Discussione:Battaglia del Cer

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Guerra
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Analisi della battaglia

Grande importanza, durante la battaglia del Cer, ebbe tuttavia la riluttanza di Putnik a condurre azioni offensive, a causa del suo timore per i rischi non necessari, che avrebbero potuto implicare perdite molto alte tra le già decimate fila serbe: egli aveva già manifestato questa riluttanza anche nella Prima guerra balcanica. Da esempio può essere l'aver scartato la proposta che il generale Stepanović gli aveva presentato alla vigilia del terzo giorno della battaglia: Stepanović, infatti, aveva intuito che le forze austro-ungariche sul Cer e sull'Everk stavano incominciano a cedere, così suggerì di compiere un'ardita operazione, nella quale le divisioni Kombinovana e Moravska avrebbero condotto, sui crinali del Cer e dell'Everk, un attacco frontale contro i nemici, mentre la divisione di Cavalleria e la divisione Timočka (questa divisione è stata, sfortunatamente per i Serbi, poco utilizzata durante tutta la battaglia) avrebbero condotto sul versante Nord del Cer un'avanzata parallela verso il villaggio di Lešnica, attaccando i nemici su entrambi i fianchi e catturando il ponte di barche sulla Drina, tagliando di fatto la principale via di fuga della 5a Armata.

Questa manovra, qualora fosse stata condotta, avrebbe avuto significative possibilità di arrecare una disastrosa e clamorosa sconfitta all'Austria-Ungheria. Putnik non fu dello stesso parere, ordinando di continuare l'attacco frontale e di non tentare di aggirare il nemico, cosa che avrebbe, secondo lui, certamente potuto causare perdite molto grosse, anche se il nemico fosse stato messo in fuga. La perdita del contatto della 3a Armata con il nemico, durante il terzo giorno di battaglia (il 19 agosto), sicuramente aiutò la 5a Armata a ritirarsi con miglior ordine. Considerando tutto questo, probabilmente le forze degli invasori avrebbero subito una sconfitta di gran lunga più costosa in termini di vite umane se Putnik avesse lasciato maggiore libertà di azione ai suoi comandanti sul campo, invece di voler gestire le operazioni fin nei particolari. Questa avversione verso il rischio probabilmente fu una conseguenza delle sue prime esperienze di comando, durante la Prima guerra balcanica, dove alcuni piani fin troppo ambiziosi si erano tramutati in veri disastri campali.

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