Castello di Montecuccoli

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Castello di Montecuccoli
La facciata posteriore del castello
Ubicazione
Stato attualeBandiera della Croazia Croazia
RegioneIstria
CittàPisino
Coordinate45°14′25″N 13°55′50″E / 45.240278°N 13.930556°E45.240278; 13.930556
Mappa di localizzazione: Croazia
Castello di Montecuccoli
Informazioni generali
TipoCastello medievale - rinascimentale
Stileromanico, gotico, rinascimentale
CostruzioneX secolo-XIX secolo
Condizione attualeVisitabile
Sito web(ITHRENDE) Link
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Il castello di Montecuccoli è un castello risalente al X secolo che si trova a Pisino. Deve il nome alla famiglia del conte Antonio Laderchi marchese di Montecuccoli che lo possedette dal 1766 al 1848[1]. Era imparentata con il ramo modenese dei Montecuccoli il cui esponente più celebre fu il condottiero Raimondo Montecuccoli[2][3].

È il maniero meglio conservato e panoramico della regione istriana: dal "Belvedere", ai piedi della rocca, è possibile ammirare l'orrido della Foiba, che precipita in ambiente ipogeo.

Il castello presenta una forma poligonale irregolare, con un cortile centrale (la piazza d'armi), che ospita una cisterna, e una facciata che presenta una stratificazione architettonica di elementi romanici, gotici e rinascimentali. Sulla facciata principale si notano cinque stemmi, di cui due di origine incerta (forse riconducibili ai Rab, agli Schül o agli Steindorfer), uno dei Duinati, uno dei Walsee e uno dei De Pisino, del ramo di Chersano.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il castello fu menzionato nel documento di donazione dell'imperatore Ottone II del 7 giugno 983 come Castrum Pisinum, ed è stato descritto dallo storico istriano Camillo de Franceschi, come "una costruzione semplice e forte che aveva la forma di un rettangolo prolungato, con il pianterreno e due piani, con la torre quadrangolare adiacente e le mura che chiudevano, oltre ad alcune altre costruzioni, anche la cappella castellana dedicata alla Madre di Dio, e il piccolo campanile attinente".

Originariamente il castello presentava una fortificazione di forma allungata con una torre quadrangolare e un ponte levatoio per l'attraversamento del fossato e comprendeva alcune abitazioni e una cappella romanica dedicata alla Madonna, citata anche in un documento dell'XI secolo.
Successivamente fu eretta una torre semicircolare, affiancata da nuove fortificazioni per fronteggiare le continue invasioni. A cavallo tra il XIII e il XIV secolo la maggior parte delle fortificazioni lungo la Foiba furono abbattute, su iniziativa dei signori di Walsee, mentre il fossato e il ponte levatoio divennero obsoleti. Anche l'interno del castello venne ristrutturato: le camere ora si dotarono di aperture quadrangolari più generose e la residenza fu notevolmente ampliata. Nel corso del XVI secolo, venne eretta una cappella privata, consacrata tra il 1740 e il 1766 alla Madonna della Neve, durante il periodo dei marchesi Turinetti di Priè.
Nel 1557 il capitano Alessio Mosconi apportò consistenti modifiche all'edificio e il barone De Swetkovitz fece costruire, nel 1560, l'imponente torre a pianta semicircolare sul lato esposto a settentrione. Fino alla fine del Settecento, il castello possedeva due torri: una quadrangolare prospiciente la Foiba e una pressoché cilindrica, che si affacciava sul nucleo abitato storico.

Nell'Ottocento, quando la ristrutturazione era terminata il castello aveva perso totalmente la forma originaria a favore di una più irregolare, quella odierna e si presentava come un edificio a due piani dotato di cortile interno: ogni elemento difensivo venne smantellato, così come la cima della torre quadrangolare dell'XI secolo. Il terreno a est della facciata del castello fu livellato con la pietra ricavata dalla demolizione della parte superiore della torre e della rampa a gradoni e le strade furono lastricate con le lastre quadrangolari di pietra con le quali erano rivestite le mura esterne[4].
Nel corso del XIX secolo il fascino del castello ispirò Jules Verne che decise di ambientarvi il romanzo Mathias Sandorf: per la descrizione della rocca il celebre scrittore francese si basò su alcune fotografie concesse da un Sindaco della città.

Durante la seconda guerra mondiale, nel settembre - ottobre 1943 e poi, nuovamente nell'aprile - maggio 1945, il castello Montecuccoli fu un quartier generale dell'OZNA (la polizia segreta di Tito) e dei "Tribunali del Popolo", nonché sede dei processi, luogo di prigionia e tortura di Italiani istriani, i quali venivano poi eliminati infoibandoli o, più semplicemente, lanciandoli nell'orrido del torrente Foiba dalle finestre del castello o dai parapetti del piazzale, sicché i resti dei cadaveri - già martoriati per l'impatto con le pareti rocciose e con i rami della vegetazione cresciuta sulle pareti rocciose -, dopo il percorso sotterraneo del Foiba, riemergevano a grande distanza nel canale di Leme, raggiungendo il mare tra Rovigno e Orsera.[senza fonte]

Dopo la fine della guerra il castello di Montecuccoli cambiò destinazione divenendo prima sede dell'Archivio storico, poi del Museo Civico di Pisino e infine del Museo Etnografico Istriano, di importanza regionale.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Istria. Storia, Arte, Cultura., Dario Alberi, LINT Editoriale, Trieste, 1996, pagg. 856-857.
  2. ^ La materia del ruolo di Raimondo Montecuccoli e degli altri italiani al suo seguito in Ungheria e in Croazia è stato oggetto di studi che hanno ispirato ad Antonio Saltini un romanzo Il figlio del Capitano.
  3. ^ Un esponente del ramo austriaco fu Alberto Montecuccoli-Laderchi che fu eletto governatore di Milano durante le Cinque giornate, ma la cui nomina non fu avallata dal Radestki
  4. ^ Österreichische Burgen, Otto Piper, Vienna, 1903

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