Cantacronache 4. Canti di protesta del popolo italiano - Canti della resistenza

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Cantacronache 4. Canti di protesta del popolo italiano - Canti della resistenza
raccolta discografica
ArtistaCantacronache
Pubblicazione1971
Durata39:55
Dischi1
Tracce11
GenereFolk
Canzone popolare
canti partigiani
EtichettaAlbatros (VPA 8133)
Cantacronache - cronologia
Album precedente
(1971)
Album successivo

Cantacronache 4. Canti di protesta del popolo italiano - Canti della resistenza (1971) è il titolo dato al quarto e ultimo dei 33 giri antologici della Albatros dedicati alla ristampa di materiali del gruppo di Cantacronache originariamente usciti fra gli anni '50 e '60 per i marchi Italia Canta e DNG.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Mentre i tre precedenti album contenevano canzoni d'autore, scritte e/o eseguite da Fausto Amodei, Michele L. Straniero, Margot e altri, qui sono raccolte riesecuzioni di repertori popolari, di epoche passate diverse, interpretate ancora dai componenti del gruppo torinese, che anche attraverso la stesura di brani originali si proponeva di affrontare la realtà storico-sociale contemporanea con uno spirito non dissimile. In particolare, i brani presenti sul lato A e la prima traccia del lato B erano stati registrati nel corso del 1960 per la collana di EP Canti di protesta del popolo italiano, a cura di Emilio Jona e Sergio Liberovici (che annoverava anche registrazioni sul campo, qui non incluse); le restanti quattro incisioni, pubblicate fra il 1963 e il 1965 su LP collettivi o su singoli, sono accomunate dal contesto storico (la Resistenza italiana) in cui quelle canzoni furono composte e cantate.

Tracce[modifica | modifica wikitesto]

Lato A (Canti di protesta del popolo italiano)
  1. Stornelli d'esilio – 4:05 (Pietro Gori)
  2. Amore ribelle – 1:25 (Pietro Gori)
  3. Inno della rivolta – 2:41 (Luigi Molinari, 1893)
  4. Inno individualista – 2:10 (anonimo del XIX secolo)
  5. Il crack delle banche – 1:25 (Ulisse Barbieri, 1896)
  6. Ninna nanna della guerra – 2:10 (Trilussa, 1914)
Lato B (Canti della Resistenza)
  1. Canta di Matteotti – 2:05 (anonimo)
  2. La badoglieide – 4:10 (Nuto Revelli e altri)
  3. Portiamo l'Italia nel cuore – 3:00 (Silvio Ortona e Nino Banchieri)
  4. Pietà l'è morta – 6:00 (testo di Nuto Revelli)
  5. Dongo - 2:55 – trascrizione di Michele Straniero

Le canzoni[modifica | modifica wikitesto]

Stornelli d'esilio[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Stornelli d'esilio.

La canzone (conosciuta anche come Nostra patria è il mondo intero) fu scritta dall'anarchico Pietro Gori nel 1895.

Ninna nanna della guerra[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Ninna nanna della guerra.

Questa canzone pacifista è basata su una poesia in dialetto romanesco, scritta da Trilussa nell'ottobre del 1914, su una melodia che aveva la propria matrice in una vecchia canzoncina piemontese intitolata Feramiù (ossia "rottamaio ambulante"). Nel testo sono citati Guglielmo II di Prussia e Francesco Giuseppe d'Asburgo, i due responsabili dello scoppio della prima guerra mondiale, e sono paragonati al diavolo (il Farfarello di Dante).[1][2]

Canta di Matteotti[modifica | modifica wikitesto]

Il testo, di autore anonimo, descrive la cattura e uccisione (10 giugno 1924) di Giacomo Matteotti («canto il delitto di quei galeotti / che con gran rabbia vollero trucidare / il deputato Giacomo Matteotti») ed è composta sull'aria de Il maschio di Volterra.

Portiamo l'Italia nel cuore[modifica | modifica wikitesto]

Il testo del brano fu scritto nel 1944 da Silvio Ortona e Nino Banchieri, partigiani della Seconda Brigata d'assalto Garibaldi "Ermanno Angiono (Pensiero)", operante nel Biellese. Viene cantato sulla melodia del patriottico Inno a Oberdan.

Pietà l'è morta[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Pietà l'è morta.

Il testo è di Nuto Revelli, adattato su un'aria intonata dai soldati della prima e della seconda guerra mondiale, cantata soprattutto dai partigiani cuneensi, molti dei quali provenienti dagli alpini, la cui canzone Sul ponte di Perati, costituisce il diretto antecedente di questa famosa canzone della Resistenza.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cesare Bermani, «"L'Ordine Nuovo" e il canto sociale», in L'impegno, a. XI, n. 1, Israt, Asti, aprile 1991.
  2. ^ Testo di Ninna nanna della guerra su antiwarsongs.org.
  3. ^ Patrizia Cuzzani, «Viva l'Italia, l'Italia che resiste... Archiviato il 26 gennaio 2019 in Internet Archive.», in Percorsi Storici – Rivista di storia contemporanea, 2014.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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