Fare cappotto

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L'espressione fare cappotto indica, in particolar modo nell'ambito sportivo, quando una delle due squadre arriva al punteggio 7 mentre la squadra avversaria sta ancora a 0. Dopodiché la squadra perdente che sta a 0 deve passare sotto al tavolo di gioco per due volte e tutti i membri di quella squadra

Definizione[modifica | modifica wikitesto]

Il ricorso alla locuzione — talvolta abbreviata semplicemente in «cappotto» —[1] è comune sia in discipline individuali (tra cui il tennis[2]) che di squadra (per esempio calcio o pallavolo[2]), riferendosi ad una vittoria conseguita con ampio margine oppure senza che l'avversario abbia totalizzato punti.[1][2]

Nel baseball è invece diffuso il termine "shutout", per indicare un lanciatore in grado di non far realizzare alcun punto alla formazione opponente.[3]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

L'origine storica dell'espressione risulta incerta, con fonti che fanno riferimento al linguaggio proprio della pratica venatoria o ittica[3]: in tal senso il termine sottende un'esperienza conclusa senza conquiste, mantenendo solamente il capo d'abbigliamento indossato durante l'attività.[3] In base ad altri studi la nascita sarebbe invece da collegare all'ironia rivolta verso un avversario sconfitto, cui è metaforicamente riconosciuto un "cappotto" da vestire per difendersi dal peso dell'umiliante disfatta.[3]

Ulteriori ricerche tracciano le radici etimologiche nella lingua provenzale, in cui attorno al 1642 nacque la locuzione «faire capot» (derivata dal francese «capoter», «rovesciarsi»).[1][2] La lingua italiana accolse il termine nel 1797, in un dizionario redatto da Francesco Alberti di Villanova[1]: la definizione si riferiva alla piena vittoria di un gioco, senza che l'opponente avesse riportato alcun punto a proprio favore.[2] Si diffusero in seguito anche le espressioni roue de biciclette («ruota di bicicletta» in francese) e bagel, quest'ultima comune soprattutto negli Stati Uniti per indicare un pane ebraico di forma tonda[1]: in entrambi i casi, tali termini fanno riferimento alla forma circolare che ricorda lo 0.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Da dove deriva l'espressione "fare cappotto" ?, in SportWeek, La Gazzetta dello Sport, 3 giugno 2000.
  2. ^ a b c d e f Fabrizio Ferrari, Dal tennis alla pallavolo, ecco perché si dice "cappotto", in La Gazzetta dello Sport, 20 febbraio 1998.
  3. ^ a b c d Garzanti.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]