Airaldo

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Airaldo (... – San Giovanni di Moriana, 2 gennaio 1146) è stato vescovo certosino di Moriana. Il suo culto come beato è stato confermato da papa Pio IX nel 1863.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Secondo una tradizione a cui dà credito anche papa Pio IX nel decreto di conferma del culto, era figlio di Guglielmo I di Borgogna e fratello di papa Callisto II.[1]

Prima di essere eletto vescovo di Moriana, sarebbe stato monaco nella certosa di Portes; secondo altri autori, sarebbe stato decano di Sant'Andrea a Grenoble, collaboratore del vescovo Ugo, che sostenne san Bruno nella fondazione del suo monastero, e sarebbe diventato certosino dopo aver rinunciato all'episcopato.[1]

Da vescovo compose il conflitto tra l'abate di San Maurizio d'Agaune e alcuni signori vicini (18 marzo 1138); fu poi testimone dell'atto di rinuncia di Amedeo III alla prepositura di San Maurizio d'Agaune (1143) e ottenne da papa Eugenio III la soppressione della dignità di prevosto del capitolo della sua cattedrale.[2]

O durante il suo vescovato, o durante quello del suo successore i Savoia rinunciarono al diritto di spolio, e cioè di impradonirsi dei beni del vescovo alla sua morte [3].

Il culto[modifica | modifica wikitesto]

Fu sepolto inizialmente nella certosa di Portes e il suo corpo fu poi traslato nella cattedrale di Moriana. Furono fatte varie recognizioni delle sue reliquie, l'ultima delle quali sotto l'episcopato di Carlo Giuseppe Filippa della Martiniana: i suoi resti andarono dispersi durante la Rivoluzione francese.[2]

Papa Pio IX, con decreto dell'8 gennaio 1863, ne confermò il culto con il titolo di beato.[4]

Il suo elogio si legge nel martirologio romano al 2 gennaio col titolo di santo.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Jean-Pierre Vandamme, BSS, vol. I (1961), col. 642.
  2. ^ a b Jean-Pierre Vandamme, BSS, vol. I (1961), col. 643.
  3. ^ Alessandro Barbero, Valle d'Aosta medievale, Napoli, Liguori Editore, 2000 (ISBN 8820731622), pagine 16, 17
  4. ^ Index ac status causarum (1999), p. 411.
  5. ^ Martirologio romano (2004), p. 106.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Il martirologio romano. Riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Giovanni Paolo II, LEV, Città del Vaticano 2004.
  • Congregatio de Causis Sanctorum, Index ac status causarum, Città del Vaticano 1999.
  • Filippo Caraffa e Giuseppe Morelli (curr.), Bibliotheca Sanctorum (BSS), 12 voll., Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, Roma 1961-1969.
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