Battaglia di Mesiche

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Battaglia di Mesiche
parte della campagna sasanide di Gordiano III
Gordiano III, potrebbe essere stato ferito nel corso dello scontro, e poi fatto uccidere dal suo successore Filippo l'Arabo
DataInverno del 244
LuogoMesiche in Osroene[1]
EsitoIncerto
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
Sconosciuti150.000 - 170.000 armati
(13 legioni al completo,
14 vexillationes legionarie
oltre a numerosi auxilia) lungo l'intero limes orientale (metà o 1/3 dei quali, impiegato nella "campagna militare di invasione").[2][3][4][5][6]
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La battaglia di Mesiche fu combattuta agli inizi del 244 (tra il 13 gennaio ed il 14 marzo[7]) tra l'esercito romano dell'imperatore Gordiano III e l'esercito sasanide di Sapore I, nei pressi di Mesiche[8] (l'odierna Falluja o Al-Anbar, a 40 km ad ovest di Baghdad[1]). L'esito della battaglia rimane incerto secondo le fonti antiche. Quelle persiane attribuirono la vittoria al re sasanide, quelle romane, all'ultimo dei discendenti della dinastia dei Severi.

Contesto storico[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Campagna sasanide di Gordiano III.

Il giovane imperatore Gordiano III, dopo aver fatto aprire le porte del tempio di Giano[5][9][10][11] (nel 242) e, dopo aver mobilitato l'esercito, marciò personalmente verso Oriente, con il comando effettivo della campagna affidato a Timesiteo e all'altro prefetto del pretorio, Gaio Giulio Prisco. Giunto ad Antiochia (forse sul finire dell'anno), che sembra riconquistò dopo essere caduta in mano a Sapore I,[12] passò l'Eufrate, sconfiggendo ripetutamente i Persiani, strappando loro Carre e Nisibis,[13][14][15] e sconfiggendoli nella battaglia di Resena.[16]

Lo stesso imperatore tornato a svernare nella provincia romana di Siria, stava progettando una nuova campagna per l'anno successivo, con lo scopo di raggiungere ed occupare la capitale nemica, Ctesifonte,[13][17] quando il suocero, Timesiteo morì.[16][18] Senza l'esperienza militare ed il carisma del suocero, Timesiteo, la campagna in territorio sasanide e la sicurezza stessa dell'imperatore erano ora a rischio.[16]

Battaglia[modifica | modifica wikitesto]

Durante l'autunno e l'inizio dell'inverno del 243, le truppe romane avanzarono lungo l'Eufrate e sembra che all'inizio dell'anno seguente, Persiani e Romani tornassero a scontrarsi presso Mesiche (l'odierna Falluja o Al-Anbar, a 40 km ad ovest di Baghdad[1]). A detta dei Persiani si concluse con una pesante sconfitta dei Romani, in seguito alla quale Sapore I, cambiò il nome della città in Peroz-Shapur ("Sapore vittorioso") e celebrò la vittoria con un'iscrizione a Naqsh-i-Rustam in cui affermava di aver ucciso Gordiano.[19] Le fonti romane, invece, non menzionano la battaglia e suggeriscono che Gordiano sia morto nei pressi di Circesium in Osroene,[9][20][21][22] ad oltre 300 km a nord di Peroz-Shapur, sospettando che sia stato ucciso dal prefetto del pretorio, Filippo,[23] che gli succedette sul trono.[9][10][11][13][20][24][25] La scritta del cenotafio di Circesium era secondo la Historia Augusta scritta in greco, latino, persiano, ebraico ed egiziano, in modo che tutti potessero leggere:

«Il divo Gordiano, vincitore dei Persiani, vincitore dei Goti, conquistatore dei Sarmati, che respinse gli ammutinamenti a Roma, vincitore dei Germani, ma non vincitore di Filippo".»

Un'ultima versione ipotizza che Gordiano sia morto sulla strada del ritorno nei pressi di Circesium, dopo una battaglia combattuta contro i Persiani (forse proprio a Mesiche), a causa di una ferita riportata per una caduta da cavallo.[26][27] Identica sorte era accaduta oltre due secoli prima, al figliastro di Augusto, Druso maggiore, il quale morì in Germania per identica caduta da cavallo e successiva gangrena della gamba rimasta ferita. Anche in questo caso fu eretto un cenotafio (a Mogontiacum) in ricordo delle imprese militari del generale romano.

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Campagne siriano-mesopotamiche di Sapore I.

La morte improvvisa dell'Imperatore Gordiano, a cui i soldati costruirono presso Circesium un cenotafio (sulla riva dell'Eufrate, in località Zaitha[28][29]), non sappiamo se in battaglia[19] o per mano del suo successore, il prefetto del Pretorio, Filippo l'Arabo,[9][10][13][30] determinarono il ritiro delle armate romane,[23] una pace giudicata da Zosimo disonorevole[31] e probabilmente la perdita di parte della Mesopotamia e dell'Armenia,[32] sebbene Filippo si sentisse autorizzato a fregiarsi del titolo di Persicus maximus.[33] Le Res Gestae Divi Saporis, epigrafe propagandistica dell'imperatore sassanide, raccontano:

«Il Cesare Gordiano fu ucciso e le armate romane furono distrutte. I Romani allora fecero Cesare un certo Filippo. Allora il Cesare Filippo venne da noi per trattare i termini della pace, e per riscattare la vita dei prigionieri, dandoci 500.000 denari, e divenne così nostro tributario. Per questo motivo abbiamo rinominato la località di Mesiche, Peroz - Shapur (ovvero "Vittoria di Sapore")»

La possibilità, pertanto, che Gordiano sia morto in conseguenza della battaglia di Mesiche, per una ferita riportata in seguito ad una caduta da cavallo, non va esclusa. La morte dell'imperatore non negherebbe, pertanto, né la versione romana che presentò la campagna militare, come vittoriosa,[9][10][12][13] né quella sasanide che vide nella morte di Gordiano, una conseguenza della battaglia, e quindi la ritirata romana dai territori persiani della Mesopotamia centro-meridionale. Ciò potrebbe significare che Gordiano non morì in battaglia, sconfitto da Sapore I,[8][34] bensì per le conseguenze riportate in battaglia: una caduta da cavallo. In effetti, i Sasanidi non conquistarono altre città, oltre ad Hatra, e Sapore non intraprese ulteriori iniziative militari per i successivi otto anni, fino al 252. Si tornò in sostanza alla situazione antecedente alla guerra scatenata nel 239-241.

Notes[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c J.M.Carriè, Eserciti e strategie, vol.18 della "Storia Einaudi dei Greci e dei Romani", Milano 2008, p.94.
  2. ^ J.R.Gonzales, Historia de las legiones romanas, p.730.
  3. ^ Erodiano, VI, 3.2.
  4. ^ Le forze stimate in 150/170.000 armati da parte romana (13 legioni al completo oltre a vexillationes di 14 altre legioni), significa considerare che buona parte di queste rimasero a difendere i confini imperiali (almeno la metà, pari a 85.000 armati), mentre la restante parte (l'altra metà), potrebbe aver costituito l'armata di "invasione".
  5. ^ a b Historia Augusta, Gordiani tres, 26, 3.
  6. ^ Yann Le Bohec, L'esercito romano, p. 34 e 45.
  7. ^ X.Loriot, Chronologie du règne de Philippe l'Arabe, in. ANRW, II.2, 1975, p. 789.
  8. ^ a b David S. Potter, The Roman Empire at Bay AD180-395, p.234-235
  9. ^ a b c d e Eutropio, Breviarium ab Urbe condita, IX, 2.
  10. ^ a b c d Aurelio Vittore, De Caesaribus, XXVII, 7-8; Epitome de Caesaribus, XXVII, 1-3.
  11. ^ a b Giovanni di Antiochia, Historia chronike, fram.147.
  12. ^ a b Historia Augusta, Gordiani tres, 26, 5.
  13. ^ a b c d e Zonara, L'epitome delle storie, XII, 18.
  14. ^ Historia Augusta, Gordiani tres, 26, 6.
  15. ^ Historia Augusta, Gordiani tres, 27, 6.
  16. ^ a b c Zosimo, Storia nuova, I, 18.2.
  17. ^ Historia Augusta, Gordiani tres, 27, 7.
  18. ^ Historia Augusta, Gordiani tres, 28, 1.
  19. ^ a b Res Gestae Divi Saporis, 3-4.
  20. ^ a b Rufio Festo, Breviarium rerum gestarum populi Romani, 22.
  21. ^ Historia Augusta, Gordiani tres, 34, 2.
  22. ^ Orosio, Historiarum adversus paganos libri VII, VII, 19.5.
  23. ^ a b Zosimo, Storia nuova, I, 19.1.
  24. ^ Sofronio Eusebio Girolamo, Chronicon, 241-244, p.217, 1-7.
  25. ^ Giordane, De summa temporum vel origine actibusque gentis Romanorum, 282.
  26. ^ Malala, Cronografia; Giorgio Hamartolus, Cronografia, 32, p.461, 12-15.
  27. ^ Zonara, L'epitome delle storie, XII, 17.
  28. ^ Ammiano Marcellino, Storie, XXIII, 5, 7-8.
  29. ^ Zosimo, Storia nuova, III, 14.2.
  30. ^ Historia Augusta, Gordiani tres, 30.
  31. ^ Zosimo, Storia nuova, III, 32.4.
  32. ^ Zonara, L'epitome delle storie, XII, 19.
  33. ^ Zosimo, Storia nuova, I, 19.1; CIL VI, 1097 (p 3778, 4323); Grant, p. 207.
  34. ^ Michael I. Rostovtzeff, p.23

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie
Fonti storiografiche moderne
  • J.M.Carriè, Eserciti e strategie, La Roma tardo-antica, per una preistoria dell'idea di Europa, vol.18, in "Storia Einaudi dei Greci e dei Romani", Milano, Einaudi, 2008.
  • Farrokh, Kaveh. Sassanian Elite Cavalry AD 224–642. Osprey, 2005. ISBN 978-1841767130.
  • J.R.Gonzales, Historia de las legiones romanas, Madrid 2003.
  • Y.Le Bohec, L'esercito romano, Roma 2008.
  • X.Loriot, Chronologie du règne de Philippe l'Arabe, in. ANRW, II.2, 1975, pp. 788–797.
  • Potter, David S. The Roman Empire at Bay AD 180–395. New York: Routledge, 2004. ISBN 0-415-10058-5
  • Rostovtzeff, Michael I. "Res Gestae Divi Saporis and Dura." Berytus 8:1 (1943): 17–60.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]