Discussione:Alessandro Albani

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Voce di Alessandro Albani da Biografia degli Italiani illustri nelle scienze Di Emilio de Tipaldo, opera in PD. Disponibile qua. --Fungo (msg) 22:07, 2 dic 2008 (CET)[rispondi]

ALESSANDRO ALBANI. Comecchè il Winckelmann, il Marini, il Morcelli, lo Strocchi, il Cicognara, ed altri chiarissimi scrivessero le meraviglia del cardinal Alessandro Albani: comecchè in Roma, domicilio glorioso alle Агti, rimangano per opera di lui monumenti da illustrare un intero secolo ; ciò non per tutto il suo nome fu appena ricordato nella Biografia Universale. Noi siamo ben contenti di dare in questo primo articolo un qualche cenno che lo tolga da un'ingrata dimenticanza. A' 17 di ottobre nel 1693 nacque Alessandro in Urbino di Orazio e di Maria Bernardina Ondedei, genitori nobilissimi. Non a cagione di vanità, come sogliono i più, ma a conforto di virtù la famiglia Albani poteva ricordare al fanciullo l'origine dall'Albania , quando Maometto II, invasa quella provincia, ne cacciava i legittimi dominatori : e due prodi guerrieri nel secolo XV e nel XVI , Giorgio ed Altobello, l'uno sotto le insegne di Roberto Malatesta di Rimino, e di Federico e Guidobaldo di Urbino; l'altro sotto quelle di Guidobaldo II e di Francesco Maria II: poi nel secolo XVII un Orazio senatore di Roma, un Annibale custode della Vaticana, un Giorgio e un Guido gloriosi nell'armi,e un Malatesta Legato di Urbino VIII al re di Francia : ed altri nelle cose delle lettere valentissimi. Ma tutto questo era un nulla se guardisi allo onor del triregno, che venne alla casa Albani in Giovanni Francesco, che fu Clemente XI. Per questo avvenimento la famiglia se ne venne da Urbino a Roma: il nostro Alessandro, ch'era intorno agli otto anni, specchiandosi in quel domestico esempio, e negli altri pur vivi e presenti, ne mai obbliando i passati, presto si dimostrò di gran mente e di gran cuore: dal p. Paulino delle Scuole Pie fu introdotto ai fonti dell'eloquenza; da Francesco Gasparri a quelli della giurisprudenza: ma dalla quiete degli studi balzò all'improvviso ne' pericoli della milizia. Giovine di 16 anni ebbe il comando della cavalleria leggera, quando non so quale disgusto fra l'imperatore Giuseppe I e il pontefice fece, che i Tedeschi raccolti in Ferrara si stendessero sopra Comacchio. Quella tempesta (la Dio mercé) passò senza strepito. Alessandro nel dolce porto degli studi si ritrasse: ed era luogo da lui, non per giacersi nella mollezza, ché l'animo nato a grandi cose nol comportava ; ma per operarsi nel cercare le riposte cose delle arti belle, nel far tesoro di antichità, e nel giovare, non chiesto, i letterati e gli artisti : ai quali se risparmiata è la vergogna del dimandare, il benefizio viene più accetto e l'ingegno vieppiù operoso. Era al papa una consolazione vedere il nipote porgersi adorno di tali e tante virtù, e salire per esse in bella fama : la quale stendendosi per l'Italia e fuori fu cagione al Moutfaucon (ch'era in pubblicare le opere del Grisostomo) di farselo mecenate. Ma al pontefice veggente più in là parve adoprarlo in consigli e ambascerie: ed ecco Alessandro in Bologna farsi incontro al re di Danimarca Federico IV: eccolo in pubblici uffizi: eccolo oratore a Cario VI per affari di stato: eccolo per tutto, e da tutti, di senno, di grazia, di eloquenza lodato. Era in Germania, quando il papa mancò, e poco appresso mancava l'imperatore; ma di quella legazione il premio a lui non mancò: nel 1721 di 28 anni, ne pur compiti, per Innocenzo XIII fu cardinale. Codesta dignità fu a lui nuovo stimolo di ben meritare:e quanto valesse nel reggere la cosa pubblica,lo mostrò sendo Prefetto della Congregazione delle acque e della cappella pontificia, Protettore dell'Impero e della Savoia, e sino dal 1756 ministro cesareo presso la S. Sede, e Bibliotecario di s. Chiesa. Ma dove vinse se stesso, non che gli altri, si fu nelle cose delle Lettere e delle Arti: per amor delle quali si diede a cercare pur sotto terra monumenti di antichità : con quanto studio, si può argomentare da ciò , che scopertosi nell'Aventino l'Apollo di Bronzo, appellato il Saurottono, sull'insigne modello di Prasitele, egli sel recò in braccio, e tennelo caramente fino alla via, e nel suo cocchio quasi in trionfo se lo portò. Bello esempio ai ricchi e potenti ! ai quali basta il volere, e intorno ad essi prende anima e vita ogni muta reliquia dell'antico sapere. Il cardinale Alessandro, sempre, tenero della gloria delle Arti (che e gloria nostra ) ebbe presto in casa tale e tanta copia di monumenti, che la più non era in Roma : e sola bastò a far bello il museo Capitolino. Ebbe altresì lapidi e medaglie : delle più grandi ( che dicono medaglioni), tanto rare e preziose, n'ebbe sino a 328 egizie, greche, romane: Ridolfino Venuti di Cortona diedesi ad illustrarle. Di lapide ancora ebbe dovizia , greche e latine, cristiane , pagane di molto pregio , a chiarire le quali si diedero i più dotti d'allora : tra' quali giova rammemorare Francesco Bianchini di Verona . Di queste fece dono a Clemente XII perché nella luce del Campidoglio le collocasse: il Pontefice, non men tenero delle Lettere e delle arti, ottenne dal Cardinale per 72 mila scudi quel tesoro di medaglie e di statue, e le prime nella Vaticana, le seconde ripose nel palazzo del Campidoglio. Ma di cercare ed acquistare opere preziose di antichità il Cardinale mai non ristava: nè fu contento a richiamare in vita le maraviglie de' trapassati , volle accoppiandole formarne una, che fosse specchio al suo secolo e agli avvenire. Nel che non è solo a notare quel desiderio della gloria, che negli animi generosi è più potente; ma un sottile accorgimento: e si fu di mostrare la fratellanza , che è dall'origine nelle arti gentili, ed onorandole innamorarne i più ritrosi : di che ogni cortese gli saprà, grado e grazia in eterno : a me pur duole di esser venuto tardi, di non averlo conosciuto ; ma sento sì addentro nell'anima i benefizi di lui, che a questo luogo le parole non mi bastano. Parli per me quel padre delle eleganza Dionigi Strocchi che nella lingua del Lazio dettava l'elogio del Cardinale, e nella nostra lo ripeteva. “In queste mezzo adunque (egli dice) venne edificando quella casa suburbana , che spirando ovunque il gusto dell'antica Atene esser doveva ornamento non d'una famiglia, ma dell'intera città. Qui diresti mirare le narrate ville, e gli orti di Lucullo, e di Sallustio, o di tali altri consolari romani . Era suo proponimento offerire agli occhi nostri, quanto possibile fosse, lo spettacolo grazioso e magnifico di quegli antichi Suburbani. Come quello, che sottilmente discerneva, e quasi indovinava a qual fine e a qual n uso ciascun lavoro fosse stato addetto ab antico, li collocava in guisa, che non fossero tratti a diverso intendimento ; quindi quella venusta per la quale ogni altra villa è lungamente superata da questa. Ameno, e spazioso è il luogo compartito in sentieri ombrosi, ed aprici, i quali sono interrotti da belle aiuole, e in mezzo a quelle ora un obelisco, ora una fonte. Ivi gli ornamenti sono statue di marino e di bronzo , egiziane , greche , romane o raffiguranti persone e cose romane. Sono busti colossali d'imperatori, e ritratti di atleti, filosofi, poeti, e donne rinomate, e quanti, starei per dire, hanno campato il nome dalle faville del rogo ; sono bassi rilievi ; e non si può tacere di quell'Antinoo, col quale altra opera di scalpello non si attenti di venire a comparazione; sono mosaici e cotti antichissimi ; ed è pure da nominare l'altro basso rilievo, che rappresenta il riposo di Ercole. Le tazze e le colonne sono alabastro, basalte, nero antico, porfido, e somiglianti squisitissimi marmi ; alle quali cose e luce e rinomanza scrivendo accrebbero uomini eruditissimi Giovanni Winckelmann, Stefano Rafeei, e Gaetano Marini." Nè a tante e tanto varie cose manca al certo l'ordinata distribuzione: guardi, e distingui tempi e nazioni : ravvisi varieta con unità : vedi bellezza ; ed una voce ti dice al cuore: qui hanno stanza le Arti gentili. Fra le quali non manca la pittura ; dacché quel buon giudizio del Cardinale vi fece da Raffaele Mengs ritrarre Apollo e le Muse, e quando era per andare alla villa, tutto lieto diceva, voler visitare il Parnaso. Di che venne lode al pittore, in fino allora mal conosciuto ; e tanto più che egli può dirsi il solo adoperato dal Cardinale; quando in quella villa beata non vi ha dipinto che non sin antico, o preso dall'antico ; se ne traggi qualche boschereccia e qualche marina : e per antico ben può tenersi il Convito degli Dei, che Giulio Romano inventò e Nicolò Lapiccola di Crotone esprimeva mirabilmente. Quanto all'architettura, deve confessarsi obbligata al buon gusto del Cardinale : sono ideati da lui, che sulle opere antiche erasi formato in mente il tipo della bellezza, ed il portico che ag gira il palagio, ed il semicerchio che lo fronteggia, e tutto che porgesi con eleganza. Se vi ha mai cosa che non tocchi la perfezione, dirai: qui l'architetto seguì la sua ragione, non quella del Cardinale. Andò per l'Italia e fuori il nome della Villa Albani : i nostri e gli stranieri con amore la visitavano: né si partivano tanto ammirati di essa, che più nol fossero del buon giudizio e della splendidezza del Cardinale. I pontefici Clemente XIII e Pio VI, l'imperatore Giuseppe II e Gustavo re di Svezia, ed altri personaggi di chiaro nome vollero vederla. Come le minori stelle vengono appresso alle maggiori, ed hanno lor pregio, così dopo quella splendidissima sono in grido le ville minori di Porto d' Anzo e di Castel Gandolfo “nelle quali (al dire dello Strocchi) si scorge l'amator vero della eleganza e della erudizione.” Ma non si può in alcun modo tacere, che l'esempio del cardinale Alessandro fu scuola agli eguali ; anzi ai maggiori di lui : cosi altre ville poi sorsero belle di opere di scalpelli greci o romani con buon giudizio raccolte :sorsero il Museo Capitolino e il Vaticano. Un altro merito del Cardinale Alessandro verso l'archeologia si fu di por modo e ragione ne' ristauri alle opere di scultura offese dal tempo, e di ordinare come per classi le statue ed i bassi rilievi. Ma quelle di che le Arti , non meno che le Scienze e le Lettere debbono sapergli grado si è, che ai cultori di esse si mostrò tanto cortese, che fratello, anzi padre ed amico, più nol potrebbe. Stefano Morcelli e Gaetano Marini, cime d' ingegni, egli stesso alle lettere indirizzò : sue care amicizie erano Pio Fantoni e Francesco Antonio Zaccaria, di senno e di erudizione famosi : e la casa di lui era fatta quasi Domicilio della sapienza , quando ivi si radunavano il Bianchini, il Giacomelli, il Bottari со' più squisiti ingegni della cilla. Ma carissimo di tutti si ebbe quel Winckelmann, il cui nome vale un elogio : seco ei tenevalo caramente, e postolo in grazia al pontefice Clemente XIII gli ottenne di essere Prefetto delle antichità romane , e Scrittore nella Vaticana. Di che quale e quanta si fosse la gratitudine del dotto Brandeburghese appare da ciò, che venuto egli a morte in Trieste ( vittima dell'avarizia di un fuoruscito pistoiese) nominò erede di ogni suo avere il Cardinale; come a' più bei tempi Virgilio fatto aveva con Augusto. Del che non è a dire, se il Cardinale in tanto infortunio delle Arti ( cui egli più di ogni altro sentiva nell'anima ) pur si piacesse: e già era tutto in erigere del proprio (non bastando l'eredità) un monumento alla memoria del sommo Archeologo ; ma prevenuto dalla morte lasciar dovette a Giovanni Federico Reinfenstein la gloria di compierlo. Il che io mi penso gli pesasse al cuore forse quanto, se non più, della cecità, in cui venne: nella quale però fu tanto felice, che col solo tatto delle sue mani (occhiute e sensate, come chiamolle il Marini ) valse a discernere ed estimare le cose antiche, che a luce traevansi novellamente : il che delle gemme più che d' altro , a quell'acuto giudizio dello Strocchi parve credibile: de' nummi lo attestò l'Heerckens compiutamente. Codesta cura di monumenti, che sono una storia de' tempi forse muta, ma non fallace, non fu già divisa nel Cardinale da quella dei libri : la biblioteca, fondata da' suoi maggiori, da Clemente XI giovata, egli adornò e amplificò sino al numero di 3500 volumi. In questa beatitudine di amicizie e di studi non è a dire, se .i costumi di lui fossero candidi, il cuore e la mano tutti in giovare; se amasse lo schietto vero, e disdegnasse le adulazioni ; se fosse nella grazia de' Principi, nell'amore di tutti i buoni. In Roma e in altre corti per fama, per dignità, per ricchezze fioriva : intervenne a sei Conclavi: fu caro a Cario Emanuele re di Sardegna, e mediatore tra lui e il pontefice Benedetto XIV nel grave argomento della elezione de' vescovi : più caro a Maria Teresa ed a Giuseppe II de' quali era in Roma ambasciatore e de' reami loro procuratore. Nella guerra tra gli Austriaci e i Borboni le forze germaniche volgendosi a Roma fu volontà della imperatrice, che il generale Lobcovitz sulle cose di quella spedizione lo consultasse. Il perché venne in Roma stessa a tanto di possanza, che di poco si divideva da' regnanti: ne mai niuno offese , molti beneficò : che a cortesia lo traevano la natura, l'educazione, e gli studi. In tanta benignità non è maraviglia, che perdonasse a molti di coloro, i quali operandosi nel fabbricare il palagio della sua Villa aveano fatto furti non lievi: confidavasi dell'emenda , e con larghezze ne li stringeva. Se così umanamente si comportò cogli uomini, come, dimanderassi, si contenne con Dio ? Della religione de' padri nostri fu zelantissimo : di doni arricchi il tempio di s. Maria in Cosmedio, e gli altri de' quali ebbe il titolo :con lapidi cristiane ornò la cappella della sua Villa, e posevi quell'urna di granito, ove sonó le ossa del s. martire Antiloco. De' molti, che alla sua autorità erano commessi, i buoni rimeritò con larghczza : i mali uomini riprovò. Dopo aver molto veduto nelle cose delle Arti, come già Galileo in quelle della natura, acciecò: e a somiglianza di lui i cari suoi studi non intermise, né perdé punto di sua giovialità: sentirsi leggere alcuna cosa di Sacra Scrittura eragli una beatitudine : cosí tra i conforti di religione passò a' premi celesti del 1779. La sua vita di 87 anni fiori continuo di virtù, di salute, di onori : piccolo di statura fu grande di animo, gli occhi ebbe vivaci, il naso aquilino, la faccia serena ; quasi specchio dell'alto ingegno e dell' indole soavissima. Nella sua villa vedesi il simulacro di lui, quand'era già vecchio : mirando in quello ti senti al cuore un misto di riverenza e di amure. Le esequie furono nel tempio di s. Lorenzo in Campo Marzio : il compianto universale : la tomba quella de' suoi maggiori, che è in s. Sebastiano presso la vía Appia, dalle mura della città due miglia. Ma egli fece risorgere in Roma un' altra Roma ; Roma antica nella moderna : egli delle antiche maraviglie innamora i piu leggiadri spiriti : egli cotanta luce sparsa ne' secoli raccolse nel suo. Però il nome e la gloria di lui non può morire ; vive e vivrà finché le Arti e le Lettere sa ranno in pregio ; finché le opere di virtù avranno commendazione.