Assedio della Mirandola (1321)

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Assedio della Mirandola (1321)
parte guerra tra Guelfi e Ghibellini
Mirandola
Data28 novembre - 31 dicembre 1321
LuogoMirandola, Emilia-Romagna
EsitoVittoria del duca Passerino e castello raso al suolo
Schieramenti
Comandanti
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L'assedio della Mirandola del 1321, noto anche come assedio del duca Passerino, fu un conflitto militare che vide coinvolti Francesco I Pico, primo signore di Mirandola, contro Rinaldo dei Bonacolsi, meglio noto come il duca Passerino (in dialetto mirandolese: al duca Pasarèn), signore di Mantova.

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

Nell'agosto 1311 Francesco I Pico aveva ottenuto dall'imperatore Enrico VII di Lussemburgo, durante la sua discesa in Italia, l'investitura di vicario imperiale della Mirandola. Peraltro, Francesco I venne catturato dai guelfi bolognesi a Baggiovara l'8 luglio 1312. A seguito di ciò, la fazione dei Grasulfi offrì la signoria a Rinaldo dei Bonacolsi nell'ottobre successivo.[1]

Liberato dopo 9 mesi di prigionia e dopo essere andato a Pisa e Verona, nel giugno 1317 Francesco I Pico tornò a Modena e, dopo aver neutralizzato il podestà Federico della Scala, organizzò con successo all'inizio del 1318 una rivolta contro il duca Passerino, riacquisendo la signoria su Modena.[1]

Tra la fine di novembre e l'inizio di dicembre del 1319, Francesco I Pico inviò una spedizione militare per aiutare i carpigiani che si erano ribellati a Manfredo I Pio alleato con il Bonacolsi;[1] ma essendo sconfitto dovette nuovamente cedere il 1º dicembre 1319 la signoria di Modena a quest'ultimo e stipulare una tregua.[2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lapide al Castello di Castel d'Ario

Poco tempo dopo, il duca Passerino decise di non rispettare gli accordi presi (certis pactis in brevi male servatis) e venerdì 27 novembre 1321 fece arrestare Francesco I Pico e i suoi figli Tommasino e Prendiparte, insieme con Zaccaria Tosabecchi e i di lui fratello e figlio.[3] Il mercoledì seguente i Pico vennero incarcerati nelle prigioni del castello di Castel d'Ario, dove furono fatti morire di fame dopo essersi sbranati a vicenda, come nella lugubre vicenda del conte Ugolino della Gherardesca descritto da Dante Alighieri nella Divina Commedia e avvenuta 33 anni prima.[4]

L'assedio del duca Pasarino al castello dei Pico incominciò sabato 28 novembre 1321[5] e durò poco più di un mese.[6]

Alla fine, il 31 dicembre 1321 il castello venne espugnato[7] e successivamente raso al suolo.[1] Il fossato (vallum) venne spianato.

L'assedio fu descritto, seppure con errori e date sbagliate, da un cronista anonimo:

«Nè per questa crudeltà satio l’animo del tiranno, [Rinaldo dei Bonacolsi] pose il campo alla Mirandola con animo di levar con la ruma di quella il dubio di perdere un'altra volta Modena alla difesa della quale ritrovossi Capin Pico[8] e Giovanni Pico[9] quali in essa si erano fatti forti con argini e bone contrafosse solo per salvarsi dall’impeto e pigliar accordo con Passarino, il che dopo pochi giorni fecero, dandoli la Mirandola senza contrasto, e fu adì ultimo Ottobre 1331 [leggasi: 1321] partendosi tutti li Signori Pichi dal detto luogo con molto dolore per haver visto avanti la sua partita venir guastadori dal Mantovano e minar le mura della sua patria; così fu destruta la seconda volta la Mirandola.»

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1328 Niccolò Pico, alleato dei Gonzaga e dei Della Scala che avevano conquistato Mantova, riuscì a vendicare il padre: rinchiuse nella stessa torre i figli e i nipoti del duca Passerino, facendoli anch'essi morire di fame.[10]

Mirandola, che dal 16 agosto 1328 era divenuta dominio dei Gonzaga insieme con Mantova, venne tuttavia restituita alla famiglia Pico dall'imperatore Carlo IV di Lussemburgo solo il 23 dicembre 1354, quando Francesco II Pico venne nominato signore della città.[11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Ingeborg Walter, Rainaldo Bonacolsi, detto Passerino, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 11, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1969.
  2. ^ (LA) Ludovico Antonio Muratori, Chhronicon Regiense in Principio Mutilum, in Rerum italicarum scriptores: ab anno aerae Christianae quingentesimo ad millesimum quingentesimum, XVIII, ex typographia Societatis palatinae, 1723, p. 31. URL consultato il 9 novembre 2017 (archiviato il 10 novembre 2017).
  3. ^ a b Cronaca della nobilissima famiglia Pico scritta da autore anonimo, in Memorie storiche della città e dell’antico ducato della Mirandola pubblicate per cura della Commissioone municipale di Storia Patria e di Arti Belle della Mirandola, Mirandola, Tipografia di Gaetano Cagarelli, 1875, p. 154.
  4. ^ Pompeo Litta, Famiglie celebri d'Italia: Pico della Mirandola, p. 2. URL consultato il 9 novembre 2017 (archiviato il 9 novembre 2017).
  5. ^ Giovanni Bazzano, Cronicon Mutinense, XV, p. 583.
  6. ^ Memorie storiche della città e dell'antico ducato della Mirandola, vol. 2, p. 160. URL consultato il 9 novembre 2017 (archiviato il 10 novembre 2017).
  7. ^ Pompilio Pozzetti, Lettera II, Modena 9 Luglio 1796, in Lettere mirandolesi scritte al conte Ottavio Greco, Notizie biografiche e letterarie in continuazione della Biblioteca modonese del cavaliere abate Girolamo Tiraboschi, vol. 3, Reggio Emilia, Tip. Torreggiani e compagno, 1835, p. 40. URL consultato il 9 novembre 2017 (archiviato il 10 novembre 2017).
  8. ^ Bartolomeo detto Zapino o Capino figlio di Niccolò
  9. ^ Figlio di Niccolò e fratello del nominato Bartolomeo
  10. ^ Angelo Angelucci, Di un frammento di falconetto dei Pico signori di Mirandola gittato nel 1500 parole di Angelo Angelucci, Torino, Tip. G. Cassone e C., 1864, p. 12. URL consultato il 9 novembre 2017 (archiviato il 10 novembre 2017).
  11. ^ Luigi Simeoni, Pico della Mirandola, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1935. URL consultato il 9 novembre 2017.

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