Cisterne romane di Frigento

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Cisterne romane
CiviltàRomana
EpocaI secolo a.C.
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Altitudine908 m s.l.m.
Amministrazione
Visitabile
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 41°00′46.46″N 15°06′02.21″E / 41.012906°N 15.100615°E41.012906; 15.100615

Le cisterne romane di Frigento sono un sito archeologico presso il comune italiano di Frigento, nella provincia di Avellino. Rappresentano uno dei complessi archeologici più interessanti dell'Irpinia ed il loro ingresso si colloca a 908 metri s.l.m[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le cisterne rappresentano la principale testimonianza di epoca romana a Frigento. Databili al I secolo a.C. dalla tipologia delle volte, vennero realizzate in opus incertum in età tardo repubblicana: sono accessibili da via S. Giovanni, all'interno del centro storico[2][3]. Le indagini archeologiche, avrebbero permesso di collegare le cisterne ad altri rinvenimenti nelle vicinanze, ad esempio di suspensurae e forse mosaici, portando ad ipotizzare l'esistenza di un complesso termale che avrebbe attinto le acque necessarie dalle cisterne stesse[3][4].

La loro presenza è stata inoltre collegata ad un'epigrafe coeva[5] ritrovata nella cattedrale di S. Maria Assunta: in essa, le cisterne sono inserite in un elenco di lavori pubblici promossi da magistrati locali quinquennales[6], Lucio Sepunio ed in particolare G. Quinzio Valgo, sostenitore di Silla e, secondo Cicerone, possessore dell'ager Hirpinus[7][8]. Questa iscrizione e le cisterne, oltre al passaggio limitrofo della via Appia, hanno condotto fin dal XIX secolo ad ipotizzare l'esistenza a Frigento di un municipium romano: tuttavia, la questione risulta controversa[9][10][11][12]. Non essendo indicato tra le comunità dell'Irpinia citate da autori antichi come Plinio il Vecchio[13][14], si è pensato che l'epigrafe potesse essere originaria della vicina Aeclanum e trasportata a Frigento in un secondo momento[15][16]. In ogni caso, l'origine autoctona dell'iscrizione per alcuni sarebbe confermata dalla presenza delle cisterne, assenti invece ad Aeclanum[17].

La progettazione e la costruzione dell'infrastruttura idrica potrebbe essere attribuita all'architetto Gaius Antistius Isochrysus (forse di origine greca), citato su un'altra epigrafe rinvenuta in via Roma, non lontano dalle cisterne. In tutta la Regio II, si tratterebbe inoltre dell'unica iscrizione conosciuta a menzionare specificamente un architetto[18][19].

Dopo le prime osservazioni, avvenute tra il XVIII e il XIX secolo, vere e proprie indagini archeologiche cominciarono negli anni cinquanta del Novecento sotto la direzione di Giovanni O. Onorato, attuando la ripulitura di alcuni dei bracci delle cisterne e del condotto di immissione delle acque. Sono poi seguite indagini negli anni novanta e nel 2002, in grado di mettere in luce ulteriori particolari sulla copertura delle volte[20].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Uno dei bracci delle cisterne

Le cisterne, site al di sotto di un edificio ottocentesco e di un giardino, sono costituite da quattro bracci visibili, di cui solo tre accessibili (a causa dell'interramento dell'ultimo) tramite un ingresso aperto grazie alla rottura delle volte, per favorire il prelievo dell'acqua nel corso del tempo[21][22]. Secondo alcune testimonianze raccolte da studiosi locali durante il XVIII e il XIX secolo, in realtà la loro estensione doveva risultare molto più ampia e comprendere forse undici tunnel[23].

Le gallerie sono lunghe 20-21 m, larghe 2 m e alte 3,50-90 m, sebbene il pavimento sia stato rialzato di 30 cm, coprendo quello originale in cocciopesto con un altro in pietra locale. Le volte a botte sono state realizzate in opus caementitium, rivestito in opus incertum lungo le pareti laterali, contenente diversi tipi di pietra calcarea. Sempre nelle volte, in particolare nella prima, sono visibili alcune aperture: sia accidentali, dovute alle opere edilizie dei secoli successivi, sia intenzionali, forse per il controllo del volume delle acque o a scopo di aerazione[24][25]. Inoltre, i bracci sono collegati tra loro da portelle con archi realizzati in travertino, irregolari nelle dimensioni e nell'allineamento, mentre il deflusso delle acque veniva probabilmente fatto convergere in una struttura nell'area antistante tramite un canale con pendenza dell'1%, per poi essere distribuito ad altri settori del centro abitato grazie ad apposite condutture[26][27].

Collocate sul punto più alto del percorso tra Beneventum e Compsa, le cisterne, sfruttando le particolari condizioni climatiche di Frigento, raccoglievano acqua piovana e derivante dallo scioglimento delle nevi nel periodo tra la fine dell'autunno e l'inizio della primavera: all'interno di queste strutture, la qualità e la potabilità delle acque risultava decisamente superiore[28]. Allo stesso tempo, durante la costruzione venne inglobata una falda acquifera, apparentemente ancora attiva, tanto da rendere necessario l'uso di una pompa idrovora[29].

La realizzazione delle cisterne è stata perciò studiata in modo da incanalare una quantità di acqua in grado di provvedere alle necessità idriche durante tutto l'anno, della quale è possibile fornire solo una stima parziale e ipotetica tra i 5.798 e i 6.526 m³ (esclusa l'acqua di origine nevosa)[30].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ U. Ciocchini e C. Grassi, The roman hydraulic system of Frigento (Campania, southern Italy), 2015, p. 68.
  2. ^ G.O. Onorato, La ricerca archeologica in Irpinia, 1960, pp. 35-36.
  3. ^ a b M. Romito, Guerrieri sanniti e antichi tratturi nell'alta valle dell'Ufita, 1995, p. 80.
  4. ^ G. Galasso, Storia dell'Irpinia antica, 2005, p. 155.
  5. ^ ILLRP, II, n. 598.
  6. ^ G. Colucci Pescatori, Evidenze archeologiche in Irpinia, 1991, pp. 96-97.
  7. ^ Cicerone, De lege agraria, III, 2, 8.
  8. ^ G. Camodeca, Frigento e il suo territorio in età romana attraverso la documentazione epigrafica, 2018, p. 34.
  9. ^ G.O. Onorato, La ricerca archeologica in Irpinia, 1960, pp. 57-58.
  10. ^ G. Colucci Pescatori, Evidenze archeologiche in Irpinia, 1991, p. 95.
  11. ^ G. Colucci Pescatori, Municipium, aliunde, ignotum: Frigento in età romana, 2000, pp. 48-50.
  12. ^ V. Giovanniello, Frigento romana: le iscrizioni dell'ager Frecentinus, le cisterne (con contributo dell'Ing. Rocco Calò), i nomi prediali, 2015, pp. 15-20.
  13. ^ Plinio il Vecchio, Storia Naturale, III, 16.
  14. ^ A. Salvatore, Aeclanum: mille anni di storia irpina, 1982, pp. 41-42.
  15. ^ G. Colucci Pescatori, Municipium, aliunde, ignotum: Frigento in età romana, 2000, p. 50.
  16. ^ G. Camodeca, Frigento e il suo territorio in età romana attraverso la documentazione epigrafica, 2018, p. 33.
  17. ^ V. Giovanniello, Frigento romana: le iscrizioni dell'ager Frecentinus, le cisterne (con contributo dell'Ing. Rocco Calò), i nomi prediali, 2015, pp. 19-20.
  18. ^ CIL, IX, n. 1052.
  19. ^ V. Giovanniello, Frigento romana: le iscrizioni dell'ager Frecentinus, le cisterne (con contributo dell'Ing. Rocco Calò), i nomi prediali, 2015, pp. 33-35.
  20. ^ V. Giovanniello, Frigento romana: le iscrizioni dell'ager Frecentinus, le cisterne (con contributo dell'Ing. Rocco Calò), i nomi prediali, 2015, pp. 102-103.
  21. ^ V. Giovanniello, Frigento romana: le iscrizioni dell'ager Frecentinus, le cisterne (con contributo dell'Ing. Rocco Calò), i nomi prediali, 2015, pp. 102, 104-105.
  22. ^ R. Calò, Analisi dello stato di fatto e sintesi conclusiva, in V. Giovanniello, Frigento romana: le iscrizioni dell'ager Frecentinus, le cisterne (con contributo dell'Ing. Rocco Calò), i nomi prediali, 2015, p. 115.
  23. ^ U. Ciocchini e C. Grassi, The roman hydraulic system of Frigento (Campania, southern Italy), 2015, p. 64.
  24. ^ V. Giovanniello, Frigento romana: le iscrizioni dell'ager Frecentinus, le cisterne (con contributo dell'Ing. Rocco Calò), i nomi prediali, 2015, pp. 103-105.
  25. ^ U. Ciocchini e C. Grassi, The roman hydraulic system of Frigento (Campania, southern Italy), 2015, p. 68.
  26. ^ V. Giovanniello, Frigento romana: le iscrizioni dell'ager Frecentinus, le cisterne (con contributo dell'Ing. Rocco Calò), i nomi prediali, 2015, p. 105.
  27. ^ U. Ciocchini e C. Grassi, The roman hydraulic system of Frigento (Campania, southern Italy), 2015, pp. 68, 72.
  28. ^ U. Ciocchini e C. Grassi, The roman hydraulic system of Frigento (Campania, southern Italy), 2015, pp. 67-68.
  29. ^ V. Giovanniello, Frigento romana: le iscrizioni dell'ager Frecentinus, le cisterne (con contributo dell'Ing. Rocco Calò), i nomi prediali, 2015, p. 104.
  30. ^ U. Ciocchini e C. Grassi, The roman hydraulic system of Frigento (Campania, southern Italy), 2015, p. 70.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Rocco Calò, Analisi dello stato di fatto e sintesi conclusiva, in Vito Giovanniello, Frigento romana: le iscrizioni dell'ager Frecentinus, le cisterne (con contributo dell'Ing. Rocco Calò), i nomi prediali, Grottaminarda, Delta 3, 2015, pp. 114-135, ISBN 978-88-6436-427-8.
  • Giuseppe Camodeca, Frigento e il suo territorio in età romana attraverso la documentazione epigrafica, in Andrea Famiglietti (a cura di), San Marciano: primo vescovo di Frigento tra storia e fede. Atti del convegno di studi, Frigento, 14 maggio 2016, Frigento, Tipolitoelle, 2018, pp. 25-46.
  • Ugo Ciocchini e Celestino Grassi, The roman hydraulic system of Frigento (Campania, southern Italy), in Italian Journal of Engineering Geology and Environment, n. 1, Roma, Sapienza Università Editrice, 2015, pp. 61-73, DOI:10.4408/IJEGE.2015-01.O-05.
  • Gabriella Colucci Pescatori, Evidenze archeologiche in Irpinia, in La romanisation du Samnium aux 2. et 1. siècles av. J.-C.: actes du colloque organisé par le Centre Jean Bérard en collaboration avec la Soprintendenza archeologica e per i BAAAS del Molise et la Soprintendenza archeologica per le Province di Salerno, Avellino e Benevento. Naples, Centre Jean Bérard, 4-5 novembre 1988, Napoli, Centre Jean Berard, 1991, pp. 85-122, ISBN 2903189382.
  • Gabriella Colucci Pescatori, Municipium, aliunde, ignotum: Frigento in età romana, in Studi sull'Italia dei Sanniti, Milano, Electa, 2000, pp. 42-55, ISBN 88-435-7184-2.
  • Attilio Degrassi (a cura di), Inscriptiones Latinae Liberae Rei Publicae, II, Firenze, La Nuova Italia, 1963.
  • Giampiero Galasso, Storia dell'Irpinia antica, Avellino, De Angelis, 2005, ISBN 88-86218-86-9.
  • Vito Giovanniello, Frigento romana: le iscrizioni dell'ager Frecentinus, le cisterne (con contributo dell'Ing. Rocco Calò), i nomi prediali, Grottaminarda, Delta 3, 2015, ISBN 978-88-6436-427-8.
  • Theodor Mommsen (a cura di), Corpus Inscriptionum Latinarum, IX, Berlino, de Gruyter, 1963 [1883], ISBN 31-10-01395-9.
  • Giovanni Oscar Onorato, La ricerca archeologica in Irpinia, Avellino, 1960.
  • Matilde Romito, Guerrieri sanniti e antichi tratturi nell'alta valle dell'Ufita, Salerno, Laveglia, 1995.
  • Antonio Salvatore, Aeclanum: mille anni di storia irpina, Foggia, L'Amico del Terziario, 1982.

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