Bliss (film 1985)

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Bliss
Barry Otto in una scena del film
Lingua originaleinglese
Paese di produzioneAustralia
Anno1985
Durata130 min (director's cut)
112 min (versione cinematografica 1985)
Generecommedia, drammatico, grottesco
RegiaRay Lawrence
Soggettodal romanzo di Peter Carey
SceneggiaturaRay Lawrence, Peter Carey
ProduttoreAnthony Buckley
Casa di produzioneWindow III Productions
FotografiaPaul Murphy
MontaggioWayne LeClos
Effetti specialiBob McCarron
MusichePeter Best
ScenografiaOwen Paterson
CostumiHelen Hooper
TruccoJenny Boost
Interpreti e personaggi

Bliss è un film del 1985 diretto da Ray Lawrence, al suo esordio alla regia, tratto dal romanzo Estasi (1981) di Peter Carey, anche co-sceneggiatore del film assieme allo stesso Lawrence.

È stato presentato in concorso al 38º Festival di Cannes.[1]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Harry Joy è un uomo estremamente comune e benvoluto da tutti, con l'unica abilità di "saper raccontare storie". Un giorno, al termine di un pranzo di famiglia, collassa nel giardino di casa e ha un'esperienza extracorporea in cui viene punito per la sua condotta di vita. Rianimato dai paramedici dopo qualche minuto, si convince di essere morto e finito all'Inferno: è infatti perseguitato da visioni orrifiche e continue disavventure, oltre che dalla scoperta che sua moglie lo tradisce con un collega e che il figlio adolescente è uno spacciatore a cui sua figlia più grande concede favori sessuali in cambio della droga.

Scappato di casa, l'incontro con una prostituta di larghe vedute, Honey Barbara, spinge Harry a credere nel karma e voler migliorare la propria vita successiva: abbandonato il suo lavoro da dirigente pubblicitario per conto di una grande azienda di petrolchimici perché vende prodotti cancerogeni, vorrebbe dedicarsi con Barbara all'apicoltura nella comune boschiva di lei. La moglie e il suo amante cercano però di farlo rinchiudere in un manicomio per contenere i danni e riaprire il contratto sui petrolchimici. Alla fine Harry è costretto ad accontentarli pur di continuare a stare con Barbara, di cui si è innamorato, ma lei lo abbandona, amareggiata dal fatto che sia tornato alla vecchia vita di prima. Sua moglie scoprirà poi di essersi ammalata di cancro a forza di aver trattato petrolchimici e si vendicherà coi rappresentanti dell'azienda in un attacco suicida.

Per riconquistare Barbara, Harry si stabilisce a debita distanza nella comune, in attesa per anni che il suo regalo segreto all'amata, un particolare tipo di eucalipto che ne produce il miele preferito, germogli, convincendola dunque della sincerità del pentimento. Molti anni dopo, finisce di raccontare la storia sua e di Barbara alla loro figlia, poco prima di morire in modo simile a quello dell'inizio, ma in pace.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Ray Lawrence e Peter Carey si erano conosciuti quando entrambi lavoravano in campo pubblicitario, e avevano scritto assieme due sceneggiature per il cinema, Spanish Pink e Dancing on Water (la seconda tratta dal racconto di Carey Life and Death in the South Side Pavilion, contenuto nella raccolta del 1974 The Fat Man in History).[2]

Dopo averle sottoposte senza successo a Phillip Adams, era stato il turno del produttore Anthony Buckley, che, nonostante credesse in entrambi i progetti, non era riuscito a raccogliere i soldi necessari.[3] Dato che nel frattempo Carey era riuscito a pubblicare il suo romanzo d'esordio, Estasi, vincendovi il prestigioso Miles Franklin Award, Buckley ha suggerito di trasporre quest'ultimo per il cinema, sfruttandone la fama ancora recente; dopo averne opzionato i diritti nel gennaio 1983, ha finanziato il film attraverso il programma statale 10BA.[3] Nell'ottobre dello stesso anno, Lawrence ha girato uno screen test in 35mm con Barry Otto e Lynette Curran per convincere ulteriori investitori.[3]

Le riprese del film si sono tenute nell'ottobre 1984 nel Nuovo Galles del Sud (nonostante fosse ambientato in Queensland), dopo due settimane di prove, e sono durate in tutto undici settimane.[3] In totale, il film ha avuto un budget di 3,4 milioni di dollari.[3]

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Il film è stato presentato in anteprima il 18 maggio 1985 in concorso alla 38º edizione del festival di Cannes.[4] In seguito all'accoglienza ivi ricevuta, Lawrence ha tagliato circa venti minuti del film, riducendone la durata a 112 minuti.[3] Tuttavia, il film ha comunque faticato a ottenere una distribuzione in Australia a causa del divieto categorico ai minori di 18 anni (poi revocato) impostogli dall'Office of Film and Literature Classification a causa delle scene d'incesto presenti, costringendo il produttore Buckley a curare da sé la distribuzione della pellicola.[5][6]

Home video[modifica | modifica wikitesto]

La versione originale di 130 minuti è stata distribuita in DVD assieme a quella cinematografica col nome di director's cut da Umbrella Entertainment nel maggio 2010.[7] Il restauro del film ad opera del National Film and Sound Archive è stato presentato in anteprima al Sydney Film Festival il 14 giugno 2016.[8]

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Incassi[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante le pesanti limitazioni di distribuzione, il film si è dimostrato un «successo inaspettato nel circuito dei cinema d'essai» grazie al passaparola positivo di cui ha goduto fin da subito tra il pubblico e ha finito per rimanere in sala per sei mesi,[5][6] incassando 1,2 milioni di dollari al botteghino australiano.[9]

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Alla prima proiezione del film al festival di Cannes, più di un quarto delle circa 2000 persone presenti hanno abbandonato la sala prima della fine; l'accoglienza da parte della critica è stata pressoché unanimemente negativa.[5][10][11] Tullio Kezich, scrivendo per Repubblica, l'ha definito «un minimo storico di qualità» per il Festival, scrivendo: «unico esordio fra i venti film in concorso, quest'opera prima [...] non fa certo voglia di vederne una seconda e dovrebbe propiziare il ritorno dell'autore alla professione di pubblicitario [...] quante stupidaggini e stonature per arrivare a queste conclusioni dopo centotrenta minuti di film».[11]

Alla sua uscita in patria, il film è stato accolto dalla stampa australiana in maniera più positiva parallelamente al successo riscontrato tra il pubblico, pur non lesinando polemiche su contenuti ritenuti controversi. Nel corso degli anni, Bliss ha finito per godere via via di una reputazione critica sempre maggiore in Australia, fino a venire definito un film di culto.[5][6] Il critico del Sydney Morning Herald e direttore del Sydney Film Festival Paul Byrnes ne ha parlato come di:[5]

«...un film fondamentale nella storia del cinema australiano. Rappresenta una sorta di punto di liberazione, un allontanamento dal naturalismo e dal realismo storico della new wave degli anni '70 verso il modernismo degli anni '90. Dire che fosse in anticipo sui tempi è un eufemismo: l'audacia delle sue metafore e l'acutezza della sua satira furono semplicemente troppo per molti nel 1985.»

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (ENFR) Official Selection 1985, su festival-cannes.fr, Festival di Cannes. URL consultato il 4 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 2 dicembre 2013).
  2. ^ (EN) Interview with Ray Lawrence, su Signet, 30 ottobre 1998. URL consultato il 19 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 22 febbraio 2013).
  3. ^ a b c d e f (EN) David Stratton, The Avocado Plantation: Boom and Bust in the Australian Film Industry, Londra, Pan MacMillan, 1990, pp. 173–177, ISBN 9780732902506.
  4. ^ Tullio Kezich, Tre giovani a Torino e il ricordo di Pavese, in La Repubblica, 18 maggio 1985. URL consultato il 3 dicembre 2020.
  5. ^ a b c d e (EN) Paul Byrnes (a cura di), Bliss, su australianscreen.com.au, Australian Screen. URL consultato il 3 dicembre 2020 (archiviato dall'url originale il 12 novembre 2009).
  6. ^ a b c (EN) Luke Buckmaster, Bliss rewatched: a dark, controversial but amusing vision of purgatory, in The Guardian, 28 giugno 2015. URL consultato il 3 dicembre 2020.
  7. ^ (EN) Umbrella Entertainment - Bliss Director's Cut, su umbrellaent.com.au. URL consultato il 5 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
  8. ^ (EN) Tara Fedoriw Morris, NFSA restores Bliss, su nfsa.gov.au, National Film and Sound Archive. URL consultato il 3 dicembre 2020.
  9. ^ (EN) Australian Films at the Australian Box Office (PDF), su film.vic.gov.au, Film Victoria. URL consultato il 24 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 9 febbraio 2014).
  10. ^ (EN) Peter Galvin, Bliss in a sometimes Joyless world, in Cinema Papers, novembre 1985, p. 16.
  11. ^ a b Tullio Kezich, Siamo tutti un po' matti, in La Repubblica, 19 maggio 1985. URL consultato il 3 dicembre 2020.
  12. ^ (ENFR) Bliss, su festival-cannes.fr, Festival di Cannes. URL consultato il 26 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 1º ottobre 2012).
  13. ^ (EN) Past Awards: 1980, su aacta.org, AACTA Awards. URL consultato il 3 dicembre 2020.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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