadori, Milano, 1999, p. 71; Jorge Camarasa, Organizzazione ODESSA, Mursia, Milano, 1998, pp. 13-16
  5. ^ a b Odessa
  6. ^ Simon Wiesenthal, Giustizia, non vendetta, Mondadori, Milano, 1999
  7. ^ Odessa
  8. ^ Nazi war crimes, US intelligence and selective prosecution at Nuremberg: controversies regarding the role of the Office of Strategic Services, Michael Salter, Routledge, 2007 ISBN 190438580X, 9781904385806
  9. ^ Goñi, Uki (2002): The Real Odessa: Smuggling the Nazis to Perón’s Argentina. New York; London: Granta Books. ISBN 1-86207-581-6
  10. ^ Daniel Jonah Goldhagen Una questione morale. La chiesa cattolica e l'olocausto, Mondadori, Milano, 2003. Trad. Alessio Catania
  11. ^ Michael Phayer La chiesa cattolica e l'olocausto, Newton & Compton, Roma 2001. Trad. Roberta Continenza
  12. ^ Guido Knopp, Les SS. Un avertissement de l'histoire ; Presses de la Cité, Paris, 2004.
  13. ^ La bufala di Odessa a cura di Melazzini

Bibliografia[modifica wikitesto]

  • Uki Goñi, Operazione Odessa, Garzanti, 2003, ISBN 88-11-69405-1.
  • Marco Aurelio Rivelli, "Dio è con noi!", Kaos, Milano, 2002.
  • Simon Wiesenthal, Giustizia, non vendetta, Mondadori, Milano, 1989. Trad. Carlo Mainoldi.
  • Mark Aarons - John Loftus, Unholy Trinity: The Vatican, The Nazist and the Swiss Banks, St. Martin's Press, New York, 1998.
  • Jorge Camarasa, Organizzazione ODESSA, Mursia, Milano, 1998. Trad. Giorgio Vincenzo Panetta.
  • Giovanni Maria Pace, La via dei demoni, Sperling & Kupfer, Milano 2000.
  • Marisa Musu – Ennio Polito, Roma ribelle, Teti editore, Milano, 1999.

Voci correlate[modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica wikitesto]