Aldabrachelys grandidieri

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Tartaruga gigante di Grandidier
Parte superiore del carapace di A. grandidieri
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseReptilia
OrdineTestudines
SottordineCryptodira
SuperfamigliaTestudinoidea
FamigliaTestudinidae
GenereAldabrachelys
SpecieA. grandidieri
Nomenclatura binomiale
† Aldabrachelys grandidieri
(Vaillant, 1885)
Sinonimi
  • Emys gigantea
    Grandidier, 1868
  • Testudo grandidieri
    Vaillant, 1885 (nomen novum)
  • Testudo madagascariensis
    Rothschild, 1915
  • Geochelone grandidieri
    (Vaillant, 1885)
  • Asterochelys grandidieri
    (Vaillant, 1885)
  • Dipsochelys grandidieri
    (Vaillant, 1885)

La tartaruga gigante di Grandidier (Aldabrachelys grandidieri (Vaillant, 1885)) è una specie estinta di tartaruga gigante (gen. Aldabrachelys) vissuta nell'Olocene, endemica del Madagascar. L'analisi del DNA mitocondriale estratto da un osso subfossile conferma che si tratta di una specie distinta.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Piastrone

La tartaruga gigante di Grandidier era una tartaruga di grandi dimensioni, una delle più grandi al mondo, con una lunghezza del carapace di circa 125 centimetri (49 pollici). Rappresentava una delle sei specie di tartarughe endemiche del Madagascar (due grandi Aldabrachelys; due medie Astrochelys; e due piccole Pyxis).

Questa tartaruga si distingue dalle altre specie del genere Aldabrachelys per il suo carapace massiccio, appiattito, i lati del carapace allargati, gular (scaglie della gola) corti, la parte superiore dell'apertura nasale più alta della parte superiore delle orbite, quadrati divergenti, ampi postorbitali e un processus vomerinus molto grande dorsalmente. L'animale possedeva un carapace insolitamente spesso e duro, forse un adattamento alla pressione predatoria. Contrariamente alla sua specie gemella, A. abrupta, che si nutriva primariamente di cespugli e rami bassi, sembra che A. grandidieri si nutrisse di piante basse ed erbe, pascolando nelle praterie e nelle zone umide.

Paleobiologia[modifica | modifica wikitesto]

Aldabrachelys grandidieri (insieme ad Aldabrachelys abrupta) erano, probabilmente, dei dispersori di semi delle sei specie di baobab (Adansonia spp.) endemiche del Madagascar; in un esperimento, le odierne tartarughe giganti di Aldabra (Aldabrachelys gigantea) consumarono prontamente il frutto di Adansonia rubrostipa, dimostrando che anch'esse mostravano gli adattamenti necessari per nutrirsi e disperdere i semi di questi alberi.[2] Altre funzioni ecologiche delle tartarughe giganti probabilmente includevano il calpestamento ed il consumo selettivo della vegetazione. È stato suggerito che introducendo le tartarughe giganti di Aldabra in Madagascar, queste potrebbero riempire la nicchia ecologica lasciata vuota dalla scomparsa delle loro controparti malgasce.[3]

Estinzione[modifica | modifica wikitesto]

Il materiale fossile di questa specie è stato datato a 1 250-2 290 anni fa. Sembra che la specie si sia estinta relativamente presto dopo che la successiva migrazione di esseri umani è arrivata dalla terraferma dall'Africa. A differenza della sua specie gemella più comune, la tartaruga gigante inclinata (Aldabrachelys abrupta, anch'essa estinta), sembra che la massiccia A. grandidieri non sia riuscita a sopravvivere alla coesistenza con gli umani quando questi arrivarono in Madagascar.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b J. J. Austin, E. N. Arnold e R. Bour, Was there a second adaptive radiation of giant tortoises in the Indian Ocean? Using mitochondrial DNA to investigate speciation and biogeography of Aldabrachelys (Reptilia, Testudinidae), in Molecular Ecology, vol. 12, n. 6, 2003, pp. 1415–1424, DOI:10.1046/j.1365-294X.2003.01842.x, PMID 12755871.
  2. ^ S. Andriantsaralaza, M. Pedrono, J. Tassin, E. Roger, B. Rakouth e P. Danthu, The role of extinct giant tortoises in the germination of extant baobab Adansonia rubrostipa seeds in Madagascar, in African Journal of Ecology, vol. 52, n. 2, 2014, pp. 246–249, DOI:10.1111/aje.12101.
  3. ^ M. Pedrono, O. L. Griffiths, A. Clausen, L. L. Smith, C. J. Griffiths, L. Wilmé e D. A. Burney, Using a surviving lineage of Madagascar's vanished megafauna for ecological restoration, in Biological Conservation, vol. 159, 2013, pp. 501–506, DOI:10.1016/j.biocon.2012.11.027.

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