Coordinate: 45°50′05.49″N 10°01′09.08″E

Chiesa di Sant'Antonio Abate (Sovere)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Chiesa di Sant'Antonio Abate
Campanile della chiesa di Sant'Antonio Abate
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàPiazza (Sovere)
Coordinate45°50′05.49″N 10°01′09.08″E
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
TitolareSant'Antonio Abate
Diocesi Bergamo

La chiesa di Sant'Antonio Abate è il principale luogo di culto cattolico di Piazza frazione di Sovere in provincia e diocesi di Bergamo. Fa parte del vicariato di Solto-Sovere.[1][2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa intitolata a sant'Antonio abate in località Piazza di Sovere risulta citata dagli atti della visita pastorale dell'arcivescovo durante la sua visita alla diocesi di Bergamo nell'autunno del 1575.[2] Dello stesso periodo è il decreto che obbligava la fabbriceria una sagrestia vicino alla cappella di sant'Antonio abate e che questa fosse poste sul lato del Vangelo. Per la costruzione un certo signor Basoletto aveva raccolto tra gli abitanti della località i fondi necessari.[1]

Il piccolo edificio fu citato nel 1666 nel “Sommario delle chiese di Bergamo”, elenco redatto dal cancelliere della curia vescovile di Bergamo Giovanni Giacomo Marenzi. Nel documento è indicata sotto l'invocazione di sant'Antonio Abate e inserita nella parrocchia di Sovere.[3][4]

La nuova chiesa fu edificata nel 1750 e l'antica cappella divenne il presbiterio. Nel portale d'ingresso è impressa, a testimonianza, questa datazione.

Nel Novecento la chiesa fu oggetto di lavori di mantenimento e ammodernamento con il restauro della piccola torre campanaria e la consacrazione delle nuove campane nel 1953.

Il 18 marzo 1965 il vescovo di Bergamo Clemente Gaddi eresse canonicamente a parrocchia di Sant'Antonio con lo smembramento dalla chiesa di san Martino e inserita nel vicariato foraneo di Sovere. Con decreto del presidente della Repubblica del 23 aprile 1966 fu riconosciuta anche civilmente.[2] Negli anni '70 fu posto il nuovo altare comunitario rivolto verso l'aula come indicato dal concilio Vaticano II.[1]

Con decreto del 27 maggio 1979 del vescovo Giulio Oggioni la chiesa fu inserita nel vicariato foraneo di Solto-Sovere.[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio di culto con orientamento a nord si presenta dalle piccole proporzioni. La facciata presenta due doppie lesene nella parte centrale che è leggermente avanzata rispetto a quelle due laterali. Le lesene sono complete di alta zoccolatura e reggono il frontone con il timpano triangolare. La sezione centrale ospita il portone barocco completo di cornice e architrave in pietra locale.

Interno[modifica | modifica wikitesto]

L'interno a unica navata presenta tre sfondati per lato che ospitano le cappelle. La prima ospita il fonte battesimale e corrispondente sul lato destro il confessionale ligneo. L'altare dedicato al santo titolare è posto nella seconda campata di sinistra e corrispondente quello dedicato alla Madonna della Cintura. Nella terza a sinistra l'apertura laterale e a destra la statua di san Rocco. Tre piccole cupole a tazza poggianti su archi coprono l'aula.

Il presbiterio di misura inferiore rispetto alla navata è a pianta rettangolare e termina con il coro con parete piana che fa da raccordo con le pareti d'ambito.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Chiesa di Sant′Antonio <Piazza di Sovere, Sovere>, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 28 gennaio 2021.
  2. ^ a b c d Parrocchia di sant'Antonio abate, su lombardiabeniculturali.it, LombardiaBeniCulturali. URL consultato il 28 gennaio 2021.
  3. ^ Giovanni Giacomo Marenzi, Sommario delle chiese di Bergamo, Bergamo, Archivio della curia Vescovile, 1666.
  4. ^ Giulio Orazio Bravi, Le fonti di Donato Calvi per la redazione dell'Effemeride, 1676-1677 - Donato Calvi e la cultura a Bergamo nel Seicento, Archivio Bergamasco - Camera di Commercio di Bergamo, novembre 2013.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]