Centrale termoelettrica Edipower di Brindisi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Coordinate: 40°38′32.6″N 17°58′42.12″E / 40.642389°N 17.978367°E40.642389; 17.978367
Voce principale: Brindisi.

La centrale termoelettrica A2A di Brindisi è una centrale a carbone di proprietà del Gruppo A2A che si trova a Brindisi.

Composizione[modifica | modifica wikitesto]

In una prima fase furono costruiti due gruppi da 320 MW collegati alla rete elettrica a 220 kV. Successivamente l'impianto fu ampliato con ulteriori due gruppi di pari potenza collegati alla rete a 380 kV. Nel 1979 fu decisa la riconversione a carbone conservando la possibilità di bruciare, come combustibile di supporto o in alternativa, anche l'olio combustibile denso. In precedenza la potenza installata è di 1280 MW. La centrale era equipaggiata con:

Dal 2012 ne è stata dichiarata la dismissione dei 4 gruppi a carbone. Attualmente vengono usati i gruppi 3 e 4 come rifasatori di linea attraverso l'uso di un Condensatore rotante. L'impianto prevedeva la possibilità di funzionare sia a carbone che a olio combustibile denso, o con mix di entrambi i combustibili. Le petroliere attraccano al molo di Costa Morena dove scaricano l'olio combustibile che, tramite oleodotto, viene stoccato nei serbatoi. Il carbone invece viene scaricato dalle navi e inviato direttamente nei bunker di stoccaggio a ridosso delle caldaie, pronto per essere inviato in caldaia. Il parco di stoccaggio carbone non è utilizzabile perché non esiste l'autorizzazione all'esercizio dello stesso.

Progetti[modifica | modifica wikitesto]

  • Le sezioni termoelettriche 1 e 2 saranno trasformate in ciclo combinato utilizzando, per ogni sezione, un turbogas a ciclo aperto (TG) con potenza di circa 250 MW, progetto non più approvato.
  • Gli alternatori delle sezioni 3 e 4 verranno utilizzate come aiuto nel Rifasamento della rete elettrica tramite l'uso di un Condensatore rotante.

In merito, Edipower ha comunicato, tramite avviso al pubblico del 3 marzo 2003, la richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio.