Castello di Patti

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Castello di Adelasia
Cittadella fortificata
Ruderi settentrionali cinta muraria
Ubicazione
StatoRegno di Sicilia
Stato attualeBandiera dell'Italia Italia
RegioneSicilia
CittàPatti
Coordinate38°09′12″N 14°57′58″E / 38.153333°N 14.966111°E38.153333; 14.966111
Mappa di localizzazione: Sicilia isola
Castello di Patti
Informazioni generali
Tipomilitare
Inizio costruzioneVIII secolo
Materialepietra
Primo proprietarioRoberto di Mandaguerra
Condizione attualeResti di mura fortificate, porte e torri
Proprietario attualeComune di Patti
Visitabile
Informazioni militari
Funzione strategicadifensiva
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Il Castello di Patti o Castello di Adelasia, insieme al complesso di addizioni postume è documentato presso la Cittadella Fortificata di Patti, comune italiano della città metropolitana di Messina.

Il castello medievale è un agglomerato di strutture fortificate occupava parzialmente la sommità del colle ove attualmente è insediata la Diocesi di Patti con gli edifici del Seminario, della sede vescovile, del museo diocesano e della cattedrale di San Bartolomeo e Santa Febronia. Oggi il nucleo arroccato nel cuore della città, domina con la sua posizione la fiumara di Montagnareale e controlla l'ampia porzione di costa compresa tra capo Calavà e il promontorio di Tindari, comprese le rotte commerciali per le prospicienti Isole Eolie. È dotato di una particolare edificazione con pietre.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

I resti delle fortificazioni sorgono sulla sommità del colle oggi occupate dalla sede della Diocesi di Patti: Seminario derivato in parte dal monastero del Santissimo Salvatore, palazzo vescovile, museo diocesano e cattedrale di San Bartolomeo e Santa Febronia anch'essa derivata parzialmente dal primitivo castello. L'insieme dei manufatti e dei sistemi difensivi costituiscono propriamente la Cittadella Fortificata, la sovrapposizione degli attuali principali nuclei abitativi che la compongono cancella o ricopre attraverso le stratificazioni sedimentate, insediamenti di varie epoche. Negli ultimi secoli campagne archeologiche, di studi, di scavi, di ricostruzioni e riedificazioni identificano i principali periodi compatibili con le vicende storiche dei vicini insediamenti fortificati di Tindaro, della Città Murata di Milazzo, della Civita Fortificata di Lipari:

Una lunga serie di eventi sismici contribuisce a cambiare la fisionomia della cittadella fortificata:

Primitiva fortificazione durante l'Emirato di Sicilia[modifica | modifica wikitesto]

  • IXXI secolo, sono presenti fortificazioni sotto la dominazione islamica.

Epoca del Regno di Sicilia[modifica | modifica wikitesto]

Castello di Adelasia[modifica | modifica wikitesto]

Per il casato formato dalla fusione delle famiglie Hohenstaufen - Aragona lottano alcuni cittadini pattesi, rimasti nell'elenco degli eroi isolani, quali Peregrino da Patti, Guglielmo Pallotta, Giovanni De Oddone e Bartolomeo Varellis. Patti subisce distruzioni e saccheggi per mano degli Angioini che riescono a riconquistarla grazie al tradimento del vescovo Pandolfo che perora la causa di Papa Bonifacio VIII e dell'ammiraglio Giovanni Loria che nel frattempo tradisce gli Aragonesi.

Periodo del Viceregno di Sicilia[modifica | modifica wikitesto]

Ultimi secoli[modifica | modifica wikitesto]

Nel 19601968, Il vescovo Giuseppe Pullano demolisce e ricostruisce ex novo l'edificio del seminario (già gravemente alterato) oltreché il palazzo vescovile.

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

Della primitiva cittadella fortificata restano alcune porte e porzioni di mura esterne. Una ricostruzione immaginaria dei manufatti è desunta da dipinti, schizzi, planimetrie e disegni del XVI e XVII secolo, per opera degli ingegneri militari Camillo Camilliani, Tiburzio Spannocchi al servizio della Corona di Spagna e dalle schiere d'artisti transitati da Patti. Il confronto e la sovrapposizione degli elementi che scaturiscono dalla comparazione tra dipinti, rilievi militari e manufatti superstiti permette una ricostruzione verosimile. I documenti più significativi sono conservati presso la Biblioteca Nacional de España di Madrid.

Delle fortificazioni aragonesi, l'elenco delle torri e porte identificate e denominate: "Porta dei morti" a ovest sotto il castello, "Porta nova" sulla stradina che conduce al torrente Provvidenza, "Porta falsa" ubicata ove è attualmente l'ingresso del museo diocesano, di detti accessi non esistono più tracce. La "Porta di San Michele" è l'unica ancora visibile integralmente contigua alla chiesa di San Michele, "Porta delle Buccerij", "Porta reali". Delle 17 torri è pervenuta quella denominata "Torre del palombaro". Di un'altra, a forma circolare e demolita nel 1969, a seguito del parziale crollo del castello, residenza dei Vescovi, esiste qualche foto.

Un disegno riproduce le piante del Castello e della Cattedrale. Sono visibili, oltre le strutture murarie principali, le tre absidi. Quelle primitive di forma circolare hanno ceduto il posto a quelle attuali con muratura retta. Il crollo delle absidi originarie fu provocato dal sisma dell'11 gennaio 1693 noto come terremoto del Val di Noto.[9][10]. Per l'evento disastroso andarono distrutti parimenti il tetto e l'ultima elevazione della torre campanaria, molto probabilmente per il cedimento delle trifore caratterizzate da aperture molto ampie.

Altri disegni illustrano le prospettive del Castello e della Cattedrale. Si evincono chiaramente le tre absidi dai decori esterni simili a quelle della coeva cattedrale di Cefalù, il campanile con le trifore nell'ultima elevazione, la "Torre del palombaro", quella distrutta nel 1969 e la cinta muraria superiore della struttura con la "Porta falsa".

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Storia dei Musulmani di Sicilia scritta da Michele Amari, volume 3°, pag 378.
  2. ^ [1], Filadelfo Mugnos, “Teatro Genologico Delle Famiglie Nobili Titolate Feudatarie...”, Volume 2, pgg 245, Palermo, 1647
  3. ^ Annuario della nobiltà italiana, pag 495
  4. ^ Francesco Maria Emanuele Gaetani, Della Sicilia Nobile, continuazione parte seconda, Volume 3, stamperia dei Santi Apostoli, Palermo, MDCCLVII - Pagina 223
  5. ^ [2] "Annali Della Città Di Messina, Capitale del Regno di Sicilia" Vol.II, di Cajo Domenico Gallo, 1759
  6. ^ ex Reg. Cancell. "die 4 Maij 1523" (Registro Cancelleria di Carlo V con data 4 maggio 1523)
  7. ^ [3] "Feudatari e patrizi nella Sicilia moderna:(secoli XVI-XVII)" di Domenico Ligresti, ed. C.U.E.C.M. Libreria Universitaria, (1992)
  8. ^ Vincenzo Palizzolo Gravina, "Il blasone in Sicilia ossia Raccolta araldica": Volume 1, 1875 [4]
  9. ^ In merito, lo storico Giovanni Vivenzio scrive: "..... né Barcellona, e la Città di Patti, né le Piazze di Melazzo, e di Augusta andarono esenti da danni, e da lesioni nelle loro fabbriche".
  10. ^ A pagina 263 dell'opera "Istoria e teoria de' tremuoti in generale ed in particolare di quelli della Calabria, e di Messina del MDCCLXXXIII" di Giovanni Vivenzio: "..... Patti. In questa Città, che è posta non molto lontana dal mare all'W. di Melazzo, oltre alla lesione di molte case, caddero l'Episcopio, e la Cattedrale" [5].

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Pietro Cono Terranova, "I Castelli Peloritani del versante tirrenico", Milazzo, 1990 - 1991.
  • Giovanni Vivenzio, "Istoria e teoria de' tremuoti in generale ed in particolare di quelli della Calabria, e di Messina del MDCCLXXXIII", volume primo, Stamperia Regale, Napoli, 1787.

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