Discussione:Ignazio Pisciotta

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Autore scritta «È meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora»[modifica wikitesto]

L'autore sembrerebbe Rampa Corrado https://ilquartore.wordpress.com/2017/01/22/la-verita-di-mio-nonno-contro-la-retorica-del-regime-una-storia-del-novecento/ Non so comne correggere il testo. --Semplicione (msg) 12:23, 19 nov 2021 (CET)[rispondi]

No! Come ben spiegato nel testo, l’attribuzione è dubbia per chiunque poiché negli anni furono in molti ad essersi auto-attribuiti la frase, rivendicandone la paternità, e lo dico con certezza perché io stesso ho inserito la cosa coi riferimenti puntuali in voce (vedasi cronologia); in realtà la frase era già stata usata in epoca risorgimentale, come da mie ricerche che ho poi provveduto a mettere con riferimento (anch’esso in cronologia), che anche qui riporto (dalla nota 5): «Si veda “Il Risorgimento italiano. Biografie storico-politiche d'illustri italiani contemporanei, per cura di Leone Carpi”, vol. II, Milano, Vallardi, 1886, a p. 241, mentre, in merito alla scritta sul muro della casa diroccata si veda il «Corriere della Sera» del 31 luglio 1918, dove, nella sua corrispondenza di guerra, Arnaldo Fraccaroli scrive sulla frase vista dopo la battaglia del Solstizio, riformulandola.
Cfr. in Michele Cortelazzo,
Meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora del 20 febbraio 2016.» anche se, vista la fama ottenuta in seguito al discorso del Duce, su di essa circolarono diverse rivendicazioni.[6][7][5] (vedere le note). Saluti. --Nicola Romani (msg) 13:50, 19 nov 2021 (CET)[rispondi]
Ma hai letto il link e hai visto la "Foto del rudere con la scritta.nella sua posizione originaria. E’ evidenziata la zona in cui mio nonno incise il proprio cognome, appena visibile, con il pugnale."
Stiamo parlando di chi ha scritto la frase non di chi l'ha ideata. Ciao. --Semplicione (msg) 17:16, 19 nov 2021 (CET)[rispondi]
Ciao! Sì, certo, ho visto, letto, vagliato il tutto e capito cosa intendi ma la pagina di Pisciotta parla invece di chi l’ha inventata, infatti: “…Gli viene attribuita anche quella di «È meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora», ripresa anche da Benito Mussolini in un suo celebre discorso, sebbene il Pisciotta non ne parlasse. La sua reale paternità rimane dubbia, dal momento l'origine della frase è di molto antecedente alla battaglia del Solstizio (quando apparve anch'essa sul muro di una casa diroccata dai bombardamenti a Sant'Andrea di Barbarana, presso Ponte di Piave), addirittura risorgimentale[5]…” mentre suo nonno, oltre ad auto-attribuirsi il fatto di averla scritta con un pezzo di carbone, incidendo poi col pugnale il suo nome sul pezzo di parete, si auto-attribuì anche più volte l’invenzione del motto, e cito: “[…] Il mio motto, venne conosciuto da tutto un popolo ed infine venne inciso su monete d’argento, al lato dell’effige del RE SOLDATO e del FASCIO LITTORIO.[…]”, poi ancora: “ In quanto a palesare di essere stato l’autore del motto”, il che è diverso dall’essere l’autore della scritta.
Quindi, come riportano la pluralità delle fonti (e seguendo la metodologia della ricerca storica che ci dice come non si possa fare alcun affidamento alle memorie personali), ad attribuirsene la paternità furono tanti, lei ovviamente ha i documenti solo di suo nonno (che, pare, incise il suo cognome: RAMPA, sulla parete) ma chi ha scritto in merito evidentemente ha vagliato la documentazione archivistica disponibile fino a trovare il motto in fonti risorgimentali. Il che, direi, chiude e dirime la questione invenzione.
Inoltre giova ricordare che quelle foto in bianco e nero erano opera dell’Ufficio P (propaganda) dell’Esercito, presso il quale Pesciotta lavorava, e visto anche che quella sul pezzo di muro al cimitero di Fagarè non pare essere in carbone ma dipinta, direi che pure sull’autore della scritta (anche per calligrafia comparata con quella “Tutti eroi! O il Piave o tutti accoppati”) tenderei a non avere nemmeno tanti dubbi neppure su questa.
Tuttavia, la forma dubitativa riportata nel testo della presente pagina biografica in cui è scritto: Gli venne attribuita anche […] e la chiosa: la sua reale paternità rimane dubbia, la rende una formulazione più che corretta. Ciao! --Nicola Romani (msg) 09:14, 20 nov 2021 (CET)[rispondi]
P.S.
Inoltre a far capire che l’autore della scritta sul muro non possa essere suo nonno c’è il fatto che, come riportato alla nota 5 della pagina biografica del Pesciotta, la frase viene citata già nel «Corriere della Sera» del 31 luglio 1918, dove, nella sua corrispondenza di guerra, Arnaldo Fraccaroli, scrive di averla letta dopo la battaglia del Solstizio, riformulandola leggermente. (Cfr. in Michele Cortelazzo, Meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora, del 20 febbraio 2016, nella sua rubrica: Parole. Opinioni, riflessioni, dati sulla lingua, per il suo blog.
Ora invece, leggendo la storia di suo nonno, a link sopra, nella sua lettera leggiamo il suo racconto dove dice: “[…] Io Rampa Corrado, nei primi giorni di ottobre 1918, mentre facevo parte alla 326/a Batteria Bombarde, con postazioni a ridosso dell’argine del Piave, nella borgata Sant’Andrea (Fagarè)[…] sentii spontaneo il bisogno di consacrare l’espressione del mio animo commosso, in gloria a i nostri morti e di sprezzo ai vili, scrivendo sopra un rudere che si ergeva lì presso, come una lapide funeraria, servendomi di un pezzo di carbone, la frase: “È MEGLIO VIVERE UN GIORNO DA LEONE CHE CENTO ANNI DA PECORA”.
Quindi neppure la data torna! --Nicola Romani (msg) 16:01, 20 nov 2021 (CET)[rispondi]