Coordinate: 45°46′54.9″N 9°36′58.91″E

Chiesa dei Santi Bartolomeo e Bernardino

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Chiesa dei Santi Bartolomeo e Bernardino
Chiesa dei Santi Bartolomeo e Bernardino
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàUbiale Clanezzo
IndirizzoVia San Bartolomeo n.3
Coordinate45°46′54.9″N 9°36′58.91″E
Religionecattolica
TitolareBartolomeo (apostolo) e Bernardino da Siena
Diocesi Bergamo
Inizio costruzioneXIV secolo

La chiesa dei Santi Bartolomeo e Bernardino è la parrocchiale di Ubiale Clanezzo, in provincia e diocesi di Bergamo, fa parte del vicariato di Brembilla-Zogno.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La prima citazione di un edificio di culto in località Ubiale, risale al 1360, citato nel Nota ecclesiarum, elenco voluto da Bernabò Visconti che indicava quali erano i tributi imposti e versati dalle chiese di Bergamo alla famiglia Visconti di Milano e alla chiesa di Roma.[1][2]

La chiesa fu visitata da san Carlo Borromeo nell'autunno del 1575, e dalla relazione si desume che la chiesa non aveva il titolo di parrocchia ma era sussidiaria ecclesia Sancti Bartholomei loci de Ubiallo e si trovava sul territorio di Ubiale. L'edificio fu ricostruito completamente nel 1738 con diritto di parrocchialità nel 1775 dopo lo smembramento dalla chiesa di San Giacomo di Sedrina.[1] Il documento non indica a quanto ammontasse il beneficio della chiesa ma che vi era eletto un sacerdote mercenario dominus presbiter Iohannes de Carabollis rector che aveva diritto alla rendita di 20 lire.[1][2]

Nel 1900 la chiesa fu consacrata dal vescovo Gaetano Camillo Guindani che la intitolò anche a san Bernardino, domando le reliquie dei santi Alessandro di Bergamo, Bartolomeo Fermo e Rustico che furono sigillate nella nuova mensa dell'altare maggiore.

Il Novecento vide la realizzazione di opere decorative all'interno dell'aula e l'elevazione della torre campanaria con la posa della cipolla ottagonale.

Contrariamente alla chiesa di San Gottardo della frazione di Clanezzo che è inserita nel vicariato di Almenno-Ponteranica-Villa d'Almè, la chiesa dove è collocata la sede comunale delle due località, unite in un comune unico solo nel 7 aprile 1797, è stata inserita dal vescovo Giulio Oggioni con decreto del 7 maggio 1979 nel vicariato di Brembilla-Zogno.[3]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio, preceduto dall'ampio sagrato con pavimentazione in sanpietrini di porfido, si presenta con l'orientamento liturgico a sud. La facciata è intonacata e si sviluppa con una sezione centrale tripartita da quattro coppie di lesene, complete di alta zoccolatura in pietra che percorre poi tutta la chiesa. Le lesene terminano con i capitelli che reggono la trabeazione completa di timpano triangolare. Le due sezioni laterali sono di misura inferiore, complete di lesene e contro-lesene che raggiungono l'altezza del cornicione del corpo centrale.; queste parti hanno due oculi che portano luce alle navate. Nella parte centrale è presente il portale con paraste in pietra terminante con il timpano triangolare. Nella parte superiore vi è un'apertura sfondata priva di contorno.[1]

Interno[modifica | modifica wikitesto]

L'interno si sviluppa su tre navate unite da lesene collegate alle arcate. Le lesene in stucco lucido sono complete di zoccolatura e capitelli d'ordine corinzio. La seconda navata si collega al presbiterio dall'altare del Sacro Cuore e corrispondente quello dedicato alla Madonna del Santissimo Rosario. La zona presbiteriale a pianta rettangolare è preceduta da tre gradini in pietra precedente il presbiterio e ha la copertura a tazza. Il catino absidale presenta la copertura voltata.[1] La chiesa conserva il dipinto di Vincenzo Angelo Orelli raffigurante la sacra conversazione Maria con i due santi patroni.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f BeWeB.
  2. ^ a b Roberta Frigeni, Parrocchia di San Bartolomeo apostolo e San Bernardino confessore, su lombardiabeniculturali.it, Lombardia BeniCulturali. URL consultato il 23 novembre 2020.
  3. ^ Parrocchia di San Gottardo 1707-1989, su lombardiabeniculturali.it, Lombardia Beni Culturali. URL consultato il 21 novembre 2020.

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