Battaglia di Cremona (200 a.C.)

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Battaglia di Cremona
parte della Conquista romana della Gallia Cisalpina
Data200 a.C.
LuogoCremona
EsitoDecisiva vittoria romana
Schieramenti
Repubblica romanaGalli
(Boi, Insubri, Cenomani)
Comandanti
Effettivi
18.000 fanti
2.400 cavalieri
Circa 41.000 uomini
Perdite
circa 2.000 morticirca 35.000 tra morti e prigionieri
200 carri catturati
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La battaglia di Cremona fu combattuta nel 200 a.C. tra un esercito della Repubblica romana comandata dal pretore Lucio Furio Purpureone e un esercito di Galli comandati da Amilcare, e sancì la vittoria romana.

Al termine della seconda guerra punica, alcune tribù della Gallia Cisalpina si ribellarono contro Roma; in particolare presero le armi gli insubri nella zona di Milano, i cenomani presso Brescia e i boi, che erano da sempre la componente più forte e numerosa. Il comando fu assunto da un certo Amilcare, un comandante cartaginese rimasto nell'area della pianura Padana dai tempi dell'incursione di Magone. I galli riuscirono a saccheggiare la città di Placentia, e successivamente posero sotto assedio Cremona.

Lucio Furio Purpureone, pretore romano che governava la Gallia, su ordine del Senato, sciolse tutte le truppe ausiliarie e con solo 5.000 uomini si fortificò ad Ariminum. All'arrivo dell'esercito consolare di Gaio Aurelio Cotta, il pretore Purpureone avanzò contro i ribelli, fino a posizionare il campo a breve distanza da essi. Il giorno seguente le due armate si affrontarono sul campo di battaglia: il comandante romano pose uno squadrone di cavalleria alleata in prima linea, con due legioni alle spalle. I galli attaccarono subito la cavalleria nemica, ma furono respinti; a quel punto ritennero vantaggioso cambiare tattica ed allargarsi a ventaglio, così da sfruttare meglio la loro superiorità numerica e tentare di circondare i romani.

Purpureone rispose a sua volta facendo avanzare i legionari e disponendo le legioni sulle ali, per estendere a sua volta la linea. Rinforzò anche i fianchi, ponendo da un lato la cavalleria romana, dall'altro quella alleata. Però i galli, nel loro tentativo di accerchiare il nemico, indebolirono il centro e non appena Purpureone se ne accorse, comandò la fanteria di sfondare al centro. A quel punto i galli furono costretti a ritirarsi su tutto il fronte, fino a che non si trasformò in una rotta. Solo 6.000 galli riuscirono a mettersi in salvo: ben 35.000 rimasero sul campo, compreso lo stesso comandante Amilcare.

Questa vittoria portò grande gioia a Roma; al suo ritorno, Furio Purpureone rivendicò l'onore del trionfo, che, dopo una certa opposizione da parte dei senatori più anziani, gli fu concesso.

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