Pribislavo di Meclemburgo: differenze tra le versioni
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Pribislavo di Meclemburgo | |
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Sovrano Obodrita Principe di Meclemburgo | |
In carica | 1167 - 1178 |
Predecessore | Niklot |
Successore | Enrico Borwin I |
Morte | Luneburgo, 30 dicembre 1178 |
Luogo di sepoltura | Duomo di Bad Doberan |
Religione | cattolica |
Pribislavo di Meclemburgo, (tedesco: Pribislaw) (... – Luneburgo, 30 dicembre 1178) è stato un sovrano obodrita e Samtherrscher degli obodriti, fondatore della casata di Meclemburgo.
Biografia
Pribislavo, chiamato Pribizlavus da Helmold di Bosau, era il figlio maggiore del principe obodrita Niklot[1]. Dalla sua prima moglie ebbe un figlio, Enrico Borwin, noto anche come Hinricus Burwy, che gli succederà come signore del Meclemburgo. In seconde nozze sposò la principessa Woizlawa probabilmente figlia di Vartislao I duca di Pomerania.
Non si hanno notizie dei primi anni di vita di Pribislavo, se non fino al 1158 durante la prigionia del padre Niklot a Luneburgo, quando egli cercò di negoziare, senza successo, il conflitto fra Niklot e Enrico il Leone[2].Tuttavia Pribislavo e suo fratello continuarono ad opporsi a Enrico e Niklot venne infine rilasciato dietro pagamento di un forte riscatto e con la firma dfi un accordo di pace.
Nell'estate del 1160 Enrico il Leone, infastidito dalle continue violazioni della pace da parte degli Obodtiti,[3] penetrò nel loro territorio mettendolo a ferro e fuoco.[4] Per evitare di essere accerchiato Niklot dovette abbandonare il castello di Dobin, presso l'attuale Dobin am See nel Meclemburgo settentrionale, rifugiandosi nel castello di Werle, dove fu ucciso da un distaccamento sassone durante una sortita per procurarsi del cibo.[4] Secondo alcune fonti Niklot fu ucciso da un cavaliere sassone di nome Bernardo di Ratzeburg.[5]
Dopo la morte di Niklot i suoi territori vennero assegnati da Enrico a nobili e clero sassone, ma Pribislavo e suo fratello Vratislavo continarono la lotta contro Enrico. Questi, nel 1162, intraprese una nuova campagna contro di Obodtiti che organizzarono le loro forze in due armate: una costituita da cavalieri al comando di Pribislavo che si nascose nelle foreste, l'altra al comando di Vratislavo si arroccò nel castello di Werle. La loro strategia prevedeva che la cavalleria doveva attaccare gli assedianti prendendoli quindi fra due fuochi. Tuttavia questa operazione non riuscì in quanto Enrico prese il castello in tempi rapidissimi costringendo gli occupanti, fra cui anche Vratislavo, alla resa ed alla sottomissione formale.[6]
Agli inizi del 1164 Pribislavo riprese la lotta contro Enrico appoggiato dai duchi di Pomerania Casimiro I e Boghislao I. All'inizio la guerra volse a vantaggio di Pribislavo ed egli conquistò vari castelli compreso quello di Meclemburgo. Qui egli impose alla guarnigtione di arrendersi e al loro rifiuto uccise tutti i coloni fiamminghi che erano stati insediati da Enrico.[7] Enrico consapevole del grave pericolo organizzò immediatamente un esercito dopo essersi nuovamente alleato con il re danese Valdemaro. Nel giugno del 1164 Enrico si trasferì con il suo esercito a Malchow dove impiccò sulla pubblica piazza Vratislavo,[8] quindi mosse incontro all'esercito obodrita-pomerano.
Il 6 luglio 1164 le avanguardie sassoni dell'esercito di Enrico si scontrarono contro gli Obodriti nella battaglia di Verchen costringendo questi ultimi a ripiegare dopo un combattimento molto incerto e sanguinoso. A seguito di questa battaglia Pribislavo si ritirò in Pomerania.
Nel 1166 Enrico cominciò ad avere problemi con una parte della nobiltà sassone che era infastidita dalle sue mire espansionistiche. Questa situazione portò Enrico ad un avvicinamento con Pribislavo che veniva visto come un alleato per contrastare i sassoni. Questo riavvicinamento si concretizzo nel 1167 quando Enrico restituì a Pribislavo le terre degli Obodriti facendone quindi un suo vassallo.[9]
Note
- ^ Helmold, Op. citata, LIB I, cap. 92, At Pribizlavus senior natu...
- ^ Helmold, Op. citata, LIB II, cap. 98, ...neque prece neque pecunia redimi potuit
- ^ Helmold, Op. citata, LIB I, cap. 87
- ^ a b Helmold, Op. citata, LIB I, cap. 88, ...igne et gladio
- ^ Friedrich Wigger, Berno, der erste Bischof von Schwerin, und Meklenburg zu dessen Zeit, in Jahrbücher des Vereins für Mecklenburgische Geschichte und Altertumskunde, vol. 28, 1863, p. 114 (nota 1).
- ^ Friedrich Wigger, Op citata, pag. 125-126
- ^ Helmold, Op. citata, LIB II, cap. 98
- ^ Helmold, Op. citata, LIB II, cap. 100
- ^ Helmold, Op. citata, LIB II, cap. 103
Bibliografia
- Widukind di Corvey, Rerum Gestarum Saxonicarum libri tres, Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum separatim editi, Hannover 1935, Monumenta Germaniae Historica.
- Tietmaro di Merseburgo, Chronicon, Scriptores rerum Germanicarum, Nova series, Berlin 1935, Monumenta Germaniae Historica.
- Adamo di Brema, Gesta Hammaburgensis Ecclesiae Pontificum, Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum separatim editi, Hannover 1917, Monumenta Germaniae Historica.
- Helmold di Bosau, Chronica Slavorum, Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum separatim editi, Hannover 1937, Monumenta Germaniae Historica.
- (DE) Wolfgang H. Fritze, Probleme der abodritischen Stammes- und Reichsverfassung und ihrer Entwicklung vom Stammesstaat zum Herrschaftsstaat (PDF), in Herbert Ludat (a cura di), Siedlung und Verfassung der Slawen zwischen Elbe, Saale und Oder, Wilhelm Schmitz, Giessen, 1960.
- (DE) Christian Hanewinkel, Die politische Bedeutung der Elbslawen im Hinblick auf die Herrschaftsveränderungen im ostfränkischen Reich und in Sachsen von 887–936. Politische Skizzen zu den östlichen Nachbarn im 9. und 10. Jahrhundert. (PDF), Münster, 2004.
- (DE) Bernhard Schmeidler, Hamburg-Bremen und Nordost-Europa vom 9. bis 11. Jahrhundert, Leipzig 1918, pp. 319 -334.
- (DE) Erich Hoffmann, Beiträge zur Geschichte der Obotriten zur Zeit der Nakoniden (PDF), in Eckhard Huebner, Ekkehard Klug, Jan Kusber (a cura di), Zwischen Christianisierung und Europäisierung. Beiträge Zur Geschichte Osteuropas in Mittelalter und Früher Neuzeit. Festschrift für Peter Nitsche zum 65. Geburtstag, Steiner, Stuttgart, 1998.
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