105/14 Mod. 1917

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105/14 Mod. 1917/1939
Tipoobice campale
OrigineBandiera dell'Italia Italia
Impiego
UtilizzatoriBandiera dell'ItaliaRegio Esercito
Conflittiseconda guerra mondiale
Produzione
ProgettistaSchneider
Data progettazione1917
CostruttoreAnsaldo
Entrata in servizio1939
Ritiro dal servizio1945
Descrizione
Peso1 400 kg
Lunghezza canna1,47 m
Peso proiettile16,1 kg
Velocità alla volata442 m/s
Gittata massima8 100 m
Elevazione-5/+70°
Angolo di tiro
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L'obice 105/14 Mod. 1917/1939 fu utilizzato dall'artiglieria del Regio Esercito nel corso della seconda guerra mondiale. Progettato alla fine della prima guerra mondiale, fu omologato per il servizio solo nell'imminenza della seconda guerra mondiale.

L'origine[modifica | modifica wikitesto]

Fino all'inizio della prima guerra mondiale il principale fornitore dell'artiglieria italiana era stata la ditta Krupp.[1] Con l'entrata in guerra della Germania e la denuncia della Triplice alleanza da parte dell'Italia, la Krupp evitò di rifornire di artiglierie uno stato all'epoca neutrale, ma potenzialmente nemico[senza fonte].

L'obice era stato progettato dalla ditta Schneider nel 1906 e, in tale data, era stato scartato in un concorso indetto dal Regio Esercito[2] per munirsi di un nuovo pezzo da campagna. Tuttavia, pressati dalle esigenze belliche, gli organi tecnici dell'esercito spinsero l'Ansaldo a costruirne un certo numero nel periodo 1917-191[senza fonte].

Varianti[modifica | modifica wikitesto]

Prototipo del semovente da 105/14 su scafo Renault FT

Nel 1918 venne effettuato un tentativo di creare un semovente montando il 105/14 scudato sullo scafo del carro Renault FT, senza che risultino ulteriori sviluppi di tale mezzo.[3] Da una fotografia,[4] risulta che questo prototipo fosse stato presentato alla famiglia reale, a Roma, il 1º aprile 1919 (assieme ad alcuni Renault FT, all'unico Schneider CA1 ceduto dalla Francia e ad uno dei due Fiat 2000, cui per l'occasione erano stati applicati, al posto di due-tre mitragliatrici, cannoni da 37 mm). Il semovente (peraltro con una configurazione identica ad un mezzo francese, sempre sull'FT e con obice da 105 mm) non fu mai utilizzato; non si conosce nemmeno la sua sorte finale. Non se ne ebbero più notizie fin dagli anni venti[senza fonte].

La tecnica[modifica | modifica wikitesto]

La bocca da fuoco era con otturatore a vitone e con la rigatura della canna progressiva.

L'affusto era a culla a deformazione, a coda unica scatolata e scudato. L'obice era previsto per il traino animale, quindi le ruote erano in legno ed a raggi. Successivamente alcuni pezzi furono equipaggiati con ruote metalliche e pneumatici per il traino meccanico. Nel traino la coda dell'affusto era appoggiata su un apposito avantreno[senza fonte].

L'impiego[modifica | modifica wikitesto]

Nel corso della prima guerra mondiale furono prodotte alcune centinaia di pezzi,[2] acquistati dal Regio Esercito, ma mai distribuiti ai reparti per mancanza di un munizionamento che desse prestazioni sufficienti (con il munizionamento dell'epoca la gittata era poco più di 6 km).[3] Dopo la prima guerra mondiale, con l'acquisizione dell'obice Škoda 10 cm Vz. 1914, di prestazioni superiori, il 105/14 fu passato in riserva ed immagazzinato presso la Direzione di Artiglieria di Venezia[senza fonte].

Quando si avvicinò la seconda guerra mondiale gli obici tenuti in deposito furono revisionati e ad alcuni furono sostituite le ruote in legno con ruote metalliche per il traino meccanico, al 1º ottobre 1939 erano in linea 120 di questi pezzi.[5] Il munizionamento utilizzato fu quello già previsto per il cannone 105/28,[6] che portò la gittata, se non a valori eccezionali, almeno a valori accettabili (circa 8 km). L'uso principale del pezzo fu in postazioni fisse[6][7] in dotazione alla GAF.

Gli obici catturati dai tedeschi dopo l'armistizio di Cassibile furono ridenominati 10,5 cm leFH 326 (i)[senza fonte].

Successivamente alla seconda guerra mondiale i pezzi rimasero in servizio, anche se non distribuiti ai reparti[8] almeno fino al 1955.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cappellano 1997, p. 4.
  2. ^ a b Cappellano 1997, p. 12.
  3. ^ a b Cappellano 1997, p. 13.
  4. ^ Italtank, su utenti.quipo.it. URL consultato il 4 gennaio 2011.
  5. ^ Cappellano 1998, p. 282.
  6. ^ a b Cappellano 1998, p. 277.
  7. ^ Artiglieria della Grande Guerra, su icsm.it. URL consultato il 4 gennaio 2011..
  8. ^ Vedi pubblicazione n.5081 - Armi e mezzi in dotazione all'Esercito del 1955, citata da Antarers, art. cit. pag 25.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Filippo Cappellano, Le artiglieria del Regio Esercito nella seconda guerra mondiale, Parma, AES, 1998, ISBN 88-87372-03-9.
  • (EN) Peter Chamberlain e Terry Gander, Light and Medium Field Artillery, New York, Arco, 1975.
  • (EN) Peter Chamberlain e Terry Gander, Weapons of the Third Reich: An Encyclopedic Survey of All Small Arms, Artillery and Special Weapons of the German Land Forces 1939-1945, New York, Doubleday, 1979, ISBN 0-385-15090-3.
Periodici
  • Antares, Armamenti italiani 1945-1970, in Storia Militare, n. 197, Parma, Ermanno Albertelli, febbraio 2010, pp. 21-32.
  • Filippo Cappellano, Le artiglierie terrestri dell'Ansaldo nella Grande Guerra, in Storia Militare, n. 51, Parma, Ermanno Albertelli, dicembre 1997, pp. 4-13.

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