Coordinate: 60°13′12″S 65°51′36″W

Cratere Bailly

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Cratere Bailly
TipoCrater
Satellite naturaleLuna
Il cratere Bailly
Dati topografici
Coordinate66°48′S 68°54′W
MagliaLQ-30 (in scala 1:2.500.000)

LAC-136 (in scala 1:1.000.000)

Diametro300,56 km
Profondità4,3 km
Localizzazione
Cratere Bailly
Mappa topografica della Luna. Proiezione equirettangolare. Area rappresentata: 90°N-90°S; 180°W-180°E.


Bailly è un cratere meteoritico lunare, che si trova sulla faccia visibile della Luna nel suo bordo sud-occidentale.[1][2][3]

Il nome fu ufficialmente adottato dall'Unione Astronomica Internazionale nel 1935[1][2][3][4] e fu intitolato all'astronomo e rivoluzionario francese Jean Sylvain Bailly (1736-1793).[2][3] Il cratere fu osservato per la prima volta nel 1791.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La posizione del cratere Bailly.

Con un diametro medio di 287 km (che raggiunge un massimo di 303 km) Bailly è il cratere più largo della faccia visibile della Luna, grande all'incirca quanto un piccolo mare lunare. È profondo circa 4300 m e si trova a nord del cratere Le Gentil e ad est del cratere Hausen. Più a ovest di Bailly ci sono i (non ufficialmente denominati) Montes Dörfel.

L'angolo di visione molto obliquo dà al cratere un aspetto ovale, di scorcio, e la posizione nelle vicinanze del bordo lunare può limitarne la visibilità a causa della librazione. Il momento migliore per osservarlo è nei periodi di luna piena quando il terminatore attraversa la parete del cratere.

Il fondo irregolare del cratere Bailly è rimasto libero dalle inondazioni di lava, ed è coperto da una moltitudine di creste e crateri. L'intero cratere è stato martoriato e logorato da piccoli crateri, mentre ci sono poche zone collinari.[5] Le pareti esterne poi, sono erose e in alcuni punti addirittura rovinate da miriadi di impatti. Il bastione ad est, di tipo lineare, è interrotto infatti da numerosi crateri luminosi. A sud-est due circonvallazioni/pianure notevoli interferiscono con la sua continuità. A sud-ovest, invece, parecchie valli curve e parallele attraversano il suo confine. La parete ad ovest, che a un certo punto raggiunge un'altezza di oltre 4500 m, è terrazzata. Il piano sul lato occidentale comprende varie pianure ad anello (alcune delle quali sono di un tipo abbastanza anomalo), molte creste e due delicate linee scure, che si attraversano l'un l'altra verso il limite a sud, e probabilmente rappresentano delle fessure.[6]

Ad oggi è impossibile comprendere se il cratere Bailly abbia mai posseduto un picco centrale. A causa della sua attuale condizione, gli osservatori hanno definito il suo caratteristico aspetto come un «campo di rovine».

A causa delle dimensioni e dello stato usurato del cratere, si è stimato che la sua età possa essere maggiore di 3 miliardi di anni e che apparterrebbe probabilmente, nella scala dei tempi geologici lunari, al periodo nettariano.

Crateri correlati[modifica | modifica wikitesto]

Alcuni crateri minori situati in prossimità di Bailly sono convenzionalmente identificati, sulle mappe lunari, attraverso una lettera associata al nome.

Mappa dei crateri satelliti.

Nella zona sud-orientale del cratere si trovano i due più importanti e grandi crateri satelliti dell'area, Bailly A e Bailly B (il più grande dei due). Questi crateri si sovrappongono e una parte di Bailly A giace attraverso il bordo della parete montuosa di Bailly B.

Il cratere Bailly B, sulla superficie del cratere Bailly, fu chiamato Bartolus da Giovanni Battista Riccioli.[7] Inoltre gli astronomi Patrick Moore e Hugh Percy Wilkins lo chiamarono Hare (con riferimento a E. E. Hare, un astronomo statunitense). L'UAI non ha accettato però nessuna delle due nomenclature.[6]

Bailly Coordinate Diametro (in km)
A[8] 69°16′48″S 59°34′12″W 42,68
B[9] 68°44′24″S 63°15′00″W 62,21
C[10] 65°47′24″S 70°20′24″W 19,29
D[11] 65°15′00″S 72°22′48″W 26,62
E[12] 62°27′S 65°45′W 16,42
F[13] 67°27′36″S 69°35′24″W 16,84
G[14] 65°37′48″S 59°28′12″W 18,72
H[15] 63°34′12″S 62°35′24″W 12,93
K[16] 62°43′48″S 76°42′36″W 18,55
L[17] 60°42′36″S 71°07′48″W 21,27
M[18] 61°09′36″S 67°30′36″W 20,19
N[19] 60°31′48″S 63°40′48″W 10,96
O[20] 69°35′24″S 56°55′12″W 18,72
P[21] 59°34′12″S 60°40′12″W 14,38
R[22] 64°39′36″S 79°10′48″W 17,14
T[23] 66°29′24″S 73°49′48″W 19,42
U[24] 71°14′24″S 76°01′48″W 23,97
V[25] 71°54′36″S 81°27′00″W 32,15
Y[26] 61°02′24″S 65°36′00″W 14,26
Z[27] 60°13′12″S 65°51′36″W 13,49

Nomenclatura[modifica | modifica wikitesto]

Il nome del cratere onora la memoria di Jean Sylvain Bailly, matematico, astronomo e politico francese del XVIII secolo, uno dei leader della prima parte della Rivoluzione francese. Bailly ottenne un'ampia reputazione letteraria nel corso della sua vita e scrisse numerosi saggi sulla storia dell'astronomia.[6][28]

Il cratere Bailly B, sulla superficie del cratere Bailly, fu chiamato Bartolus da Giovanni Battista Riccioli (1598-1671).[7] Inoltre gli astronomi Patrick Moore e Hugh Percy Wilkins lo chiamarono Hare (E. E. Hare era, all'epoca, un contemporaneo astronomo americano). L'UAI non ha accettato però nessuna delle due nomenclature.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Moon nomenclature - Crater, su lunar.arc.nasa.gov/ The Lunar Prospector Website, NASA Ames Research Center (archiviato dall'url originale il 23 ottobre 2005).
  2. ^ a b c (DE) Krater mit individuellem Namen (Cratère avec nom individuel), su astrolink.de.
  3. ^ a b c (EN) Gazetteer of Planetary Nomenclature: crater Bailly Astrogeology Research Program, su planetarynames.wr.usgs.gov, U.S. Geological Survey.
  4. ^ L'UAI ha adottato ufficialmente i nomi dei crateri della faccia visibile della Luna nel 1935, quelli della faccia nascosta della Luna nel 1970, e altri piccoli crateri (anticamente considerati dei crateri satelliti) furono rinominati nel 1976.
  5. ^ Observing the Moon, Volume 1 di Peter Wlasuk
  6. ^ a b c d Bailly Archiviato il 30 luglio 2018 in Internet Archive. su Wikispaces.com
  7. ^ a b Nomenclatura di Riccioli Archiviato il 25 febbraio 2018 in Internet Archive. su Wikispaces.com
  8. ^ (EN) Bailly A, su Gazetteer of Planetary Nomenclature, United States Geological Survey. URL consultato il 13 giugno 2020.
  9. ^ (EN) Bailly B, su Gazetteer of Planetary Nomenclature, United States Geological Survey. URL consultato il 13 giugno 2020.
  10. ^ (EN) Bailly C, su Gazetteer of Planetary Nomenclature, United States Geological Survey. URL consultato il 13 giugno 2020.
  11. ^ (EN) Bailly D, su Gazetteer of Planetary Nomenclature, United States Geological Survey. URL consultato il 13 giugno 2020.
  12. ^ (EN) Bailly E, su Gazetteer of Planetary Nomenclature, United States Geological Survey. URL consultato il 13 giugno 2020.
  13. ^ (EN) Bailly F, su Gazetteer of Planetary Nomenclature, United States Geological Survey. URL consultato il 13 giugno 2020.
  14. ^ (EN) Bailly G, su Gazetteer of Planetary Nomenclature, United States Geological Survey. URL consultato il 13 giugno 2020.
  15. ^ (EN) Bailly H, su Gazetteer of Planetary Nomenclature, United States Geological Survey. URL consultato il 13 giugno 2020.
  16. ^ (EN) Bailly K, su Gazetteer of Planetary Nomenclature, United States Geological Survey. URL consultato il 13 giugno 2020.
  17. ^ (EN) Bailly L, su Gazetteer of Planetary Nomenclature, United States Geological Survey. URL consultato il 13 giugno 2020.
  18. ^ (EN) Bailly M, su Gazetteer of Planetary Nomenclature, United States Geological Survey. URL consultato il 13 giugno 2020.
  19. ^ (EN) Bailly N, su Gazetteer of Planetary Nomenclature, United States Geological Survey. URL consultato il 13 giugno 2020.
  20. ^ (EN) Bailly O, su Gazetteer of Planetary Nomenclature, United States Geological Survey. URL consultato il 13 giugno 2020.
  21. ^ (EN) Bailly P, su Gazetteer of Planetary Nomenclature, United States Geological Survey. URL consultato il 13 giugno 2020.
  22. ^ (EN) Bailly R, su Gazetteer of Planetary Nomenclature, United States Geological Survey. URL consultato il 13 giugno 2020.
  23. ^ (EN) Bailly T, su Gazetteer of Planetary Nomenclature, United States Geological Survey. URL consultato il 13 giugno 2020.
  24. ^ (EN) Bailly U, su Gazetteer of Planetary Nomenclature, United States Geological Survey. URL consultato il 13 giugno 2020.
  25. ^ (EN) Bailly V, su Gazetteer of Planetary Nomenclature, United States Geological Survey. URL consultato il 13 giugno 2020.
  26. ^ (EN) Bailly Y, su Gazetteer of Planetary Nomenclature, United States Geological Survey. URL consultato il 13 giugno 2020.
  27. ^ (EN) Bailly Z, su Gazetteer of Planetary Nomenclature, United States Geological Survey. URL consultato il 13 giugno 2020.
  28. ^ Bailly, Jean-Sylvain su Treccani.it

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Elger, T. G. - Selenographical notes. The Observatory (1892), Vol. 15, p. 257-258. (descrizione estesa).
  • Wood, C.A. - Bailly and Schiller (2002). S&T - (settembre 2002) p. 10.
  • Wood, C.A. - Basins of the Southwestern Limb (2005). S&T - (aprile 2005) p. 70.
  • Hill, Harold - A Portfolio of Lunar Drawings (1991). Bailly: p. 128-129. Bailly and the Doerfels: p. 130-131.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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