Battaglia di Lodrone

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Battaglia di Lodrone
parte della terza guerra di indipendenza
Data7 – 10 luglio 1866
LuogoLodrone e Bagolino, Lombardia e Trentino
EsitoVittoria italiana
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
3.500 volontari circa1.500 uomini circa
Perdite
5 morti
23 feriti
4 prigionieri
9 dispersi
3 morti
14 feriti
1 disperso
Voci di battaglie presenti su Wikipedia

La battaglia di Lodrone fu un episodio della terza guerra di indipendenza italiana. Fu combattuta nei territori comunali di Bagolino e Storo, il 7 e 10 luglio 1866, tra il 3º Reggimento Volontari Italiani comandato dal colonnello Giacinto Bruzzesi del Corpo Volontari Italiani di Giuseppe Garibaldi e gli austriaci dell'11º Reggimento "Principe ereditario Alberto di Sassonia", comandato dal tenente colonnello Hermann Thour von Fernburg della 8ª Divisione del generale Von Kuhn. Vinta dagli Italiani costrinse gli Austriaci a ripiegare nei forti d'Ampola e Lardaro.

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

Gli Austriaci costretti dopo la battaglia di Monte Suello del 3 luglio a ripiegare all'interno della Valle del Chiese, il 7 luglio ripresero l'offensiva nella Piana d'Oneda con l'intento di far arretrare i garibaldini verso la Rocca d'Anfo, ove si trovava il quartier generale di Giuseppe Garibaldi.

I combattimenti[modifica | modifica wikitesto]

Il giorno 7 luglio un forte reparto austriaco al comando del capitano Ludwig von Gredler, proveniente dal forte d'Ampola, attaccò a Lodrone i garibaldini costringendoli a retrocedere sul pendio di Monte Suello, che era ben organizzato a difesa con alcuni pezzi d'artiglieria della 9ª Batteria della Brigata campale comandata dal maggiore Orazio Dogliotti.

Constata la forte posizione degli Italiani, il tenente colonnello Hermann Thour von Fernburg[2], comandante le operazioni, ordinò il ripiegamento sulle posizioni originarie. All'inseguimento dei garibaldini rispose l'artiglieria austriaca, che rimasta in posizione arretrata frenò con il suo tiro l'irruenza degli assalitori.

A fine giornata si contarono 5 feriti per gli Austriaci, mentre i garibaldini accusarono 2 morti, 4 feriti, 4 prigionieri e 2 dispersi.

Ponte Caffaro visto da Lodrone

Il mattino del 10 luglio iniziò un'altra offensiva austriaca. Il capitano Henrich Melzer von Bärenheim, sempre del comando di von Thour, puntò versò Monte Suello con cinque compagnie e artiglieria, mentre il capitano Ludwig von Gredler, con due compagnie e artiglieria si diresse verso Bondone per contrastare i garibaldini provenienti dalla Val Vestino.

I garibaldini, attaccati verso le 15.00, si ritirarono dapprima a Lodrone poi a Ponte Caffaro. Qui, due compagnie del 3º Reggimento, resistettero sostenute dall'artiglieria e poi passarono all'offensiva con tutto il reparto costringendo il nemico ad abbandonare Darzo e a ripiegare in disordine a Storo e nella Valle d'Ampola. Le perdite furono 3 morti, 19 feriti e 7 dispersi per gli Italiani, 3 morti, 9 feriti e 1 disperso per gli Austriaci.

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

Lodrone di Storo

Vinta la battaglia, il Corpo Volontari Italiani occupò la Valle del Chiese fino a Storo e Condino. Il generale Giuseppe Garibaldi, sofferente per la ferita del 3 luglio, colse l'occasione della pausa d'armi per riordinare i propri reparti e porre le basi organizzative per l'assedio del Forte d'Ampola.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Hermann Thour von Fernburg figurava già in servizio come ufficiale nell'esercito imperiale austriaco nel 1846, presso l'11 reggimento di fanteria Principe ereditario di Sassonia stanziato a Písek. Capitano di 1ª classe, combatté nella seconda guerra di indipendenza in Italia a Magenta e Melegnano, sempre nel 3º battaglione dell'11º reggimento fanteria. Fu promosso al grado di maggiore nel 1860 e nella terza guerra di indipendenza del 1866 fu sostituito al comando della sua mezza brigata dal maggiore Philipp Graf Grunne in quanto cadde ben presto ammalato per la durezza della campagna.
  2. ^ Militar schematismus des österreichischen Kaiserthumes, Vienna 1846 e 1861

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Relazione militare dello stato maggiore austriaco, 1866.
  • Pietro Spinazzi, Ai miei amici: Parole di Pietro Spinazzi, L. Tenente Colonnello comandante il 2.o Regg. Volontari Italiani nella campagna del 1866., Stabilimento tipografico di Genova, 1867.
  • Ottone Brentari, Il secondo battaglione Bersaglieri Volontari di Garibaldi nella campagna del 1866, Milano 1908.
  • C. Bertassi, L'impresa garibaldina del 1866 attraverso i giornali italiani, in “Garibaldiner”, Tione 1987.
  • R. e L. Pelizzari, I Garibaldi a Ponte Caffaro, in “Passato Presente”, Quaderno n. 4, Storo 1982.
  • Gianni Poletti e G. Zontini, Caribalda. La campagna garibaldina del 1866 nei diari popolari di Francesco Cortella di Storo e Giovanni Rinaldi di Darzo, Gruppo Il Chiese, Storo 1982.
  • Ugo Zaniboni Ferino, Bezzecca 1866. La campagna garibaldina dall'Adda al Garda, Trento 1966.
  • Virgilio Estival, Garibaldi e il governo italiano nel 1866, Milano 1866.
  • R. Gasperi, Per Trento e Trieste. L'amara prova del 1866, 2 voll. Trento 1968.
  • Antonio Fappani, La Campagna garibaldina del 1866 in Valle Sabbia e nelle Giudicarie, Brescia 1970.
  • Ugo E. Del Col, Daniele Piccinini. Un garibaldino a Selvino, Editrice Uni Service, 2006.