Coordinate: 45°45′09.84″N 9°49′28.21″E

Chiesa di Sant'Antonio di Padova (Albino)

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Chiesa di Sant'Antonio di Padova
Chiesa di Sant'Antonio di Padova
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàFiobbio (Albino)
IndirizzoPiazza P. Morosini, 3
Coordinate45°45′09.84″N 9°49′28.21″E
Religionecattolica di rito romano
TitolareSant'Antonio di Padova
DiocesiBergamo
Consacrazione1924
ArchitettoCamillo Galizzi
Stile architettoniconeoclassico
Inizio costruzione1919
Sito webwww.beatapierinamorosini.com

La chiesa parrocchiale di Sant'Antonio di Padova è il principale luogo di culto cattolico della frazione Fiobbio di Albino, in provincia di Bergamo, in piazza Pierina Morosini, 3.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Al termine del XIX secolo, il territorio registrò un forte incremento demografico passando da una popolazione di 512 abitanti nel 1889, a 1050 nel 1916[1], questo rese insufficiente la capienza della vecchia chiesa di Sant'Antonio risalente al 1680 circa. Il parroco Antonio Savoldi la definì infatti insufficiente ed indecorosa chiedendo quindi di costruirne una nuova.[2]

Per la costruzione della nuova chiesa fu scelta la sommità di un promontorio collegato a sud al centro abitato e circondato da tre pendii: uno ad est che discende ripido verso la via di accesso principale al paese, uno a nord che dirada dolcemente verso il torrente Lujo, e uno minore a ovest che formava un piccola valletta, successivamente colmata e trasformata in parcheggio. L'area, libera da costruzioni e destinata prevalentemente alle attività agricole e all'escavazione di pietre, fu donata alla parrocchia per l'edificazione della nuova chiesa. Il progetto fu affidato all'ingegnere bergamasco Camillo Galizzi[3].

La costruzione iniziò subito dopo il primo conflitto mondiale con la posa della prima pietra il 20 settembre 1919, consacrata dal vescovo Luigi Maria Marelli. L'edificio fu terminato nel 1924 e consacrato sempre dal vescovo Marelli il 27 settembre mantenendo l'intitolazione della parrocchia a sant'Antonio di Padova. Sull'altare maggiore furono sigillate le reliquie dei santi Alessandro e Padre Pio. La chiesa fu adornata con alcuni degli arredi e decori provenienti dalla dismissione della vecchia chiesa, tra questi: le cinque campane della ditta Pruneri datate 1906, l'altare laterale dedicato alla Beata Vergine del Rosario, il battistero e l'organo che fu installato nel suo alloggiamento sopra il presbiterio solo nel 1930 dopo un'accurata opera di restauro.

Durante la seconda guerra mondiale, a seguito del Regio Decreto n° 505 del 23 aprile 1942, le due campane maggiori furono requisite e fuse per farne materiale bellico. Solo nel 1949 la torre campanaria fu nuovamente completata con due nuove campane di minor pregio rispetto alle precedenti.

Conseguente alla beatificazione di Pierina Morosini, nel 1987 il presbiterio fu modificato su progetto dell'architetto Vittorio Sonzogni con la posa di un nuovo altare. Vennero quindi eliminate le balaustre in marmo a confine del presbiterio, l'altare maggiore, i paramenti dei muri laterali e la cantoria in legno di noce risalente alla fine del XIX secolo.[4]

Nel 1996 venne sostituita la vetrata del rosone centrale con una in stile Tiffany raffigurante sant'Antonio di Padova al centro, patrono della parrocchia, la beata Pierina Morosini a sinistra e il papa bergamasco Giovanni XXIII a destra.

Nel 2007 fu inaugurato il museo dedicato alla beata Morosini progettato dall'architetto Edoardo Milesi con accesso sul lato destro del transetto.[5]

Il 27 settembre 2012, nel XXV anniversario della beatificazione di Pierina Morosini, la terza campana del concerto campanario (Sol), una Pruneri del 1906 ormai danneggiata da tempo, fu sostituita con una nuova, fusa dalla ditta Allanconi di Crema. Sulla nuova campana trovano posto le effigi della beata, alla quale la campana è dedicata, di papa Giovanni XXIII e di Santa Maria Goretti, figura importante nella vita della Morosini. Sulla campana vi è posta la scritta: Confirma nos in fide (Confermaci nella fede) richiamo all'Anno della fede. È stata benedetta il 12 agosto 2012 da monsignor Arturo Bellini, direttore dell'Opera Barbarigo. La campana ha suonato per la prima volta la sera del 30 settembre 2012 alla presenza del vescovo di Bergamo Francesco Beschi.

Il 21 gennaio 2024, con una messa solenne presieduta dal cardinale Angelo Bagnasco, la parrocchia di Fiobbio ha indetto un anno giubilare straordinario per celebrare il centenario della costruzione della chiesa.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Altare maggiore, opera dell'architetto Vittorio Sonzogni con l'urna della beata Pierina Morosini

La chiesa, con la facciata rivolta a sud, è posta in alto rispetto al sagrato ed è raggiungibile da cinque gradini in masselli di beola levigata che conducono sul ripiano che percorre, su tre lati, la facciata stessa. Il sagrato, un tempo fiancheggiato in entrambi i lati da alti cipressi, ora sostituiti da aceri, la collega alla strada comunale.[4]

La facciata, realizzata in pietrame a vista, presenta un doppio ordine architettonico, il primo di quattro metri circa in pietra di Abbazia lavorato a punta inscrive il portale d'ingresso con lunetta semicircolare superiore. In alto vi è un grande rosone posto in uno sfondato circolare più ampio con a fianco due nicchie alte e strette. Questa parte termina con un cornicione molto semplice avente la copertura in coppi canale divenendo baldacchino in corrispondenza del rosone centrale. Il secondo ordine è molto più breve e presenta tredici feritoie rettangolari che alleggeriscono il complesso della struttura. I fianchi laterali presentano due porticati che ricoprono gli ingressi laterali. Essi raggiungono l'altezza del primo ordine formando un unico corpo con la struttura centrale.

L'abside, rivolto a nord, si presenta esternamente di forma semi-ottagonale. Più basso rispetto al volume della navata, è diviso anch'esso in due ordini sovrapposti: li primo, con fronti semplici, è scandito nella parta bassa da tre feritoie rettangolari che illuminano il deambulatorio e da 15 feritoie rettangolari più piccole sotto il primo sporto di gronda; il secondo ordine, più arretrato e breve, è scandito invece da 10 finte monofore ad arco.

Attraverso l'ingresso principale, seguito all'interno da una bussola in noce, si perviene al vano della chiesa che presenta una sola navata. L'aula è suddivisa in tre campate da lesene in muratura, che proseguono senza capitello e cornicione, trasformandosi in nervature su cui si impostano le volte a tutto sesto che coprono ciascuna campata.[4] Nelle pareti laterali della prima e della terza campata, si trovano sfondati ad arco a tutta altezza, mentre la seconda campata presenta aperture laterali minori. La prima e la terza campata ospitano cappelle con aperture ad arco. La navata è illuminata dal grande rosone presente sulla facciata e da altri sei minori posti su ogni campata laterale.

Il presbiterio, più stretto rispetto alla navata, è collegato all'aula da tre gradini in marmo rosso di Francia. L'altare si configura come un monolite in marmo bianco, scavato nella parte frontale a creare un vano che conserva l'urna in bronzo con le spoglie della beata. Al centro del presbiterio vi è un ampio seggio, anch'esso in marmo bianco, destinato al celebrante con a fianco quattro sedili lignei. Dietro, il tabernacolo in metallo sbalzato è sormontato da un baldacchino in cemento. Due porte in noce poste ai lati del presbiterio sono di accesso alla sagrestia, per la porta di sinistra e al museo dedicato alla beata, per la porta di destra.

Poche sono le opere conservate nella chiesa: una Sacra famiglia posta sull'altare omonimo, opera di Carlo Francesco Nuvolone donata alla Chiesa nel 1924 e la statua di Cristo morto nell'altare laterale di fondo. La prima cappella a destra, preceduta da una balaustra, è intitolata alla beata Morosini e presenta un grande dipinto di Angelo Capelli che fu esposto in San Pietro nel giorno della beatificazione.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Paganoni, Le chiese parrocchiali della diocesi di Bergamo, II, Bergamo, 1974, p. 407-408.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Archivio Anagrafe comune di Albino, Comune di Albino.
  2. ^ Parrocchia di Fiobbio, su valledellujo.it, Valled del Lujo. URL consultato il 9 gennaio 2019.
  3. ^ Chiesa parrocchiale di sant'Antonio di Padova, su lombardiabeniculturali.it, Lombardia Beni Culturali. URL consultato il 7 gennaio 2018.
  4. ^ a b c Chiesa di Sant'Antonio di Padova, su necrologie.repubblica.it. URL consultato il 9 gennaio 2019.
  5. ^ MUSEO MBPM, su beatapierinamorosini.com, Beata Pierina Morosini. URL consultato il o gennaio 2019.