Chartula Iudicati

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La Chartula Iudicati è il testamento di Sant'Amato di Nusco, scritto su pergamena di capretto, in caratteri beneventani, custodito in un quadro che, dal 1093, fu gelosamente conservato nell'archivio della cattedrale di Nusco. Il 29 giugno 1741 fu spostato dal vescovo Gaetano de Arco e chiuso in una teca, a forma di braccio, insieme al radio del santo; successivamente tolto dalla teca dal vescovo Francesco Paolo Mastropasqua, il 29 settembre 1842, fu collocato in un quadro espressamente costruito, corredato da trascrizione.

Trascrizione del Testamento[modifica | modifica wikitesto]

1. In nomine domini Dei eterni et salvatoris nostri Iesu Christi, anno ab

2. incarnatione eius millesimo nonogesimo tertio, te(m)poribus d(o)m(n)i nostri Ru

3. geri gloriosi ducis, mens(e) sept(embri), secunda indic(tione). Ego Am(a)

4. tus gr(ati)a dei sancte Nuscane sedis episcopus, quondam Landoni fi(lius), dum

5. iacerem in stratum meo in validam infirmitate det(en)

6. tus et ante me asteret Urso vicecomite et alios

7. id "on" eos homines qui me ad visitandum venerant, de

8. claro me quia, gratias Deo, modo adhuc recta men(te)

9. habeo et bene loquere possum et tamen, si divina mi((sericordi)a)

10. michi non obbiaverit, citius de ac vita dimissurus

11. sum, et idcirco cogitavit Omnipotenti mi(sericordi)am ne su

12. bitanea mors michi eveniat et causam mea(m in)

13. iudicatum relinquam, " in " primis quidem pro Christi et salvato

14. toris nostri mi(sericordi)a et pro remedium et salutis anime

15. mee et de ipso genitorem meum vel genitricem iudico

16. atque trado in ecclesia Sancti protomartiris Stephani,

17. quam nos et nostris parentibus atque consortibus construc

18. ta habemus intus suprascriptam civitatem et ego eam de propriis

19. causis meis ditavi, omnes res stavilem el mobilem quod

20. pro pars suprascripte ecclesie paravi ubicu(m)que exinde inventum

21. fuerit, intus vel a foris suprascripta civitate, hoc sunt co

22. dices et pani sericis et lineis et casaline et case

23. et ortis et vineis et terris et inserteta castanie

24. ta et alio apparatum, omnia in suprascripta ecclesia iudi

25. cavi atque tradidi ad faciendum de eo pro pras suprascripte

26. ecclesie omnia quod ipsi rectores atque consortes eiusdem

27. ecclesie voluerint ea parandum vel gubernandum.

28. Et de omnia qualiter superius declaratum est in suprascripta ecclesia

29. firmandum ego Amatus, gratia Dei episcopus primus suprascripte civi

30. tatis, guadi(am) vobis Iohanni presbiteri et Godini fi(lio) quondam Amati

31. cle(rici) et Romaldi quondam Alfieri fi(lio) et Amati quondam Mul

32. tubene dedit et fideiiussorem vobis exinde posuit Rac

33. ci quondam Racci fi(lium). Et hoc etiam addimus modisque omni

34. bus confirmamus, ut si qua personam magna vel parv(a)

35. contra hec que superius scripta sunt agere te(m)ptaverin(t)

36. aut earum disru(m)pere voluerint fiat maledictus

37. a Deo Patre qui fecit celun et terra et unico Filio eius domino

38. nostro Iesu Christo Sanctoque Spiritu et cum Iuda traditore domini

39. nostri Iesu Christi partecipetur ac in perpetuum condenetu(r).

40. Et taliter tibi Amati diac(ono) et nova(rio) scribere precepi.

Testamento tradotto in italiano[modifica | modifica wikitesto]

La traduzione del testamento in italiano è la seguente:

«In nome del signore Dio eterno e del Salvatore nostro Gesù Cristo. Nell'anno dell'incarnazione di lui 1093, ai tempi del signore nostro Ruggero, glorioso duca, nel mese di settembre, seconda indizione. Io Amato, per grazia di Dio, vescovo della santa nuscana sede, figlio del fu Landone, giacendo nel mio letto, da grave infermità trattenuto, e stando innanzi a me Orso Viceconte ed altri uomini idonei, che sono venuti a visitarmi, dichiaro che, mentre, per grazia di Dio, ancora ho sana la mente e posso ben parlare, e poiché, se la divina misericordia non mi aiuterà, al più presto da questa vita dovrò partire, affinché, per misericordia dell'Onnipotente, non mi accada morte subitanea e lasci la mia eredità inintestata, ho pensato di fare il presente testamento. Per misericordia, adunque, di Cristo Salvatore nostro e per rimedio e salute dell'anima mia e di esso genitore e della mia genitrice, dispongo e do alla chiesa di S. Stefano protomartire, che noi e i nostri parenti ed i consorti abbiamo edificato dentro la soprascritta città, ed io la dotai di beni miei propri, tutte le cose stabili e mobili, che per parte della soprascritta chiesa acquistai, dovunque ne saranno trovate dentro e fuori della soprascritta città, cioè e codici e panni serici e linei, e casalini e case e orti e vigne e terre e inserteti, castagneti da frutto ed ogni altro acquisto: il tutto dispongo e do alla chiesa soprascritta, da farne come cosa propria della medesima, tutto ciò che gli stessi rettori e consorti di essa vorranno e così tenerlo ed amministrarlo. E, per confermare ogni cosa, come sopra è dichiarato, nella soprascritta chiesa, io Amato, per grazia di Dio, primo vescovo della soprascritta città, diedi pegno a voi Giovanni prete e Godino, figlio del fu Amato chierico, e Romoaldo, del fu Alferio, e Amato del fu Moltobene ed inoltre posi fideiussore Racco, figlio del fu Racco. E questo anche aggiungo e in tutti i modi confermo che, se qualche persona, grande o piccola che sia, tenterà agire contro le cose, che sopra sono scritte o le vorrà rompere, sia maledetto da Dio Padre, che fece il cielo e la terra, e dall'Unico Figlio suo, il Signore nostro Gesù Cristo e dallo Spirito Santo, e abbia parte con Giuda traditore di nostro Signore Gesù Cristo e sia in perpetuo condannato. E così, a te, Amato, diacono e notaio, ordinai di scrivere.»