Chiesa di San Francesco dei Mercanti

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Chiesa di San Francesco dei Mercanti
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneSicilia
LocalitàMessina
Coordinate38°11′38.8″N 15°33′06.68″E / 38.194111°N 15.551856°E38.194111; 15.551856
Religionecattolica di rito romano
TitolareSan Francesco d'Assisi
Arcidiocesi Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela
Inizio costruzione1930c.

La chiesa di San Francesco dei Mercanti, secondo l'antica definizione San Francesco de' Mercadanti,[1][2][3] è una chiesa di Messina ricostruita dopo la distruzione del terremoto del 1908 in via Sant'Agostino.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La ricostruzione del luogo di culto dopo il terremoto di Messina del 1908 fu patrocinata:

Nell'edificio sono attestate:

Navata destra[modifica | modifica wikitesto]

  • Primo ambiente: Crocifisso parietale.
  • Secondo ambiente: San Vincenzo Ferreri, dipinto, opera di Luigi Ghersi.
  • Terzo ambiente: Madonna delle Grazie. Sulla parete è collocato il dipinto raffigurante la Madonna delle Grazie, opera ricoperta da una spessa manta argentea finemente cesellata. La Madonna è la titolare dell'antica Confraternita di Maria Santissima delle Grazie detta «La Bambina» fondata nel 1665.

Navata sinistra[modifica | modifica wikitesto]

Altare maggiore[modifica | modifica wikitesto]

L'unica aula liturgica si chiude nell'abside col monumentale altare a tarsie marmoree, colonne in marmo grigio con capitelli corinzi che sostengono un architrave sormontato da timpano ad arco spezzato. Nell'edicola al centro è collocato il grande polittico raffigurante San Francesco d'Assisi con piccole scene della sua vita, opera di Adolfo Romano.

Confraternita di San Francesco dei Mercanti[modifica | modifica wikitesto]

Il sodalizio fu fondato nel 1588 dalla ricca classe mercantile messinese con sede presso la Cappella del Santissimo Crocifisso della primitiva chiesa di San Giuliano.[4]

Oratorio di San Francesco alle Stimmate[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1626 i componenti del sodalizio decisero di fondare un proprio ampio oratorio. Allo scopo scelsero dei locali adiacenti al convento di San Domenico sotto il titolo di «San Francesco alle Stimmate» retto secondo la regola dell'Ordine dei frati minori cappuccini.[4]

L'edificio era ricchissimo di opere d'arte: sono documentati gli affreschi di Andrea Suppa[5][6] gli stucchi di Innocenzo Mangani, ambienti abbelliti dai dipinti di Abraham Casembroot, Giovanni van Houbraken, Alonso Rodriguez[5], Pietro Paolo Rubens[5] e Pietro da Cortona[5].

Nella guida "MESSINA E DINTORNI",[8] è riportato:

«" ... continuando per il corso Cavour, fino all'incrocio con la via dei Librai, e volgendo a sinistra per quella dell'Oratorio di San Francesco, il viaggiatore si recherà alla chiesa di San Francesco delle Stimmate, Confraternita dei Mercanti, eretta nel 1625, la quale benché internamente carica di stucchi desta il massimo interesse per le opere pittoriche che essa contiene. Nel vestibolo, dipinto a fresco da Filippo Tancredi, discepolo del Maratta, è la pila per l'acqua santa, sostenuta da un angelo in marmo bianco, bella scultura di ignoto artista dei primordi del 1600, donata nel 1625 dal confrate Ascanio Lamberti. In alto, alle pareti dell'Oratorio sono dieci quadroni a fresco rappresentanti episodi della vita del Santo di Assisi, dipinti egregiamente dal nostro Andrea Suppa, del quale era pure la volta, che, distrutta nel 1783, fu rifatta da Michele Panebianco, che ritrasse in un gran quadro il santo titolare. Sulla parete sinistra, stanno tre tele fra le più pregiate di Alonzo Rodriquez; la nascita di San Francesco, il battesimo del detto santo, nel qual dipinto sono i ritratti della famiglia del pittore, e la vestizione dell'abito francescano. All'altare maggiore, vago di ricchi ornati, è uno splendido dipinto di Bartolomeo Schedone: San Francesco moribondo tra due angeli, figura oltre il naturale, condotta con forza e verità mirabili. Questo quadro, come si rileva dai documenti della confraternita, fu donato nel 1629 dal Governatore di essa Giovan Battista Galilei, fiorentino, della famiglia del gran Galileo, passa in Messina per ragioni di commercio. Sulla parete destra stanno altre tre tele: un angelo che fa sentire a San Francesco l'armonia celeste, la Vergine in atto di porgere il Gesù a San Francesco, opere di Giovanni Van Honbraken di Anversa, discepolo del Rubens, e un San Francesco nudo in atto di gettarsi in una siepe fra le spine pur di fuggire il demonio che gli si presenta sotto le apparenze di vaghissima giovane quale pittura, come risulta dai registri della confraternita, fu donata da Agostino Massena, genovese nel 1629, e costò duecento scudi di nostra moneta. Sotto l'impalcatura dell'organo è una tela, San Francesco in orazione, donata nel 1656 da Donna Caterina Romano Colonna, ed è forse l'unica opera che rimanga di Abramo Casembrott. In questa chiesa è sepolto Mario Aspa, insigne musicista messinese, morto nel 1868".»

Questa chiesa fu completamente distrutta dal terremoto del 28 12 1908. Non venne mai più ricostruita nel luogo originario, che nel 1936 divenne sede di padiglioni fieristici, inaugurati personalmente da Benito Mussolini e dove, nel secondo dopoguerra (1953-1959), l'imprenditore edile, geometra Vincenzo FRANZA (Giardini 1904 - Messina 1978), costruì l'isolato 306, dietro l'ex Regio Liceo Ginnasio "Francesco Maurolico".

Confraternita di Maria Santissima della Consolazione e delle Anime del Purgatorio[modifica | modifica wikitesto]

La Confraternita del Purgatoriello era stata fondata già il 28 ottobre 1516 in un locale angusto del convento dei Padri Eremitani di Sant'Agostino.[9]

Il sodalizio ebbe sede nel 1633 nell'antico refettorio[9] proprio dove fu ricostruita la nuova chiesa di San Francesco dei Mercanti.

Confraternita di San Sebastiano dei Fornai[modifica | modifica wikitesto]

La primitiva chiesa di San Sebastiano era ubicata adiacente alla chiesa di San Giovanni Gerosolomitano, l'edificio fu demolito per l'ingrandimento e la nuova fabbrica dell'aggregato destinato a sede dell'Ordine di Malta.[10] La corporazione dei Fornai, costituita dai Panificatori e Panettieri, titolare del luogo di culto distrutto, ottenne come risarcimento il patrocinio di una cappella eretta in onore del santo martire.[10]

Nel 1630 per questioni logistiche la corporazione spostò la sede presso un oratorio ubicato nella Casa dei Preti di San Filippo Neri in via Cardines.[10] Appena un decennio dopo (1640) l'arcivescovo di Messina Biagio Proto de Rubeis, sentito il parere dalle religiose del monastero di Santa Barbara, concesse la chiesa di «contrada delli Carrara e Paraporto».[10]

Nella nuova chiesa nel 1670 si ricostituì la confraternita con un nuovo statuto approvato e confermato dall'arcivescovo Simone Carafa.[10] Il tempio fu distrutto dal terremoto della Calabria meridionale del 1783.

Dopo il terremoto del 1783 la confraternita ottenne la chiesa di Santa Maria degli Angeli al Tirone. Il terremoto di Messina del 1908 distrusse il luogo di culto finché i confrati non trovarono ospitalità a San Francesco dei Mercanti dove alloggiare la loro antica e pregevole statua di San Sebastiano, compatrono di Messina.

Confraternita di Maria Santissima delle Grazie[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Giovanna Power, pag. 19.
  2. ^ a b Giuseppe Fiumara, pag. 24.
  3. ^ Pagina 76, Giuseppe Martinez, "Icnografia e guida della città di Messina" [1] Archiviato il 30 ottobre 2018 in Internet Archive., Messina, Tipografia Ribera, 1882.
  4. ^ a b Caio Domenico Gallo, pp. 130.
  5. ^ a b c d Caio Domenico Gallo, pp. 131.
  6. ^ a b c d e Giuseppe Fiumara, pag. 25.
  7. ^ a b c Giovanna Power, pag. 20.
  8. ^ Capitolo IV, pagina 285, paragrafo 6, "MESSINA E DINTORNI - GUIDA A CURA DEL MUNICIPIO", Stampato da Premiato Stabilimento Giuseppe Crupi, Messina, 1902.
  9. ^ a b Caio Domenico Gallo, pp. 103.
  10. ^ a b c d e Caio Domenico Gallo, pp. 241.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]