È arrivato il gatto

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È arrivato il gatto
Un fotogramma del film
Titolo originaleAlias St. Nick
Lingua originaleinglese
Paese di produzioneStati Uniti d'America
Anno1935
Durata10 min
Rapporto1,37:1
Genereanimazione, commedia
RegiaRudolf Ising
ProduttoreHugh Harman, Rudolf Ising
Casa di produzioneMetro-Goldwyn-Mayer
Distribuzione in italianoMetro-Goldwyn-Mayer
MusicheScott Bradley
AnimatoriRobert Allen, Lee Blair, Pete Burness, Cal Dalton, George Grandpré, Larry Martin, Thomas McKimson, Jim Pabian, Mel Shaw, Robert Stokes, Gil Turner, Carl Urbano
Doppiatori originali

È arrivato il gatto (Alias St. Nick) è un film del 1935 diretto da Rudolf Ising. È un cortometraggio d'animazione della serie Happy Harmonies, distribuito negli Stati Uniti il 16 novembre 1935. Il topolino protagonista del film si evolverà l'anno successivo in Cheeser, uno dei pochi personaggi ricorrenti della serie.[1]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Una topolina sta leggendo "A Visit from St. Nicholas" ai suoi figlioletti, quando un gatto cerca invano di introdursi nella loro casa. Sentendo i topolini discutere dell'esistenza di Babbo Natale (uno di loro infatti non ci crede), il gatto si reca in un negozio di giocattoli e si traveste da Babbo Natale per poi tornare alla casa. Qui porta i regali ai topolini, cercando varie volte di farne entrare uno in una casetta in cui ha nascosto una trappola. Ma i vivaci roditori involontariamente lo smascherano e quindi lo cacciano via usando i giocattoli stessi. Evitata la tragedia, il topolino scettico può prendersi gioco dei propri fratelli.

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Edizioni home video[modifica | modifica wikitesto]

Il corto è stato distribuito in DVD in America del Nord dalla Warner Home Video il 29 maggio 2007, come extra nel terzo disco della Katharine Hepburn 100th Anniversary Collection (dedicato a Il diavolo è femmina).[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Devon Baxter, MGM’S “Alias St. Nick” (1935), su cartoonresearch.com, Jerry Beck, 2 dicembre 2015. URL consultato il 12 maggio 2018.
  2. ^ (EN) Katharine Hepburn Collection, su amazon.com. URL consultato il 5 maggio 2018.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]