Giovanni Paolo Gamba Zampol

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Giovanni Paolo Gamba, detto "Zampol" (Bragarezza, 14 marzo 1723Forno di Zoldo, 10 febbraio 1802) è stato uno scultore e intagliatore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

A lungo considerato di umili origini, studi più recenti hanno dimostrato che proveniva da una famiglia di buona condizione economica e sociale. Figlio di Francesco e di Caterina Panciera, ebbe come padrino di battesimo Bortolo Jacopo Prà, esponente di una facoltosa casata di notai. Questo prestigio è testimoniato anche in occasione della sua morte: i funerali e l'inumazione furono presiedute personalmente dall'arciprete di Zoldo, affiancato da vari altri sacerdoti[1].

Non ci resta alcuna notizia circa la sua formazione. Le prime opere pervenuteci si collocano attorno al 1760, quando aveva già circa trentasette anni: si tratta del pulpito, del sottostante rivestimento parietale e dei sedili del coro dell'arcipretale di San Floriano di Zoldo. Da questi lavori, che dimostrano un'esecuzione esperta oltre che molto personale, non è facile individuare delle influenze specifiche; in particolare, non è possibile associarlo - come hanno fatto molti - al conterraneo Andrea Brustolon, visto che appartiene alla generazione di scultori successiva, aderente al rococò. Probabili, d'altro canto, alcuni soggiorni a Venezia, dove poteva appoggiarsi ai molti compaesani emigrati: qui avrebbe potuto consultare la produzione artistica lagunare, oltre che stampe e disegni, da cui sviluppò uno stile colto e originale[1].

Altri due pulpiti si trovano nella chiesa di Santa Giustina di Auronzo di Cadore e nella parrocchiale di Ampezzo, in Carnia. Realizzò inoltre l'altare maggiore e un tabernacolo per la chiesa di Fornesighe, l'altare maggiore della chiesa di San Rocco a Gavaz, l'altare di San Rocco nella chiesa di Bragarezza, la statua della Madonna de Aost a Forno e una Vergine col Bambino per la chiesa di Fusine. Nel 1777 restaurò una statua della Vergine per la chiesa di San Francesco a Forno di Zoldo.

Di lui non si hanno più notizie a partire dal 1770, quando si trasferì a Susegana per lavorare presso i conti di Collalto.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Flavio Vizzutti, La scultura nella valle di Zoldo dopo Brustolon, in Monica Pregnolato (a cura di), Tesori d'arte nelle chiese dell'alto Bellunese: Val di Zoldo, Provincia di Belluno, 2005, p. 111, ISBN 88-88744-21-5.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paolo Bonetti, Paolo Lazzarin, La val di Zoldo. Itinerari escursionistici, Verona, Cierre Edizioni, 1997, p. 112, ISBN 978-88-8314-516-2.
  • Anna Maria Spiazzi, Scultura lignea barocca nel Veneto, Cariverona, 1997, p. 357.
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