Carlo Ravasio

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Carlo Ravasio, vicesegretario del Partito Nazionale Fascista, in visita alla Fiera di Milano accompagnato dal presidente della Fiera Piero Puricelli e da altre personalità (1941)

Carlo Ravasio (Milano, 19 luglio 1897Milano, 11 maggio 1979) è stato un politico, poeta, giornalista e librettista italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di un industriale del ramo tessile, interventista, prese parte volontario alla prima guerra mondiale come ufficiale di fanteria. Ferito in battaglia e colpito da leggera invalidità permanente alla gamba sinistra, dopo la guerra si laureò in lettere alla Regia Accademia scientifico-letteraria di Milano e nel maggio 1921 aderì ai fasci italiani di combattimento e in seguito al Partito Nazionale Fascista, prendendo parte nel 1922 alla Marcia su Roma.[1][2][3]

Fu direttore della riviste fasciste Nuovo Araldo tra il 1922 e il 1923, e Popolo di Lombardia dal 1924 al 1933. Fu inoltre redattore del Popolo d'Italia, di cui curò la terza pagina, e nel 1934 fu nominato capo redattore di Gerarchia, svolgendo effettivamente un ruolo di direttore.[1][3] Oltre a questi ruoli ufficiali, anche la sua personale attività letteraria fu messa al servizio del fascismo, con raccolte di poesie, inni e libretti che celebravano il regime.[1][3]

Nel dicembre 1941, in occasione della nomina a segretario del Partito Nazionale Fascista di Aldo Vidussoni, Ravasio fu nominato suo vice, e contestualmente divenne deputato alla camera dei fasci e delle corporazioni.[1][3]

Lasciò la vice segreteria nell'aprile 1943, per assumere il ruolo di ispettore del PNF. Con la caduta di Mussolini fu arrestato, e liberato in seguito alla nascita della Repubblica di Salò. Nel dopoguerra si allontanò dall'impegno politico, continuando la sua attività di poeta e giornalista. Poco prima di morire per emorragia cerebrale, realizzò una lunga intervista concessa a Giordano Bruno Guerri e confluita nel libro Rapporto al Duce, in appendice al quale fu allegato il suo diario del 1942, relativo al periodo della vice segreteria del partito.[1][3]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • I paesi del cielo (1924)
  • Cronache campagnole (1925)
  • Le avventure di Zulì (1925)
  • Sangue di Roma. Poesie di Guerra e di Pace 1918-1925 (1925)
  • La marcia su Roma (1926)
  • Poesie d'amore (1927)
  • La stampa e la propaganda per l'autarchia (1939)
  • La missione rivoluzionaria del giornalismo (1942)
  • Poesie. Rivolta e rassegnazione (1966)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Giulia Albanese, Ravasio, Carlo, in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 86. Treccani, 2016.
  2. ^ Renata Broggini, Eugenio Balzan - 1874-1953: Una vita per il «Corriere», un lascito per l’umanità, Rizzoli, 2014, ISBN 9788858674994.
  3. ^ a b c d e Mimmo Franzinelli, Ravasio, Carlo, in Squadristi: protagonisti e tecniche della violenza fascista, 1919-1922, Mondadori, 2003, pp. 255-6, ISBN 9788804512332.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alfredo Galletti, Storia letteraria d'Italia: Il Novecento, Vallardi, 1967.
  • Giordano Bruno Guerri, Rapporto al duce, Bompiani, 1978.
  • Luigi Ganapini, Bibliografia dei giornali fascisti lombardi: 1919-1945, Feltrinelli, 1995, ISBN 9788807420719.

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