Libycosuchus brevirostris

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Libycosuchus
Cranio e mandibola di Libycosuchus brevirostris
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseSauropsida
SottoclasseDiapsida
InfraclasseArchosauromorpha
(clade)Archosauria
SuperordineCrocodylomorpha
(clade)Ziphosuchia
FamigliaLibycosuchidae
GenereLibycosuchus
SpecieLibycosuchus brevirostris

Libycosuchus brevirostris è un parente estinto dei coccodrilli, vissuto nel Cretaceo superiore (circa 95 milioni di anni fa). I suoi resti sono stati rinvenuti nell'oasi di Baharjia, in Egitto.

Un coccodrillo - iena[modifica | modifica wikitesto]

Lungo meno di un metro, questo piccolo parente dei coccodrilli aveva un aspetto decisamente inusuale: il cranio, infatti, era molto corto e robusto, più simile a quello di una iena che a quello di un coccodrillo. Anche la dentatura era particolarmente robusta, e fa supporre che il libicosuco fosse un divoratore di carogne. Il paleontologo Eric Buffetaut, nel 1982, ha studiato i resti conosciuti di questo animale e ha dedotto che il suo morso doveva essere estremamente potente e rapido. Il corpo del libicosuco, imperfettamente conosciuto, doveva essere corto e compatto, adatto a una vita sulla terraferma.

Il libicosuco viveva in un ambiente popolato da dinosauri giganteschi, come i carnivori Spinosaurus e Carcharodontosaurus o l'erbivoro Paralititan; probabilmente questo piccolo animale si specializzò nel diventare un carnivoro che si cibava dei resti dei banchetti dei predatori giganti.

Il regno dei coccodrilli[modifica | modifica wikitesto]

Nello stesso giacimento fossile sono state rinvenute altre forme di coccodrilli, notevolmente diverse dal libicosuco: tra queste, da ricordare Aegyptosuchus peyeri, una forma simile al Bottosaurus nordamericano e soprattutto Stomatosuchus, quest'ultimo fornito di un'enorme apertura boccale simile a quella di un pellicano.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Buffetaut, E (1982), Radiation évolutive, paléoécologie et biogéographie des crocodiliens Mésosuchiens, Mém. Soc. Géol. de France, N.S. 60 (dated 1981) No. 142, 88 pp.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]