Castello di Geraci

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Castello di Geraci
Il castello
Ubicazione
StatoRegno di Sicilia
Stato attualeBandiera dell'Italia Italia
RegioneSicilia
CittàGeraci Siculo
Indirizzovia del Castello ‒ 90010 Geraci Siculo (PA)
Coordinate37°52′N 14°09′E / 37.866667°N 14.15°E37.866667; 14.15
Mappa di localizzazione: Italia
Castello di Geraci
Informazioni generali
Condizione attualeRestaurato
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Il castello di Geraci sorge a Geraci Siculo,[1][2][3] sopra una massiccia roccia arenaria dove ora si trovano gli antichi resti del Maniero dei Ventimiglia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Si presume che il castello sia stato costruito in età bizantina.

La costruzione fu la prima difesa occidentale dell'area poi divenuta la vasta contea di Geraci, in quanto la sua posizione la rendeva inaccessibile. Oltre per la sua posizione l'inaccessibilità era dovuta anche alla struttura: all'interno gli ambienti avevano una distribuzione e collocazione militaresca, priva di lussi, ed era preparata ad resistere anche a lunghi assalti.

Epoca normanno - aragonese[modifica | modifica wikitesto]

I Normanni lo trasformarono per le loro esigenze militari: il conte Ruggero I d'Altavilla sottrae il territorio al dominio arabo e lo assegna in vassallaggio al nipote Riccardo Serlo II d'Altavilla[4] ( † 1072).[5]

  • Eliusa, moglie di Serlione, rimasta vedova è concessa in sposa a Engelmaro, soldato semplice molto valoroso.[5]

Al tempo degli Aragonesi e dei Ventimiglia, nella persona di Francesco I[11][12][13][14] divenne una vera e propria fortezza militare.

Risale a questo periodo infatti la chiusura del perimetro urbano con le grandi porte di cui ancora oggi si possono intravedere i segni.

Nel sottosuolo vi erano le cisterne per l'acqua, gli spazi per le provviste e le prigioni; al pian terreno c'erano le scuderie, le cucine, le sale d'armi e le feritoie per i tiratori mentre il piano superiore era adibito a residenza della famiglia del conte.

  • Giovanni III Ventimiglia, ventesimo conte di Ventimiglia, ottavo marchese di Geraci, principe di Castelbuono nel 1595, Strategoto di Messina, Vicario Generale delle Valli di Noto e di Mazzara, Presidente e Capitano del Regno dal 1595 al 1598;[20]
  • Simone;

Con questo successore le investiture dei marchesi di Geraci sono le medesime dei principi di Castelbuono.[21]

Epoca contemporanea[modifica | modifica wikitesto]

Del castello oggi sopravvivono i ruderi: gli angoli mozzati delle torri, le feritoie, le cisterne vuote e la chiesetta di Sant'Anna, integra in mezzo alle rovine.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pagine 100 e 565, Capitolo VIII Tommaso Fazello, "Della storia di Sicilia, Deche due del r.p.m. Tommaso Fazello siciliano ...", Volume 6. [1]
  2. ^ a b Libro 3, Capitolo 31, Goffredo Malaterra, "Biblioth.".
  3. ^ Vito Maria Amico, aggiunte e continuazione dell'opera di Tommaso Fazello: "Storia di Sicilia dal 1556 al 1750, per servire di continuazione a quella ..." [2].
  4. ^ a b c d Francesco Maria Emanuele Gaetani, pag. 258.
  5. ^ a b c Francesco Maria Emanuele Gaetani, pag. 259.
  6. ^ Tomo 1, Foglio 220, Giovanni Battista Caruso, "Memorie Storiche".
  7. ^ a b c d e f g Francesco Maria Emanuele Gaetani, pag. 260.
  8. ^ a b c d e f Francesco Maria Emanuele Gaetani, pag. 261.
  9. ^ a b c Francesco Maria Emanuele Gaetani, pag. 262.
  10. ^ Francesco Maria Emanuele Gaetani, pag. 263.
  11. ^ a b Francesco Maria Emanuele Gaetani, pag. 264.
  12. ^ Paragrafo I, Libro 10, Foglio 342, Giuseppe Bonfiglio, "Stor. Sic.".
  13. ^ Rocco Pirri, "Chronologia Regum".
  14. ^ Paragrafo 2, Volume 2, Libro 4, Foglio 165, Giovanni Battista Caruso, "Memorie Storiche".
  15. ^ Francesco Maria Emanuele Gaetani, pag. 265.
  16. ^ Francesco Maria Emanuele Gaetani, pag. 269, 270, 271, 272 e 273.
  17. ^ a b Francesco Maria Emanuele Gaetani, pag. 273.
  18. ^ a b Francesco Maria Emanuele Gaetani, pag. 274.
  19. ^ a b Francesco Maria Emanuele Gaetani, pag. 275.
  20. ^ Francesco Maria Emanuele Gaetani, pag. 276.
  21. ^ a b Francesco Maria Emanuele Gaetani, pag. 278.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]