Discussione:Dialetti toscani/Archivio01

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Suddivisione dialetti toscani

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Non credo che la suddivisione dei vernacoli toscani fatta sulla pagina sia quella più appropriata. Soprattutto mi sembra strano non includere il lucchese e soprattutto i dialetti versiliesi come varianti del toscano-occidentale. Credo che i vernacoli compresi fra l'area fiorentina e quella senese andrebbero classificati come "centrali", in contrapposizione ai vernacoli occidentali. Le altre due suddivisioni "meridionali" e "settentrionali" sono più marginali e più ristrette. Emiliano Baggiani



Il Pistoiese come variante del dialetto fiorentino non è sostenibile. Le varianti sono troppe rispetto al fiorentino (si pensi alla sola affricazione di s > z in parole come inzalata, il zole, ecc.) e gli elementi che lo accomunano ai dialetti toscani occidentali sono troppi (ad esempio: il dittongo lucchese "ié" in luogo di "iè" in parole come in diéntro, il raddoppio di m in posizione intervocalica in parole come "fummo", "stommaco", etc.). Il Bertoni lo classifica come dialetto dell'area toscana occidentale, il Castellani come dialetto di transizione tra il fiorentino e il toscano occidentale. Dunque non si tratta di variante del dialetto fiorentino bensì di una variante a sé stante.

Ho inserito [senza fonte] sul pistoiese. In ogni caso puoi modificare già da ora inserendo i dovuti riferimenti bibliografici. Qualche commento da linguista in fasce quale sono: sei sicuro che l'affricazione di s > z in parole come insalata non esista nel fiorentino? Nel caso di "il sole" e similari la cosa non è comparabile dal momento che nel fiorentino si toglie la l e si raddioppia la s mentre nel pistoiese è la i che tende a scomparire. Parole come "fummo", "stommaco" fanno forse parte del dialetto antico, oggigiorno questo raddoppiamento intervocalico non esiste più. Diéntro non l'ho mai sentita. In ogni caso a Pistoia si dice "cèntro" e non "céntro". Buon lavoro --Rutja76(scrivimi!) 13:02, 28 ago 2006 (CEST)[rispondi]
Non sono un linguista , però sentendo parlare i pistoiesi, essendo della costa, riscontro nettamente che è una parlata molto più vicina al toscano-occidentale (che ricordiamolo ha degli influssi un po più nordici, specie liguri) che non al fiorentino di città. Emiliano Baggiani

Voglio correggere i link di macchiavelli e di boccaccioπππ ma Perchè non riesco a modificare questo articolo ?--Icaro 19:48, ott 9, 2005 (CEST)

non sono toscano ma abito in Toscana da qualche anno, ma questi "alò" (che suona molto come di origine francese -> allons) e "tegame" sono proprio pantoscanici, o limitati ad una zona circoscritta? gbnogkfs/83.176.64.228 8:14, 22 gennaio 2006
"Alò" e "strullo" non sono pantoscani nella maniera più assoluta... Nell'area costiera (da livorno in su) non si sentono praticamente mai e si sentono esclusivamente da locutori fiorentini,senesi o aretini. Emiliano Baggiani
Parlando dell'area costiera "alò" non si usa molto, mentre "tegame" è comune almeno da Forte dei Marmi (confine con la provincia di Massa, dove parlano un dialetto già diverso da quello di Viareggio - distanza 10 km) fino a Livorno (più a sud non lo so) - --Klaudio 22:07, 19 apr 2006 (CEST)[rispondi]

Insonorizzazione della Z affricata alveolare

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Eliminata la sezione di cui all’oggetto, ché di «trasformazione» non si tratta, ma di mantenimento: è italiano standard (pronuncia tradizionale)!

Inoltre, faccio notare che in italiano standard [s z ts dz] sono dentali, non alveolari (cfr. L. Canepàri, MaPI. Manuale di Pronuncia Italiana, «Zanichelli», Bologna 1999, seconda edizione).

P.S. Condivido le perplessità di gbnogkfs riguardo ad alò. Tegame, poi, mi sembra circoscritto all’area livornese (e pisana)… -Infarinato 01/02/06 13:06 GMT

Tegame è diffuso ovunque sulla costa, l'ho sentito anche a massa; fino a Viareggio è termine comunissimo. Emiliano Baggiani


Alò è un'espressione prettamente aretina. L'espressione tegame, invece, è comune alla granp parte delle province toscane.--Ş€ņpãİ-26 - おたく scrivimi 14:09, 1 feb 2006 (CET)[rispondi]

Nell'ambito di parole limitate ad alcune parti del dialetto toscano, si potrebbe aggiungere il deh o de' livornese? E' chiaramente un'interiezione però è un termine distintivo tipico esclusivamente del pisano-livornese e proprio per questo rilevante(ebbene si si usa anche a Pisa e parecchio). Tegame viene usato dappertutto qui in Toscana a mio parere. Bukkia 15:00, 1 feb 2006 (CET)[rispondi]

Non confondiamo i dehe pisano con il de' livornese! Comunque il dee (o, nella dizione completa, che non riporto per evitare accuse di turpiloquio) è usato anche a Viareggio - --Klaudio 22:10, 19 apr 2006 (CEST)[rispondi]

NOTA - Ho tentato di imitare la pronuncia nei tre dialetti, anche se non è facile trascrivere.

Inoltre non ho mai sentito dire strullo, semmai trullo, forse la prima forma non è proprio pantoscana, ma allora sarebbe meglio segnalarlo come (s)trullo. Bukkia 15:06, 1 feb 2006 (CET)[rispondi]

Strullo è addirittura lemmatizzato nei principali dizionari [d’italiano]: è quantomeno fiorentino e pisano (toscano occidentale?). Alò è diffuso anche a Pisa. Quanto a tegame, direi che è voce prettamente (originariamente?) livornese, recentemente diffusasi grazie al Vernacoliere. -Infarinato 01/02/06 14:18 GMT
P.S. Non confondiamo (graficamente) il /'de*/ livornese col deh /'dE/ letterario, pena il suscitare le ire del Cardinali… -Infarinato 01/02/06 15:12 GMT
Scusa x la grafia del ma non so come possa essere scritto più ufficialmente.. del resto l'ho visto scritto molte volte in vari modi: deh, de' come troncato, anche .. Quello dello strullo giuro mai sentito dire... sarà che nella zona di Pescia non usa dire questo termine.. Bukkia 17:10, 1 feb 2006 (CET)[rispondi]
P.S. Alò a Pisa??? Anche questo in due anni che ormai sto ogni giorno tutto il giorno a Pisa non mai sentito un Pisano che dica Alò. Propenderei per il fatto che sia più tipicamente Aretino. Alò non è diffuso nè a Lucca, nè nella Valdinievole dove ho casa Bukkia 17:17, 1 feb 2006 (CET)[rispondi]
Non per essere pignolo... comunque strullo è si presente nel vocabolario Zingarelli... il quale ne dà l'origine: è un derivato di trullo con una s- preposta.. Ed entrambi derivati da citrullo che non sembra però di origine strettamente toscana nel vocabolario. E comunque non è una forma pantoscana e sicuramente non usata a Pisa... almeno non in tempi recenti. In Valdinievole ed in Lucchesia non ha alcun significato strullo... per quanto il dizionario lo citi come toscanismo, non credo che possa essere considerato una forma pantoscana. Come Alò pensò rappresenti una forma locale.
Mi sembra che nessuno abbia scritto che strullo è utilizzato a Pisa, è espressione tipica della bassa toscana ed in particolare delle province di Siena e Grosseto, anche se è comunemente usato anche a Firenze ed Arezzo.--217.172.201.245 14:56, 2 feb 2006 (CET)[rispondi]
Allora, brevemente, su alò: a Pisa, sí, è diffuso, ma non molto: è pronunciato perlopiú [,a:'lO:] e sta per «lo vedi cosa succede a non darmi retta», «bravo bischero», etc. Resta da vedere che questo alò abbia lo stesso etimo dell’alò aretino (q.v. infra)… --Infarinato 16:03, 2 feb 2006 (CET)[rispondi]
Strullo è tipicamente fiorentino, ma è (era?) perfettamente comprensibile a Pisa. Vedi, c’è anche il discorso generazionale: per la mi’ nonna di Vecchiano (PI) strullo era normale come per la mi’ nonna di Ponte a Egola (S. Miniato: già FI, ora PI). --Infarinato 16:03, 2 feb 2006 (CET)[rispondi]
Ma qui vorrei soprattutto sollevare una questione di metodo: m’era parso che [nella sezione Lessico] si volesse menzionare alcune parole [italiane, ma] d’uso prettamente toscano, tipo babbo (che però è diffuso anche in Sardegna), gota, sottana, sistola, bischero ([ormai pantoscano e] molto piú rappresentativo di strullo)… Ora, però, ci s’è infilati in un ginepraio di varianti diacoriche che, da una parte, non possono piú essere considerate [pan]toscane (e, quindi, cosa ci stanno a fare?) e che, dall’altra, sono estremamente difficili da circoscrivere geograficamente. Inoltre, lascerei da parte le «parolacce»: ogni regione/dialetto ha le sue (piú o meno «italianizzate»): sono in genere una caterva, e perciò non particolarmente significative.
Per darvi un’idea di come sia complicato ricostruire l’etimologia e definire l’esatta distribuzione geografica di certe parole, vi faccio l’esempio di alò.
Il Battaglia (Grande Dizionario della Lingua Italiana, in 21 voll.) dà: «Alò = Fr. allons ‘andiamo’ (da aller ‘andare’); il n 2 è la voce francese e inglese con cui si risponde al telefono (per avvertire della presenza di chi ascolta): fr. allo, deriv. da allons, ma incrociatosi con l'anglo-americano hallo (anche halloo), docum. nel 1700 (come esclamazione di sorpresa o di richiamo a distanza, specie durante le partite di caccia. Cfr. P. Viani, 61: «Orbè, olà, alò, e simili sono voci e termini usati per farsi sentire da chi è alquanto lontano… Alò dal francese allons andianne… Andianne andianne, eccola fuora: cosí vanno gridando i cacciatori la mattina avanti giorno, per isvegliare i compagni: lo stesso che 'alò alò». Gli esempi dati sono di G. M. Cecchi, Fagiuoli, Arlia e Calvino.
Tuttavia, il Tommaseo-Bellini, che precede d’un secolo il Battaglia, non è d’accordo (grassetto mio): «[T.] Escl. esortativa, che non viene dal fr. Allons, come vuole il Minucci, Not. Malm., ma col suono esprime la cosa, ed è affine al versiliese Alilò, che i fanciulli usano nel giuoco di capo a nascondere, quando, rimpiattati, invitano altri a cercarli.
2. † [M.F.] Escl. che indica risentimento, eccitazione, e sim. Fag. Rim. Alò, Chi t'insegnò, importuno, Parlar di me in discredito così? Cecch. Assiuol. 3. V. An. Orsù, se io ti vorrò, io dirò, Alò, chia chia. E 4. III. Or. Ho io sentito l'uscio di madonna Anfrosia? Egli è esso alò: la serva m'accenna. Zannoni. (Mt.) Alò, esponete quello per cui siete venuto.»… E si noti che Giovanni_Maria_Cecchi è fiorentino, non aretino!
Il TLIO, poi, cita «Lat. ad locum (Rohlfs, § 932). || ma LEI s.v. ambulare (2, 739.50)». La prima attestazione di questa interiezione si avrebbe addirittura in un volgarizzamento «toscano-veneto» (?) dei quattro vangeli del 1399!
Al che io vorrei sapere come si fa ad affermare con tanta sicumera che alò «nasce in Valdichiana per poi diffondersi nelle campagne limitrofe»: se è frutto di ricerche personali e/o recenti, lo si dica!
Inoltre -e qui concludo- per conoscere l’attuale distribuzione di certi vocaboli, bisognerebbe consultare l’AIS (Atlante [linguistico] italo-svizzero), ammesso e non concesso che li riporti. --Infarinato 16:03, 2 feb 2006 (CET)[rispondi]
P.S. Strullo è marcato «tosc.» da Battaglia e GRADIT. L'hanno usato: Nieri, C. Marzocchi, Tozzi, Bacchelli (agg.); e Soffici e Gadda (sost.). --Infarinato 16:03, 2 feb 2006 (CET)[rispondi]
Allora forse concorderei su includere solo forme pantoscane ed in uso... Per il fatto di strullo mi sono affidato a ricerche personali nell'ambito pesciatino e pisano, dato che ho avuto modo di recarmi a Pisa... purtroppo non è stato grande il numero delle persone a cui ho potuto rivolgermi ma ho cercato di variare l'età delle persone a cui ho chiesto, questo soprattutto in ambito pesciatino... ho constatato che almeno qui non è conosciuto, solo la forma trullo. A questo punto sarebbe meglio evitare discussioni ulteriori e concorderei con l'affidarci all'AIS, che spero di poter consultare, trovandosi questo al dipartimento di Linguistica e Glottologia della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Università di Pisa; come studente posso entrarvi, non so se potrò consultarlo! Mi rifarò anche a qualche indagine di persona, dato che sarà probabilmente più aggiornata di qualcosa fatto anni fa. Bukkia 16:35, 2 feb 2006 (CET)[rispondi]
Quoto Infarinato che parla di questione di metodo: nella pagina sul dialetto toscano non è opportuno inserire parole (non dobbiamo creare un glossario) che hanno uso prettamente locale e/o danno origine a diatribe come sopra. Proporrei di rimuovere le parole "alò", "tegame", "budello", "(s)trullo". La sezione "Lessico" dovrebbe contenere (pochi) termini di uso chiaro e prettamente diffuso come esempi comprensibili di dialetto toscano. Una parola come "alò" non è semplice a spiegare, per cui inutile citarla in questo contesto. Come aggiunta io inserirei "il tócco" per indicare le una (l'ora). Ma se per esempio questo crea problemi a chi nella Valdinievole usa "tòcco" per "stupido", allora evitiamo di inserirla. Non so se mi sono spiegato nell'approccio da utilizzare :) Al massimo si può creare una pagina "glossario toscano", ma non so se questo esuli dai propositi della wikipedia --Rutja76 08:05, 30 mar 2006 (CEST)[rispondi]

S'è andate a sciare

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Temo di non aver mai udito tale espressione che suona malissimo. In questo caso particolare anche in Toscana si usa dire "siamo andate a sciare", per lo meno mi sembra sia così nella piana di Pistoia, Prato e Firenze dove vivo. Proporrei di cambiare l'esempio a meno che non ci sia qualche prova autorevole di tale uso. Io l'ho sentito diverse volte.. E' al femminile, forse per questo l'hai sentito poche volte --ßøuñçêY2K 18:45, 19 apr 2006 (CEST)[rispondi]

Sulla costa (Viareggio) non mi suona strano ("s'è andati via", "s'è andati al mare")---Klaudio 22:04, 19 apr 2006 (CEST)[rispondi]


Si, ma proprio a Viareggio e basta perchè a Firenze, Siena, Arezzo, Grosseto si dice : s'è fatto, s'è detto, tu s'è stato, sò andato, sò tornato ( a Prato dicono tornao, fanno i brasiliani) ma s'è andate un s'è sentito mai mai, si dice siamo andate....mi sò spiegato ? :-)) --ennebi 08:00, 20 apr 2006 (CEST)[rispondi]

Esattamente! Nella piana (firenze, prato, pistoia) non s'è mai sentita un espressione del genere che potrà sicuramente far parte di altre varianti del toscano ma, proprio per il suo uso non universale, non può essere catalogata come esempio--Sipacini 22:50, 20 apr 2006 (CEST)[rispondi]

Concordo. Tra l'altro nella forma plurale non mi suona familiare neppure al maschile (s'è andati) mentre per esempio s'è fatto, s'è detto, ecc., sì. Che la forma riflessiva sia comunemente usata solo con i verbi transitivi? In ogni caso direi di cambiare anche quell'esempio con uno meno controverso --Rutja76(scrivimi!) 23:07, 20 apr 2006 (CEST)[rispondi]


In realtà nell'area fiorentina, diciamo Signa e dintorni, specie nella popolazione di estrazione sociale popolare, non è insolito l'uso della forma "si + imperfetto del verbo essere + participio" del genere

"s'eramo iti alle Mardive" per "siamo andati alle Maldive" Qalimero

Veramente io sapevo che tegame vuol dire.. brutta, detto ironicamente ( in genere si dice per scherzare, quando qualcuno ci piace, ma siamo timidi per dirlgli o dirle: " Ma quanto sei bella/o", allora viene fuori:" Ma che pezzo di tegame". Comunque NON prostituta, mai; infatti se dico ad un'amica 'tegame', lei tende a prenderlo come complimento. ciao, scusassero --ennebi 07:56, 20 apr 2006 (CEST)[rispondi]

Sempre parlando di Viareggio (e di Pisa) tegame più che prostituta ha il significato di "una che ti basta farle un fischio per portartela a letto" (bella o brutta non importa), quindi non ti consiglio di fare un apprezzamento simile sulla costa -;) - --Klaudio 14:22, 20 apr 2006 (CEST)[rispondi]


Vedi perchè i toscani tendono a discutere fra sè ? abituato come sono a dare del tegame ( con la mia accezione, non la viareggina) magari un giorno vado a dirlo in costa e finisce a schifio... buonagiornata a tutti --ennebi 07:50, 21 apr 2006 (CEST)[rispondi]

ATTENZIONE TEGAME vuol dire "gato barbieri", di quelle profonde per fare la zuppa, quindi in modo figurato indica una donna di corporatura robusta, e quindi per traslato una ragazza "che basta un fischio" per portarla a letto.

Bishero e Grullo vogliono dire PISELLO (organo maschile) e quindi si adatta a definire una persona stupida. (come pirla in milanese). Io sono di Rosignano Solvay, Livorno. ciao a tutti =parailculo=

Sperando di non far partire una guerra di modifiche (edit war), ripropongo la proposta di ripulire il capitolo Lessico. La proposta sarebbe di inserire parole comunemente usate nella maggior parte della Toscana, perché di dialetto toscano si parla, e non di vernacolo locale. Oltretutto non mi sembra pertinente inserire parole come tegame, mi pare un po' eccessiva per una voce di questo tipo. Riquotando da sopra, proporrei di rimuovere le parole "alò", "tegame", "budello", "(s)trullo", cerage (mai sentita), cirivonfinfà (siee!). Obiezioni? --Rutja76(scrivimi!) 09:13, 20 apr 2006 (CEST)[rispondi]


Concordo a parte, forse, alò, endemica nell'aretino. ciaociao--ennebi 12:09, 20 apr 2006 (CEST)[rispondi]

Benebene, allora nella sezione lessico rimuoviamo
  1. parole che fanno parte di un vernacolo locale specifico e non sono identificative del dialetto toscano (se si vuole parlare di un vernacolo, si crei la voce relativa)
  2. parole offensive (una voce di questo tipo è letta un po' da chiunque)

--Rutja76(scrivimi!) 09:37, 21 apr 2006 (CEST)[rispondi]

Molto bene, però non ho colto cosa intendi con :"parole offensive (una voce di questo tipo è letta un po' da chiunque); per esempio ? scusa ma sono nuovo e anche un po' "duro di comprendonio". ciao grazie--ennebi 16:47, 21 apr 2006 (CEST)[rispondi]

Intendo parole tipo tegame, budello, che fanno sì folklore, ma darli come esempi di dialetto toscano mi pare esuli un po' dai propositi di questa voce --Rutja76(scrivimi!) 17:08, 21 apr 2006 (CEST)[rispondi]

Capito. Condivido..che bello. smile --ennebi 17:37, 21 apr 2006 (CEST)[rispondi]

Padre nostro

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Un padre nostro così non lo classificherei come forma pantoscana... potrebbe essere un padre nostro livornese! o pisano... prima di cancellarlo vorrei sentire Kaspo, l'autore.. xkè non credo neanke andrebbe messo un Padre nostro! Bukkia 23:20, 16 mag 2006 (CEST)[rispondi]

Concordo anch'io. Oltretutto anche l'inserimento del verbo essere (sempre di Kaspo) mi fa venire un po' di dubbi. Sarei per la cancellazione, almeno di non avere references --Rutja76(scrivimi!) 09:00, 17 mag 2006 (CEST)[rispondi]
Tra non molto lo cancellerò... aspetto che Kaspo si faccia vivo. Questo padre nostro presenta troppe particolarità che non sono pantoscane, siei, rimettémo (! Ma cos'è romanesco?!). Inoltre la gorgia toscana non è un fenomeno grafico ancora, ma solo fonetico! Quindi non andrebbe scritta ma solo pronunciata.
+1 --Rutja76(scrivimi!) 09:42, 18 mag 2006 (CEST)[rispondi]

Lo rimuoviamo allora il padre nostro? Ho contattato l'utente che lo ha inserito ma non ha risposto --Rutja76(scrivimi!) 19:33, 24 mag 2006 (CEST)[rispondi]

Scusami Rutja ho avuto un poco da fare... io lo rimuovo ora e me ne assumo la responsabilità... Spero Kaspo si faccia vivo se vuole replicare. Tanto rimarrà comunque salvato nella cronologia. Bukkia 03:34, 29 mag 2006 (CEST)[rispondi]

Noi + Si impersonale

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Nel paragrafo si riportano gli esempi:

  • Presente
    • italiano: [Andiamo a mangiare], [Noi andiamo là]
    • toscano: [Si va a mangiare], [Noi si va là]
  • Passato
    • italiano: [Siamo andate a sciare], [Abbiamo mangiato al ristorante]
    • toscano: [S'è andate a sciare], [S'è mangiato al ristorante]

Ora, nel presente vanno bene, nel passato la forma s'è andate a sciare mi suona proprio male (anche s'è andati/o a sciare mi sembra un po' tirata). Ma non è che al passato i verbi intransitivi non si mettono in forma riflessiva? Mentre s'è fatto, s'è mangiato, s'è detto mi suonano bene, s'è andati, s'è stati, s'è usciti, s'è arrivati suonan proprio male. Che ci sia una regola del genere? --Rutja76(scrivimi!) 18:11, 30 mag 2006 (CEST)[rispondi]

P.S.: sì, se n'era già parlato sopra, ma io insisto :) --Rutja76(scrivimi!) 18:13, 30 mag 2006 (CEST)[rispondi]

Sono d'accordo, va eliminato come esempio--Sipacini 13:10, 10 giu 2006 (CEST)[rispondi]

Beh... in effetti stavolta è colpa mia ;-)... come forma l'ho sentita usare spesso dalle mie parti.. e ho sbagliato prendendola per pantoscana... me ne accollo la responsabilità e lo cancellerò a breve... solo magari qualche precisazione... eliminerei soltanto la forma dei verbi intransitivi... questa comunque non è una forma riflessiva! È un si impersonale.. che già esiste in italiano standard con una sfumatura che comprende l'area del pronome noi, penso probabilmente per influenza già del toscano. Probabilmente è una forma che deve ancora stabilizzarsi... fino all'eliminazione delle forme verbali di prima persona plurale in un futuro. Bukkia 18:31, 16 giu 2006 (CEST)[rispondi]

Aggettivi possessivi

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L'articolo dice che l'origine dei possessivi "mia" "tua" "sua" come forme plurali è sconosciuta. Per quel che ne so io è invece accertato che tali forme siano da ricondursi al plurale neutro del latino, per cui "bellum" al plurale diventa "bella". Questo plurale ha lasciato traccia sia nell'italiano standard (per es. braccio -> braccia, dito -> dita) che nel vernacolo toscano dove appunto dà origine ad una forma particolare di aggettivi possessivi, terminanti in "a". --Sipacini 11:28, 11 giu 2006 (CEST)[rispondi]


A Pisa, una volta e oramai solo le persone di una certa eta', si dice GAO' come esclamazione; i ragazzi ormai utilizzano il DE della vicina Livorno, e tra i miei amici pisani non ho mai sentito dire "gào'".

Credo che andrebbe fatta una piccola modifica al paragrafo iniziale coi subdialetti, in quanto andrebbe detto che esiste il pisano di valdarno, il pisano costiero (da sud di livorno, fino a piombino dove sfuma col maremmano) e soprattutto il Livornese (considerato come isola dialettica) che viene parlato SOLO nella citta' di Livorno.

Io sono di Rosignano (a sud di Livorno),e vi assicuro che durante il triennio di specializzazione all'ITIS di Livorno, a volte ho avuto delle difficolta' a capire certe frasi e certi modi di dire, trovando invece piu' vicinanza col pisano (vicinanza nel lessico, non nella pronuncia, totalmente differente)

Una volta vidi una carta della toscana, divisa per colori, in base a come i ragazzi del liceo dicevano "marinare la scuola" nel dialetto del loro paese (brucia, forca, etc etc) e c'erano appunto riportati il pisano di pisa-pontedera-santa croce, il "pisano" di collesalvetti-rosignano-cecina fino a piombino e poi livorno a se stante.

Spero che vi possano tornar utili i fiumi di cazzate che sto scrivendo.

Ciao Parailculo


DIALETTO DI PISTOIA

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rispondo con ritardo ma rispondo... Attenzione esiste ancora sia il raddoppio di mm che la mb. Inoltre il fenomeno dell'affricazione non è in alcun modo del fiorentino. A parte qualche esperienza personale rimando a ben altro: il "Vocabolario Pistoiese" edito a cura di Gabriella Gabrielli (ovverosia la personalità più importante del progetto dell'Atlante Lessicale TOscano e che ha scritto libri autorevoli anche con Giacomo Devoto), Lidia Gori e Stefania Luccarelli (nonché con il contributo di personalità come Luciano Giannelli dell'Università di Siena) per la Società Pistoiese di Storia Patria nel 1984 e nel 2000

Perdita di "-re"

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Con l'eccezione di andare che qualche volta (poche volte, quasi mai) si dice anda' non mi sembra che a Firenze si perda il re alla fine del verboCordiscussione17:57, 13 dic 2006 (CET)[rispondi]

trattasi di contrazione del verbo diffusa sul valdarno inferiore, in particolare tra Firenze e Pisa...su ambedue le sponde del fiume, ove sembra che l' Arno impietoso spesso trascini via la finale di tutti i verbi. "s' ha ' di' d' anda'"...."Tu m'ha di' n'do'" sara' il dialogo comune tra due avventori di bar di periferia ormai stanchi di far da collaudatori di seggiole e tavolini da briscola....

Ho rimesso la nota sul termine "omino" alla fine della pagina. Come mai era stata tolta? --Simone.lippi 14:58, 23 gen 2007 (CET)[rispondi]

Perchè è gergale, non dialettale --SailKoFECIT 17:00, 9 mar 2007 (CET)[rispondi]

Mi sembra che il paragrafo lessico sia una specie di lavagna dove ognuno scrive le parole dialettali che gli vengono in mente, e dove qualcuno ogni tanto cancella quelle troppo sporche. Siccome questa è un'enciclopedia, e non un dizionario, propongo di rimuovere il paragrafo in toto. Meglio sarebbe lasciare quattro o cinque parole a mo' di esempio, ma il pericolo che si ricrei l'"effetto lavagna" è grosso. Che ne pensate? --Rutja76(scrivimi!) 00:27, 3 mar 2007 (CET)[rispondi]

Ho dato un'occhiata alle voci di altri dialetti, non ho trovato "liste" come in questa voce, spesso ci sono frasi tipiche che però in toscano non abbondano. Effettivamente lasciare le parole più conosciute e usate sarebbe la soluzione migliore (babbo, bischero, cencio, grullo, non mi allergherei molto di più...). Per non deteriorare nuovamente le voce in questa discussione, potremmo decidere, in un congruo gruppetto, che al massimo ce ne possono stare un tot (5/10), quindi se riusciamo decidere, se c'è effetto lavagna ci sarà un effetto cimosa. :-)) -- Stefano Nesti 23:20, 3 mar 2007 (CET)[rispondi]
Il fatto è che il toscano essendo un vernacolo e non un dialetto, ha poche parole diverse dall'italiano, tanto da poter anche essere enumerate... se da noia proporrei di fare un cassetto piuttosto che rimuovere --SailKoFECIT 17:00, 9 mar 2007 (CET)[rispondi]
Direi che il cassetto può essere una prima soluzione. Vediamo come va...-- Stefano Nesti 00:02, 16 mar 2007 (CET)[rispondi]

(riparto da capo) Visto che in precedenza si era parlato di considerare solo parole pantoscane, mi appresto a rimuovere dal paragrafo "Lessico" quelle non pantoscane (correggetemi se faccio qualche errore). In ogni caso secondo me occorre fare un po' di patrolling sulla sezione ed eventualmente rollbackare aggiunte impropre (parolacce, vernacolo non pantoscano). Altrimenti la sezione lessico diventa prepoderante rispetto al resto del testo (siamo già adesso a circa 1/3!) --Rutja76(scrivimi!) 08:53, 9 mag 2007 (CEST)[rispondi]

Subdialetti toscani

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Ho aperto una discussione su un'eventuale proposta di cancellazione delle voci riguardanti i subdialetti toscani. Se volete intervenire, potete farlo qui --Rutja76scrivimi! 20:51, 27 mag 2007 (CEST)[rispondi]