Chiaravagna

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Chiaravagna
Il ponte ferroviario della linea Genova-Ovada-Acqui Terme in località Panigaro.
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regioni  Liguria
Lunghezza3,3 km
Bacino idrografico11 km²
Altitudine sorgente608 m s.l.m.
NasceBric Pria Scugente
Affluentitorrente Ruscarolo
Sfociamar Ligure
44°25′06.31″N 8°50′58.24″E / 44.41842°N 8.84951°E44.41842; 8.84951
Mappa del fiume
Mappa del fiume

Il Chiaravagna è un torrente che nasce sulle alture del quartiere genovese di Sestri Ponente in località Serre di Panigaro, nella frazione di Panigaro, dall'unione di due rivi minori: il rio Cassinelle (nome della località dove si trova l'omonima abbazia ed il rio Bianchetta. Fino al 1923 segnava il confine tra il comune di Borzoli e quelli di Sestri Ponente e di San Giovanni Battista.

Idronimo[modifica | modifica wikitesto]

Il nome del torrente si pensa derivi dal termine Claravania, parola che si usava un tempo per indicare torrenti con acque chiare[1].

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Il suo bacino idrografico, comprendente gli affluenti, ha una superficie di circa 11 km²[2], mentre la sua asta principale ha una lunghezza di circa 3,3 km.

L'estensione totale del bacino del Chiaravagna, confinante ad est con quello del torrente Polcevera e ad ovest con quello del Varenna, è per circa metà della lunghezza compresa nel percorso dei due affluenti iniziali (che provengono entrambi da valli estese poco meno di 4 km): il rio Cassinelle, che nasce dal bric Pria Scugente e dalla cresta che porta alla Rocca dei Corvi (nota anticamente come monte Ramazzo[3][4]), a sinistra, e il rio Bianchetta, che nasce dalle pendici dei monti Figogna, Contessa e Gazzo, a destra.[2] La superficie drenata dei due rivi è rispettivamente di circa 3,32 km² e circa 3,27 km².[2]

Prima della confluenza che dà vita al Chiaravagna il rio Bianchetta riceve come affluenti il canale del Griso e del rio dei Santi, mentre il Cassinelle riceve i contributi del rio Timone e del fosso Cassinelle.[2] Le fonti che davano vita al Cassinelle si trovano ora sul fondo della vallata che, tra il 1968 e il 1995, è stata adibita a discarica (Scarpino 1).[5]

La vallata del Chiaravagna, ricca di mulini adibiti alla macinazione delle granaglie, dei quali oggi solo uno è ancora esistente, è stata stravolta dall'attività estrattiva del monte Gazzo e dalla presenza della grande discarica di rifiuti di monte Scarpino, il cui percolato filtrava nel rio Cassinelle a causa della non impermeabilizzazione del fondo all'epoca della realizzazione della prima parte della discarica[5]. Tutto ciò lo aveva portato, negli anni '70, ad essere uno dei corsi d'acqua più inquinati d'Italia.

La parte finale del torrente è parzialmente coperta e a poche decine di metri dalla foce si ha la confluenza del torrente Ruscarolo. In corrispondenza della passerella di via Vittorio Leonardi (negli anni '90 distrutta durante un nubifragio e poi ricostruita) l'alveo del torrente presenta un forte restringimento, a causa delle costruzioni adiacenti a questo, passando da una larghezza di 40 m ad una di meno di 20 m[6]. Nella zona della foce sono presenti l'Aeroporto Cristoforo Colombo e l'area residenziale e commerciale del quartiere della Marina di Sestri Ponente.

Le esondazioni[modifica | modifica wikitesto]

Il Chiaravagna alcune ore dopo essere esondato nell'ottobre 2010 (fuoriuscita avvenuta a circa 50 metri a monte rispetto al punto in cui è stata scattata la foto)
Lo stesso tratto del torrente in un periodo di magra

Il torrente è straripato due volte:

Ritenuto tra i responsabili delle esondazione del torrente era il palazzo di via Giotto 15, costruito nel 1953 proprio a cavallo dell'alveo, le cui fondamenta rappresentano una notevole ostruzione al deflusso specialmente durante le piene. Nonostante ne sia stata decisa la demolizione già nel 1992, a causa della vertenza tra i condomini dell'immobile e le istituzioni i lavori di abbattimento sono iniziati solamente alla fine del 2012. A metà marzo 2013 è terminata la demolizione del caseggiato. La successiva fase consiste nella rimozione dei piloni che lo sorreggevano ed il rifacimento del ponte stradale.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giuseppe Marcenaro, Le cronache di Sestri Ponente, collana La Nostra città, vol. 7, Genova, Tolozzi editore, 1968, pp. 2-3.
  2. ^ a b c d Provincia di Genova, Direzione Pianificazione Generale e di Bacino, Piano di bacino stralcio sul bilancio idrico – Il bacino del torrente Chiaravagna Archiviato il 27 dicembre 2013 in Internet Archive.
  3. ^ Giuseppe Pipino, L'antica miniera di Monte Ramazzo presso Genova ed i suoi minerali, Rivista Mineralogica Italiana, 1977 n.3, pp. 61/73, riportato in Giuseppe Pipino, Liguria mineraria. Miscellanea di giacimentologia e storia estrattiva, tipografia Pesce, Ovada, 2005, ISBN 9788890329616
  4. ^ Giuseppe Pipino, Liguria mineraria. Miscellanea di giacimentologia e storia estrattiva, Giuseppe Pipino, 2005, ISBN 978-88-903296-1-6. URL consultato il 16 gennaio 2022.
  5. ^ a b Scarpino, altri 30 anni di veleni, su Il Secolo XIX, 13 maggio 2019. URL consultato il 16 gennaio 2022 (archiviato dall'url originale il 18 gennaio 2022).
  6. ^ Piano di Bacino Stralcio del Torrente Chiaravagna - nuova edizione - Relazione generale - 2013 Archiviato il 25 novembre 2015 in Internet Archive., pag 94
  7. ^ Via Giotto, giù il palazzo-tappo, su Il Secolo XIX, 14 maggio 2019. URL consultato il 16 gennaio 2022.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]