Historiae Romanae ad M. Vinicium consulem libri duo: differenze tra le versioni

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L''''''Historiae Romanae ad M. Vinicium libri duo''''' <ref>In traduzione, ''Storia Romana, a Marco Vinicio, in due libri''</ref> è l'unica opera pervenuta di [[Velleio Patercolo]]. Probabilmente scritta nel [[30]] d.C., anno della sua pubblicazione, l’opera è dedicata a [[Marco Vinicio (console 30)|Marco Vinicio]], console in quello stesso anno<ref> Velleio Patercolo aveva combattuto in [[Tracia]] e [[Macedonia (regione storica)|Macedonia]] nell’[[1 a.C.]] in qualità di [[tribuno militare]] sotto il padre di Marco, Publio Vinicio, da cui il suo legame con la famiglia del console.</ref>. L’autore si ripropone di scrivere un compendio di storia universale distribuita - in misura non uguale - in due libri: il primo libro, per buona parte lacunoso, è costituito da 18 capitoli, il secondo da 131. Gran parte dell’opera si concentra sugli eventi più vicini all'epoca della stesura.
Le '''''Historiae Romanae ad M. Vinicium libri duo''''' <ref>''Storia Romana, a Marco Vinicio, in due libri'': si rimanda alla sezione Edizioni Moderne per approfondimenti.</ref> è l'unica opera pervenuta di [[Velleio Patercolo]]. Probabilmente scritta nel [[30]] d.C., anno della sua pubblicazione, l’opera è dedicata a [[Marco Vinicio (console 30)|Marco Vinicio]], console in quello stesso anno<ref> Velleio Patercolo aveva combattuto in [[Tracia]] e [[Macedonia (regione storica)|Macedonia]] nell’[[1 a.C.]] in qualità di [[tribuno militare]] sotto il padre di Marco, Publio Vinicio, da cui il suo legame con la famiglia del console.</ref>. L’autore si ripropone di scrivere un compendio di storia universale distribuita - in misura non uguale - in due libri: il primo libro, per buona parte lacunoso, è costituito da 18 capitoli, il secondo da 131. Gran parte dell’opera si concentra sugli eventi più vicini all'epoca della stesura.


==Trama==
==Trama==

Versione delle 16:52, 25 giu 2012

Storia Romana a M. Vinicio
Titolo originaleHistoriae romanae ad M. Vinicium libri duo
AutoreVelleio Patercolo
1ª ed. originale30
Generetrattato
Sottogenerestoriografia
Lingua originalelatino

Le Historiae Romanae ad M. Vinicium libri duo [1] è l'unica opera pervenuta di Velleio Patercolo. Probabilmente scritta nel 30 d.C., anno della sua pubblicazione, l’opera è dedicata a Marco Vinicio, console in quello stesso anno[2]. L’autore si ripropone di scrivere un compendio di storia universale distribuita - in misura non uguale - in due libri: il primo libro, per buona parte lacunoso, è costituito da 18 capitoli, il secondo da 131. Gran parte dell’opera si concentra sugli eventi più vicini all'epoca della stesura.

Trama

Primo libro

Il primo libro si apre con gli avvenimenti successivi alla caduta di Troia: gli studiosi concordano sulla presenza di una lacuna iniziale[3] comprendente il proemio e la narrazione dei primi eventi riguardanti la guerra di Troia.

Capitoli 1-2

Vicende di alcuni degli eroi sopravvissuti alla caduta di Troia (Epeo, Teucro, Neottolemo, Fidippo, Agamennone - con una digressione sulle vicende di Oreste -, i fratelli Lido e Tirreno), le lotte fra Pelopidi ed Eraclidi, la fine della monarchia ad Atene.

Capitoli 3-6

Migrazioni di popoli in Grecia, con una digressione geografica. Fondazione di nuove colonie. Digressione di carattere letterario su Omero e poeti successivi interrotta dall’accenno alle leggi di Licurgo a Sparta e alla fondazione di Cartagine.

Capitoli 7-8

Giochi olimpici e cambiamenti politici ad Atene. Fondazione di Roma.

Si registra una lacuna tra VIII e IX capitolo, dalla fondazione di Roma all’inizio della terza guerra macedonica contro il re Perseo (580 anni).

Capitoli 9-11

Terza e quarta guerra macedonica. Digressione su Metello Macedonico.

Capitoli 12-13

Scontro di Roma con la Lega Achea. Distruzione di Corinto e di Cartagine. Elogio di Publio Cornelio Scipione Africano e Lucio Mummio.

Capitoli 14-15

Digressione: cronologia delle colonie fondate dopo la conquista di Roma da parte dei Galli avvenuta nel 390 a.C.

Capitoli 16-18

Considerazioni dell’autore riguardo la propria opera e confronto tra autori greci e latini nei vari ambiti e nelle varie epoche e città.

Secondo libro

Capitoli 1-4

Critica dei vizi del II secolo a.C.. Guerra contro Viriato (148 a.C.) e contro Numanzia. Il personaggio di Tiberio Gracco. Morte di Publio Cornelio Scipione Africano Emiliano.

Capitoli 5-7

Decimo Bruto in Spagna. Gaio Gracco. Delitti compiuti da Lucio Opimio. Considerazioni sulle leggi dei Gracchi.

Capitoli 8-10

Processi a Roma. Digressione sulla fioritura dell’oratoria e della letteratura tra II e I secolo a.C.. Severità dei censori.

Capitoli 11-17

Guerra contro Giugurta. Le figure di Lucio Silla, Mario e Marco Livio Druso. Morte di Druso e scoppio della guerra italica.

Capitoli 8-23

Guerra contro Mitridate. Marcia di Silla su Roma. Uccisione di Quinto Pompeo Rufo. Il personaggio di Gneo Pompeo Strabone e il suo scontro con Cinna. La figura di Valerio Flacco.

Capitoli 24-29

Imprese di Silla in Italia. Guerra contro Sertorio in Spagna. Consolato di Mario. Giudizio morale sui costumi di Roma. Scontro tra Silla e i Sanniti. Uccisione di Mario. Dittatura di Silla. Ritratto di Gneo Pompeo.

Capitoli 30-36

Trionfo sulle Spagne. Spartaco. Guerra contro i pirati. I personaggi di Marco Antonio Cretico e Quinto Lutazio Catulo. Scontro tra Pompeo e Lucio Lucullo. Conquista di Creta. La figura di Marco Tullio Cicerone e la congiura di Catilina. Fermezza di Marco Porcio Catone. Digressione sulle grandi figure dell’epoca.

Capitoli 37-47

Campagna di Pompeo contro Mitridate in Armenia. Riepilogo delle conquiste di Roma fino al I secolo a.C.. Cesare nelle Gallie. Conquiste di Pompeo. Consolato di Cesare e suo ritratto. Primo triumvirato. La figura di Publio Clodio e suo scontro con Cicerone. Imprese di Cesare.

Capitoli 48-53

Scoppio della guerra civile: contrasti fra Cesare e Pompeo, passaggio del Rubicone e marcia su Roma da parte di Cesare. Cesare in Spagna, scontro con i legati pompeiani. Battaglia di Farsalo, fuga di Pompeo in Egitto e sua uccisione (48 a.C.).

Capitoli 54-58

Cesare in Africa contro i Pompeiani. Guerra di Spagna e uccisione di Pompeo. Ritorno di Cesare a Roma e sua uccisione. I Cesaricidi occupano il Campidoglio.

Capitoli 59-65

Adozione di Gaio Ottavio tramite il testamento di Cesare e suo ritratto. Tirannide di Antonio e Dolabella e battaglia di Modena contro Ottaviano. Destini dei Cesaricidi e fuga di Antonio in Gallia presso Lepido. Uccisione di Decimo Bruto. Il secondo triumvirato ed elezione di Ottaviano a console.

Capitoli 66-70

Ripresa delle proscrizioni e morte di Cicerone. Intervento di Velleio contro Antonio. Ripresa di episodi precedenti: Marco Celio Rufo e Milone. Uccisione di Dolabella e di Gaio Antonio. Battaglia di Filippi. Suicidi di Cassio e Bruto.

Capitoli 71-77

Ritratto di Messalla Corvino. Ricordo dei morti a Filippi. La figura di Sesto Pompeo. Ritorno in Italia di Ottaviano. Guerra di Perugia. Guerra in Campania contro Tiberio Claudio Nerone. Elogio di Gaio Velleio. Pace di Brindisi e accordo con Sesto Pompeo.

Capitoli 78-87

Matrimonio di Antonio con Ottavia. Ripresa dello scontro con Sesto Pompeo. Battaglia di Nauloco e uccisione di Sesto Pompeo. Contrasto con Lepido, che viene estromesso dal triumvirato. Sedizione nell’esercito stroncata da Ottaviano. Guerra in Armenia. Ritratto di Lucio Munazio Planco. Battaglia di Azio e suicidio di Antonio e Cleopatra.

Capitoli 88-95

Congiura di Lepido ai danni di Ottaviano sventata da Mecenate. Trionfo di Ottaviano in Italia: la pace a Roma. Interventi in Dalmazia, in Spagna e recupero delle insegne romane prese precedentemente dai Parti. Ottaviano insignito del titolo di Augusto. La figura di Gaio Senzio Saturnino. Morte di Marco Marcello. Il personaggio di Tiberio e sue campagne in Oriente e, col fratello Druso Claudio, contro Reti e Vindelici.

Capitoli 96-102

Morte di Agrippa e adozione da parte di Augusto dei suoi figli Gaio e Lucio. Guerra contro la Pannonia. Campagna in Germania e morte di Druso, sostituito da Tiberio. Campagna di Lucio Calpurnio Pisone in Tracia e suo elogio. Ritiro di Tiberio a Rodi. Dissolutezze di Giulia. Gaio Cesare in Oriente. Il caso di Marco Lollio. Morte di Gaio Cesare e Lucio Cesare.

Capitoli 103-116

Adozione di Tiberio e di Marco Agrippa da parte di Augusto. Esperienza personale di Velleio Patercolo riguardo la campagna in Germania con descrizione del personaggio di Maroboduo. Campagna contro la Pannonia in rivolta. Imprese di Messalino. Morte di Agrippa. Elogio delle doti di comandante di Tiberio. Vittoria romana in Pannonia. Guerra in Dalmazia, vinta dai Romani. Eroi della guerra.

Capitoli 117-122

Uccisione di Varo in Germania, suo ritratto e giudizio di Velleio. Descrizione della disfatta di Teutoburgo. Contrattacco di Tiberio, associato ad Augusto nella gestione dell’impero. Trionfo di Tiberio ed elogio della sua modestia. Germanico in Germania, Tiberio nell’Illirico.

Capitoli 123-130

Morte di Augusto e sua apoteosi, Tiberio al potere. Insurrezioni dell’esercito stanziato in Germania e di quello nell’Illirico, sedate. Elogio del governo di Tiberio. Esempi di grandi “uomini nuovi” del passato e la scelta di Seiano come collaboratore di Tiberio. Eventi particolari del principato di Tiberio. Trionfo di Germanico. Opere pubbliche di Tiberio. Morte di Germanico e Druso.

Il secondo e ultimo libro dell’opera si conclude al capitolo 131 con una preghiera di Velleio per la lunga vita di Tiberio e la sopravvivenza dell’impero.

Tradizione manoscritta

È stato rinvenuto un unico manoscritto dell’opera, il Murbacensis[4]: il monaco che lo trovò nel 1515 nell’abbazia di Murbach in Alsazia, Beatus Rhenanus, ne fece una copia, giudicando il manoscritto eccessivamente corrotto. Nel 1520 a Basilea fu pubblicata ad opera di Alberto Burer, amanuense di Beatus Rhenanus, l’editio princeps della Storia Romana di Velleio con un’appendice contenente correzioni. Nel frattempo una seconda copia del manoscritto di Murbach, rinvenuta nel 1834 presso la biblioteca dell’Università di Basilea, fu realizzata da Bonifacio Amerbach, discepolo di Beatus Rhenanus.

Il Murbacensis da tempo è andato perduto.

Data di composizione

Dalla dedica a M. Vinicio[5] e dai riferimenti cronologici relativi al suo consolato è possibile affermare con certezza che l'opera sia stata scritta intorno all'anno 30, un anno significativo per i Romani, in quanto ricorreva il cinquantesimo anniversario della sottomissione dei Parti.

Velleio all'interno della sua Storia Romana spesso accenna alla fretta con cui è stato costretto a scrivere l'opera: perciò secondo A. Dihle[6] la stesura del trattato deve aver richiesto poco tempo, forse anche meno di un anno.

Nell’appendice del suo studio Italo Lana[7] avanza dei dubbi sulla data di composizione dell’opera, che Charles Wachsmuth[8] stabilisce corrispondere al 1° gennaio 30 d.C., sulla base di alcuni indizi interni al testo di Velleio.

A II, 130,4[9] Velleio fa un riferimento cronologico molto specifico, affermando che da tre anni l’animo di Tiberio è lacerato da gravi dolori: l’inizio degli affanni di Tiberio può coincidere, secondo il Lana, o con il 26 d.C. (e la composizione dell’opera risalire quindi al 28 d.C.) o con il 28 d.C. (in tal caso l’opera risalirebbe almeno alla seconda metà del 30 d.C.).

Inoltre a II, 103,3[10] Velleio informa che Tiberio era stato adottato da Augusto ventisette anni prima. In tal caso l’ultima parte del II libro dovrebbe essere stata scritta dopo il 26 giugno 30 d.C.

Ancora, a II, 126,1[11] l’autore fa un riferimento al sedicesimo anno di regno di Tiberio e il Lana dimostra come si possa intendere il sedicesimo anno compiuto e non in corso, rimandando di nuovo la composizione dell’ultima parte del II libro - e quindi la sua pubblicazione - alla seconda metà dell’anno 30 d.C..

Nonostante sia impossibile, in accordo con l’opinione del Burmeister[12], risolvere il problema della cronologia velleiana, la composizione dell’opera si data, col Lana, agli anni 29-30 d.C. con pubblicazione successiva al luglio del 30 d.C.[13].

Genere

Nella sua opera Velleio fa spesso riferimento alla velocità con cui doveva scrivere e alla conseguente necessità di brevità: tali riferimenti, che alludono alla selettività del materiale, sono una qualità propria di molti generi, tra cui la storiografia. A tal proposito Woodman[14] avvicina l’opera anche al genere del compendio[15] e alla storiografia universale[16].

In altri scrittori non meno che in Velleio, inoltre, i riferimenti alla velocità e alla brevità sono convenzionali metodi di omettere materiale[17]. Velleio promette che questo materiale comparirà in un’opera futura. Questa formula tuttavia si inserisce nelle convenzioni letterarie della letteratura panegiristica[18] e ad essa Woodman avvicina la Storia Romana di Velleio, le cui promesse non vanno prese alla lettera.

Studiosi come Woodman, Starr, Maria Elefante[19] e Schmitzer[20] fanno rientrare l'opera anche nel genere della biografia, visti i numerosi ritratti di personaggi che si possono ritrovare nel corso della narrazione.

Scopo e Destinatari

Secondo Starr l’utilità pratica, di ogni giorno, è la chiave della Storia Romana di Velleio: l'autore voleva fornire un testo di consultazione, utile dal punto di vista pratico e lo studioso individua due gruppi di possibili destinatari:

  • persone che volessero per qualsiasi motivo consultare velocemente una breve storia
  • persone di scarsa cultura che volessero avere un'infarinatura generale sull'argomento

N. Criniti[21] invece nega che Velleio abbia avuto intenzioni educative o informative, assegnando un significato e un valore politico alla sua opera: egli è infatti convinto che l'opera non sia stata scritta per i posteri quanto piuttosto per i contemporanei colti di Velleio.

Fonti

Alcune delle fonti dell’opera sono citate dallo stesso Velleio, in particolare gli Annales di Quinto Ortensio, in cui si trova un elogio del trisavolo di Velleio, Minato Magio[22], e Catone il Censore, che compare a proposito della datazione della fondazione di Capua.

Altre fonti, non menzionate, ma sicuramente utilizzate da Velleio sono i Chronica di Cornelio Nepote, il Liber Annalis di Pomponio Attico, i Disciplinarum libri IX di Varrone Reatino. Tra i contemporanei si devono ricordare Sallustio[23], i libri Ab urbe condita di Livio[24] e i perduti De vita sua e Index rerum gestarum di Augusto.

Velleio si servì poi degli Acta o Commentarii senatus, degli Acta publica e degli Acta diurna.

Inoltre sfruttò i suoi ricordi personali, come si legge più di una volta a partire dal capitolo 101 del II libro.

Lo studio di Starr[25] rende chiaro come non esista un modello preciso per la Storia Romana di Velleio: se si considera il gran numero di storici romani che scrissero prima di lui, solo tre, Varrone, Cornelio Nepote e Attico, sono conosciuti al punto da dare paralleli significativi, ma è necessario rifarsi anche alla storiografia greca per avere un panorama completo delle fonti che influenzarono Velleio.

Münzer[26] conclude nel suo studio che Velleio attinse da compendi, tavole storiche e raccolte di biografie.

N. Criniti nella sua Introduzione a Velleio Patercolo, Storia di Roma in due libri imputa a Velleio un uso superficiale delle fonti che ha causato imprecisioni ed errori all'interno dell'opera.

Giudizi dei moderni

Sul valore dell’opera di Velleio è stato avviato un lungo dibattito tra chi, come F.M. Shipley [27], L. Agnes[28] e N. Criniti, ha visto numerosi pregi nella Storia Romana, e chi, come I. Lana[29] e J. Hellegouarc’h [30] , ne ha evidenziato soprattutto i difetti.

Giudizi negativi

Velleio viene accusato soprattutto di aver interpretato la storia non come concatenazione di eventi, ma come una successione di ritratti di personaggi che ad essi hanno dato senso con la loro personalità. Da ciò segue l’abitudine riscontrata nella sua opera di considerare -e giudicare- gli uomini più dei fatti stessi: si possono leggere giudizi negativi sui Gracchi, C. Mario e i loro seguaci, favorevoli a riforme che avrebbero sovvertito l’assetto della res publica, e positivi, per contro, su Silla, Pompeo, Ottaviano e Tiberio, i cosiddetti boni cives.

Il testo è ricco inoltre di omissioni volte a porre sotto una determinata luce i vari personaggi: non si fa parola del comportamento remissivo di Augusto in relazione alla richiesta di Antonio di proscrivere Cicerone né dell’uccisione di Cesarione, figlio di Cesare e Cleopatra, voluta dallo stesso Augusto. Si fa solo un cenno alla sua elezione al consolato prima del compimento dei vent’anni senza notare la violazione della lex Villia annalis.

Inoltre nella realizzazione dei medaglioni dei personaggi dell’opera Velleio si interessa soprattutto alla loro vita privata: si trovano molte informazioni sulla vita di Augusto, ma molto poco si dice della sua opera di riorganizzazione dello stato. Lo stesso si può dire per Tiberio.

La posizione di Italo Lana

Nello studio intitolato Velleio Patercolo o Della propaganda Italo Lana si ripropose di studiare l’opera non sul piano della storia, ma su quello della propaganda.

Tutta la storia sembra essere una preparazione al principato di Tiberio: la sua intesa propagandistica ha infatti forti affinità con la propaganda imperiale contemporanea delle monete; l’approccio di Velleio inoltre fa affidamento su un impulso biografico e la sua storia universale fa parte di una tendenza propria della storiografia antica di vedere la storia come maestra di vita.

Giudizi positivi

L. Agnes difende le intenzioni di Velleio considerando il suo legame con Tiberio, al quale molto doveva sia per se stesso che per altri membri della sua famiglia[31]: per questo trova naturale che si sia sviluppata una tradizione di fedeltà all'imperatore e di adesione agli ideali dell'impero. Sottolinea inoltre come la partecipazione in prima persona agli eventi possa averlo influenzato: non trova che i pregi dell'imperatore evidenziati da Velleio[32] siano stati riportati a scopo di propaganda, bensì pensa si tratti di constatazioni da parte di un testimone oculare.

F.M. Shipley difende Velleio paragonandolo a un giornalista piuttosto che a uno storico e presentando il suo interesse per la letteratura come se si trattasse di una passione nata tardi e mantenuta a un livello amatoriale: riconosce la presenza di alcune volontarie falsificazioni soprattutto riguardo Tiberio, ma, proprio come L. Agnes, le giustifica come un esempio di entusiastica devozione al suo comandante, di cui riconosce i pregi mostrati sul campo. Così pure N. Criniti, secondo il quale Velleio rappresenta nel panorama della storiografia imperiale una voce filo-tiberiana derivata dai sentimenti personali dell'uomo piuttosto che dello storico e da un'adesione incondizionata al principato.

Note

  1. ^ Storia Romana, a Marco Vinicio, in due libri: si rimanda alla sezione Edizioni Moderne per approfondimenti.
  2. ^ Velleio Patercolo aveva combattuto in Tracia e Macedonia nell’1 a.C. in qualità di tribuno militare sotto il padre di Marco, Publio Vinicio, da cui il suo legame con la famiglia del console.
  3. ^ Riassuntiva è a tal proposito l'Introduzione di F. Portalupi alla Storia Romana di Velleio Patercolo nell'ed. BUR
  4. ^ Cfr. a tal proposito Velleio Patercolo, Storia Romana, con introduzione e commento di F. Portalupi, Torino,1967
  5. ^ N. Criniti avanza l'ipotesi che il dedicatario dell'opera sia M. Vinicio e non l'imperatore Tiberio, nonostante il gran numero di elogi alla sua persona, per evitare le accuse di filo-tiberianesimo
  6. ^ A. Dihle, s.v. Velleius Paterculus, in «RE» VIII 1968, pp. 637-659
  7. ^ I. Lana, Velleio Patercolo o della propaganda, Torino 1952
  8. ^ C. Wachsmuth, Einleitung in das Studium der alten Geschichte, Leipzig 1985, p 607, n. 1
  9. ^ quantis hoc triennium, M. Vinici, doloribus laceravit animum eius!
  10. ^ abhinc annos XXVII
  11. ^ horum XVI annorum opera eqs.
  12. ^ F. Burmeister, De fontibus Vellei Paterculi, Diss.-Halle-Wittenberg 1893, pp. 6-7
  13. ^ Si allontana dalle ipotesi del Lana lo studio di Starr, il quale accetta l'ipotesi che Velleio avesse iniziato a scrivere in un imprecisato momento e nel 29, ricevuta la notizia della nomina a console di Marco Vinicio, o mentre ancora scriveva o dopo aver completato la sua opera, avesse inserito i riferimenti a Vinicio stesso.
  14. ^ A.J. Woodman, Questions of date, genre, and style in Velleius: some literary answers, in «CQ», 2, Dec, 1975, pp. 282 ss.
  15. ^ si trovano gli stessi riferimenti alla brevità in Vitruvio, ad esempio, e in Valerio Massimo
  16. ^ Woodman pensa in particolare a Orosio, Festo, Floro e Sulpicio Severo
  17. ^ basti pensare alle promesse di Tacito sul principato di Nerva e Traiano
  18. ^ Di nuovo, le promesse di Tacito a cui ci si riferisce nella nota precedente.
  19. ^ Velleio Patercolo, Storia Romana, a cura di Maria Elefante, Napoli 1999
  20. ^ U. Schmitzer, Velleius Paterculus und das Interesse an der Geschichte im Zeitalter des Tiberius, Heidelberg 2000
  21. ^ N. Criniti, Introduzione a Velleio Patercolo, Storia di Roma in due libri, Milano 1978
  22. ^ II.16.3
  23. ^ A.J. Woodman, Sallustian influence on Velleius Paterculus, Bruxelles 1969, pp. 785-799
  24. ^ M.L. Paladini, Studi su Velleio Patercolo, in “Acme”, VI, 1953, pp. 447-478
  25. ^ * R.J. Starr, The scope and genre of Velleius’ History, in «CQ» 31 (1981), pp. 162-174
  26. ^ F. Münzer, Zur Komposition des Velleius, in «Festschrift zur 49. Versammlung deutscher Philologen und Schulmänner», Basel 1907
  27. ^ Cfr. l'Introduzione di F.M. Shipley, Velleius Paterculus, Compendium of Roman History, Cambridge Massachussets - London 1979
  28. ^ Cfr. l'Introduzione all'opera Patercolo, Floro, Le Storie. Epitome e Frammenti, a cura di L. Agnes e J. Giacone Deangeli, Torino 1969
  29. ^ op. cit.
  30. ^ J. Hellegouarc’h, Les buts de l’oeuvre historique de Velleius Patercolus, in «Latomus» 1964, pp. 669-684
  31. ^ il padre di Velleio, prima del figlio, partecipò alla campagna in Germania come comandante della cavalleria, mentre il fratello Magio Celere Velleiano fu nominato legato di Tiberio nella campagna in Pannonia e con l'imperatore prese parte al trionfo
  32. ^ quali l'attenzione per l'incolumità dei soldati, la condotta di vita di soldato fra i soldati

Bibliografia

  • F. Burmeister, De fontibus Vellei Paterculi, Diss.-Halle-Wittenberg 1893
  • N. Criniti, Introduzione a Velleio Patercolo, Storia di Roma in due libri, Milano 1978
  • A. Dihle, s.v. Velleius Paterculus, in «RE» VIII 1968, pp. 637-659
  • J. Hellegouarc’h, Les buts de l’oeuvre historique de Velleius Patercolus, in «Latomus» 1964, pp. 669-684
  • I. Lana, Velleio Patercolo o della propaganda, Torino 1952
  • F. Münzer, Zur Komposition des Velleius, in «Festschrift zur 49. Versammlung deutscher Philologen und Schulmänner», Basel 1907
  • M.L. Paladini, Studi su Velleio Patercolo, in «Acme», VI, 1953, pp. 447-478
  • E. Paratore, Storia della letteratura latina, Firenze 1950
  • Velleio Patercolo, G. Anneo Floro, Le Storie. Epitome e Frammenti, a cura di L. Agnes e J. Giacone Deangeli, Torino 1969
  • Velleio Patercolo, Storia Romana, a cura di Maria Elefante, Napoli 1999
  • Velleio Patercolo, Storia Romana, con introduzione e commento di F. Portalupi, Torino,1967
  • U. Schmitzer, Velleius Paterculus und das Interesse an der Geschichte im Zeitalter des Tiberius, Heidelberg 2000
  • F.M. Shipley, Velleius Paterculus, Compendium of Roman History, Cambridge Massachussets - London 1979
  • R.J. Starr, The scope and genre of Velleius’ History, in «CQ» 31 (1981), pp. 162-174
  • C. Wachsmuth, Einleitung in das Studium der alten Geschichte, Leipzig 1985
  • A.J. Woodman, Questions of date, genre, and style in Velleius: some literary answers, in «CQ», 2, Dec, 1975, pp. 272-306
  • A.J. Woodman, Sallustian influence on Velleius Paterculus, Bruxelles, 1969